Cronache di Mirko: Un nuovo incontro (Cap. 2)

CAPITOLO 2 – UN NUOVO INCONTRO

A volte mi soffermo a riflettere sulla mutevolezza delle vite delle persone, di come eventi a volte imprevedibili ne stravolgano l’esistenza e il significato, a volte in modo positivo e a volte in modo negativo. Di sicuro non mi sarei aspettato molte cose che sarebbero successe nei giorni successivi, perché dopotutto il futuro non si può conoscere a priori, no? Un giorno l’avrei pensata diversamente.

Passeggio assorto in questi pensieri, lungo una delle vie del centro che si srotola davanti a me coi suoi negozi brulicanti di persone, piccoli loculi illuminati che offrono vestiti e oggettistica di plastica e vetro. Nell’aria c’è un forte odore di pizza industriale e di dolciumi, odore che probabilmente solo io sento nauseante. La vita cittadina non mi è mai piaciuta particolarmente, troppo smog, troppe persone che danno importanza a cose che io getterei tranquillamente in discarica. A volte sentirsi diversi, unici, ci fa sentire soli. O almeno così penso mentre supero le persone, con le dita inforcate nelle tasche del mio cappotto azzurro, unica macchia di colore tra tante persone vestite di nero, grigio e blu scuro.

Non sono mai riuscito a spiegarmi perché tutti sono sempre di fretta, perché le persone superassero anche in curva pur di arrivare cinque minuti prima a casa per poi stravaccarsi sul divano e sprecare tutta la serata sui social network. Una corsa infinita senza un obiettivo finale. Senza godersi un singolo attimo, divorando il presente per arrivare a riposarsi la sera. Mi piace pensare però che non sarà così per sempre, che le cose possono cambiare.

Proprio mentre cullo dentro di me quel sentimento, incrocio lo sguardo di una ragazza seduta sul ciglio della strada. Non saprei dire cosa mi ha spinto a fermarmi così di botto, tra le persone che mi sfrecciano attorno, forse il suo viso angelico o il suo sguardo magnetico o forse la consapevolezza, lampante come un fulmine, che lei è come me. È solo una sensazione. Lei mi guarda, inclina appena il viso di lato e i suoi boccoli biondi scivolano dalle sue guance morbide alle sue spalle. Mi avvicino affascinato, rapito dai suoi occhi scuri come le cortecce degli alberi, e senza sapere perché, mi ritrovo davanti a lei.

<<Ciao>> mi dice lei, chiaramente in imbarazzo, mentre mi osserva con curiosità.

<<È solo una mia impressione o anche tu sei come me?>>

Mi escono le parole senza neanche accorgermene e arrossisco.

Lei mi guarda interrogativa, poi curva le labbra in un sorriso che le riempie il viso, come un sole che si leva dall’orizzonte e accende di luce il cielo. Sono senza fiato.

<<Be’, non sono certo un ragazzo se è quello che vuoi dire>>. Sorride di nuovo e io scoppio a ridere a crepapelle, senza controllo. Lei evidentemente trova il comportamento un po’ insolito e inizia a ridere pure lei.

<<Sono Caterina>>. Mi allunga la sua mano, infilata dentro un morbido guanto bianco, per stringere la mia.

<<Mirko. Piacere di conoscerti>>. Quando le stringo la mano sento una piccola scossa.

<<Hai voglia di fare due passi?>> mi chiede e io annuisco.

Ha un’andatura piuttosto veloce che fa ondeggiare i riccioli biondi sulle guance.

<<Sei strano, sai? Non tutti i ragazzi ti piombano davanti facendoti domande strane, non avevi nient’altro da dire?>>

Non sembrava esserci traccia di giudizio nelle sue parole, solo pura curiosità.

<<Cosa ti dicono di solito gli altri?>> chiedo, sono sempre stato una frana con le altre ragazze, non so come di solito gli altri approcciano.

Lei fa un sospiro. <<Ah be’, di solito se ne stanno in disparte sull’altro ciglio della strada a dire agli amici che vorrebbero portarmi a letto o fanno apprezzamenti volgari sul mio corpo. Ma generalmente nessuno ha il coraggio di avvicinarsi e presentarsi, non da sobrio almeno>>.

<<Ah>>. Non era la risposta che mi aspettavo. Mi ritrovo nell’imbarazzante situazione di non sapere cosa dire. Cosa si fa in questi casi? Inizio a sentirmi a disagio… forse dovrei andare via…

<<Mi fa sentire come se fossi un vestito in vetrina tra le persone che si chiedono se provarselo o no>>.

<<Non deve essere bello>> commento.

Lei mi guarda con curiosità, scrutandomi coi suoi occhi contornati dalle lunghe ciglia chiare. <<Parlami di te, non mi hai spiegato cosa intendevi. Cosa significa se sono come te?>>

È imbarazzante da spiegare e non so quali parole usare, però una risposta devo pur darla… oh accidenti sto facendo una figuraccia.

Prendo un lungo respiro.

<<A volte non ti viene da pensare che ciò che vediamo non sia reale? Che ci sia dell’altro in questo universo e che ci sia un motivo se noi siamo qui? A volte non pensi di essere… una persona diversa?>>

I suoi occhi si accendono. Non è molto. Forse l’ho incuriosita.

<<L’ho pensato tante volte, ci vuole coraggio ad essere diversi però, e non so se ho la forza. Mi sentirei sola>>.

Le prendo la mano. <<Tu non sei sola, anche io sono come te>>.

Lei arrossisce e io quasi svengo per l’imbarazzo. Le lascio subito la mano. Ho fatto arrossire una ragazza? Io?

Dieci minuti più tardi, ci troviamo seduti su un muretto, le nostre mani sono così vicine che potrebbero sfiorarsi e la città scivola attorno a noi.

<<È bello pensare che ci sia una ragione dietro la nostra esistenza>> dice Caterina, dopo un po’, <<che magari abbiamo delle missioni, come nei cartoni animati>>.

Inizio a sorridere senza neanche accorgermene, perché anche io penso la stessa cosa. Mi sporgo verso di lei. <<E se noi avessimo dei poteri speciali, per ora assopiti, che solo la nostra anima conosce, e ci fosse un modo per risvegliarli?>>

Deve essere qualcosa al limite del folle ciò che sto dicendo ma in lei si riscuote qualcosa, non mi sta giudicando e c’è qualcosa dentro di lei che vuole credere alle mie parole o che si riconosce in esse.

<<Ti immagini un mondo in cui tutti sono felici, in cui tutti hanno poteri speciali e ognuno di noi può realizzare i propri desideri?>>

Le sue dita si intrecciano alle mie e i suoi occhi brillano mentre mi guarda. <<È pura follia, ma voglio sentirne ancora, voglio vedere attraverso i tuoi occhi tutta questa magia>>.

Il pomeriggio scivola via così, con le nostre dita intrecciate sul muretto, gli occhi che guardano verso il cielo e tanti sogni e desideri che sorgono dai nostri cassetti, sembrano sempre più realizzabili ora,  sempre più semplici… forse…

<<Sai, Mirko, ti conosco da un pomeriggio ma mi sembra di conoscerti da sempre>> mi dice con tranquillità.

<<Forse ci siamo già conosciuti>> azzardo io, <<in un’altra vita>>.

Lei si fa attenta e sorride. <<Voglio continuare a sognare, con te>>.

Ho il fiato corto mentre la guardo negli occhi, lei non distoglie lo sguardo. <<E se questi sogni si realizzassero?>>

 

Davide Dan

 

8 Commenti

  1. “Mi fa sentire come se fossi un vestito in vetrina tra le persone che si chiedono se provarselo o no”. Wow questa frase mi ha colpita molto e fa capire tanto della società in cui viviamo. Che dolce l’incontro con Caterina, anche a me è successo di conoscere una persona e sentire che non fosse la prima volta.

  2. Il modo in cui scrivi è davvero fenomenale, sono innamorata di questo racconto, grazie Davide!

  3. Grazie <3 mi fa tanto tantissimo piacere sapere che vi piace questa storia! 🙂

  4. Molto bello questo capitolo 👍🏻

  5. Mi sento molto vicina ai pensieri del protagonista… Grazie per questo racconto!!!

  6. Che bello! Questo racconto è sempre più emozionante, fa sentire speciali in un certo senso. Grazie Davide, è piacevole leggere il tuo racconto!

  7. È un incontro bellissimo quello con Caterina, lei è un personaggio splendido fin dalla presentazione. Il dialogo che li porta a sognare, o sentire, un mondo diverso, dove tutto quello che suona strano è un’illusione. Mi sono emozionato, poi la scena in cui lui le dà la mano è stata splendida, per loro due imbarazzante ma da leggere era fantastica. Grazie.

  8. Ho letto tempo fa il primo capitolo. Ora proseguo leggendo tutti gli altri. Già fino a qui il racconto è molto bello 🙂


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