Cronache di Mirko: ll castello bianco (Cap. 21)

CAPITOLO 21 – IL CASTELLO BIANCO

Il sole sorge da nuvole d’oro e illumina l’erba del parco tutt’attorno a me, con raggi bollenti e intensi. La ragazza accanto a me ride, con il sole fra i capelli castani ornati di fiori turchese, e le sue labbra profumano di rose quando lei le appoggia sulle mie.

I suoi occhi color ambra trasmettono tutta la felicità che una persona possa possedere e il mondo sembra brillare di luce propria quando lei è così. La luce discende dal cielo come una cascata sulle nostre dita intrecciate e nel prato germogliano fiori nuovi, teneri e delicati, di ogni colore. Quando noi siamo felici il mondo si riempie di vita e tutto si trasforma. Quanto siamo capaci di cambiare ciò che ci circonda?

Provo un sentimento profondo e perfetto di felicità e pienezza, sento che è così che deve essere, questo è ciò che ci meritiamo.

Il mondo attorno a me inizia a vorticare, si polverizza e si trasforma, come pixel quando cambia l’immagine del televisore. Il cielo diventa tutto dorato e un castello bianco come il sale si erge davanti a me, immenso con le sue torri e guglie che si alzano verso l’alto. Una cinta muraria contorna un lago cristallino, in cui piccoli pesci color sabbia nuotano e fanno capolino dal profilo dell’acqua.

Mi ritrovo a volare su quel cielo brillante, osservando dall’alto l’immensa struttura sotto di me. Sento la felicità dischiudersi come un bocciolo dentro il mio cuore.

“Sono a casa!” esclama una voce dentro di me, colma di commozione, nel rivedere la terra natia, le case circolari e gli ampi e lussureggianti campi coltivati che si stendono per molte leghe al di fuori del centro abitato.

Non ricordo questo posto eppure sento che è casa mia, che sono tornato… mi tuffo verso il basso per sfiorare con le dita quel luogo, il mio castello, ogni cosa che vedo mi riporta alla mente qualcosa, come un vecchio album riaperto dopo troppo tempo. Sto iniziando a riabituarmi, i ricordi iniziano ad allinearsi in modo confuso, come un puzzle costruito a caso, facendo combaciare i primi pezzi che si trovano.

Ero un ragazzo. Abitavo in quel palazzo.

Scendo ancora più in profondità, verso le torri e le sue feritoie in cui gli arcieri sono appostati. Sembra una città medioevale, in un mondo molto diverso da Gaia.

Stralci di ricordi di risate e di cerimonie nelle sale reali mi riempiono la mente, lezioni di storia e di matematica, di buone maniere e di equitazione…

Vado ancora più giù, fino alle mura di salgemma, ma c’è qualcosa che mi tira indietro. Spingo per raggiungere un punto qualsiasi dell’immenso castello ma non riesco ad entrare, qualcosa mi respinge.

Mi giro a destra e sinistra per divincolarmi dalla presa e il mondo dietro di me inizia di nuovo a disgregarsi, il castello di sale diventa polvere…

“Sto per svegliarmi” mi rendo conto in un istante e vengo risucchiato all’indietro, prima che possa rivedere casa mia e ricordare chi sono stato, chi ho amato, cosa ho visto e imparato…

Il castello scompare e un secondo prima che io apra gli occhi appare un viso davanti al mio, nell’oscurità del sogno in frantumi.

<<Ricordati di me, non dimenticarmi>> m’implora e poi anche lui scompare e io mi ritrovo disteso nel mio letto, con gli occhi spalancati e la sveglia del telefono sul comodino che sta facendo un baccano assurdo. Con i movimenti ancora rallentati dal sonno cerco di spegnere la sveglia ma è più complicato di disinnescare una bomba atomica.

“Stupida sveglia, i miei mi uccideranno se li sveglio tutti”.

Al quinto tentativo riesco a spegnerla e dopo un lungo sbadiglio mi alzo dal letto e inizio a prepararmi per questa nuova giornata scolastica. Mi vesto con gli abiti preparati la sera prima sulla scrivania, mentre il latte di riso intiepidisce sul fornello e i ricordi si dileguano nella mia mente.  Consumo lentamente la mia colazione a base di cereali e dopo essermi lavato i denti e aver infilato il cappotto sono pronto per affrontare questa nuova giornata.

Scendo le scale mentre mi aggiusto le bretelle dello zaino sulle spalle e mi avvio verso la fermata dell’autobus.

Mai una volta che faccia un bel sogno la notte” penso, sconsolato, mentre intravedo la corriera arrivare in anticipo alla fermata. Accelero il passo e riesco a salire al volo, per poi trovare posto in fondo, accanto al finestrino.

“Non sogno mai niente”.

Chiudo gli occhi e m’infilo le cuffie del cellulare. Avvio un mix e inizio a meditare, lasciando andare ogni peso mentre mi riempio di luce. L’energia mi ricarica e mi rinvigorisce, scende in profondità, facendo brillare i miei chakra e nutrendo la mia anima.

È così bello rilassarsi in modo cosciente…

Ed è in uno di questi momenti di beatitudine, tra un chakra e l’altro, che mi torna alla mente il sogno di stanotte.

“Santo cielo! Come ho fatto a dimenticarmene?”

Rivedo nel ricordo del sogno il viso del ragazzo che mi ha parlato, un volto sottile, con lineamenti delicati, una pelle bianchissima e lunghi capelli biondi che ricadono in ciocche su due occhi di un rosa magico e intenso.

“Ricordati di me, non dimenticarmi…” aveva detto.

“Ma io non so chi tu sia, se ti ho conosciuto ti ho dimenticato. Perdonami, ragazzo dagli occhi rosa, perdonami, perdonami… io non mi ricordo più di te”.

Eppure, potrei dimenticarmi di un volto così strano?

Distacco questi pensieri, concentrandomi di nuovo sul non pensiero della meditazione. Ci penserò più tardi a questo sogno… dopotutto è solo un sogno…

Eppure…

Quando ho finito di meditare prendo un quaderno dal mio zaino e inizio a trascrivere il sogno, non so perché ma sento che è importante e che non devo dimenticarlo. Scrivo tutto quello che mi ricordo, poi caccio di nuovo il quaderno fra gli altri.

Guardo fuori dal finestrino mentre il bus percorre il solito tragitto nella città e il riflesso del mio viso nel vetro ricambia il mio sguardo dubbioso. “Chi sei?”

Continuo a pensare ancora e ancora a quel viso, mentre raggiungo il cancello della scuola, mentre le lezioni proseguono l’una dopo l’altra come un rosario e il tempo scorre come gocce d’acqua che dal cielo si disperdono nella terra in un’infinita clessidra cosmica.

Continuo a pensarci fino alla meditazione successiva, quando decido di accantonare il pensiero, perché sia il castello che il viso del ragazzo stanno iniziando a sbiadire nella mia mente, i ricordi trasformati dalla fantasia e dai miei pensieri…

“Sarà davvero importante?”

 

Davide Dan

 

 

1 Commento

  1. Fantastico questo racconto..
    Spero ci sarà ancora un seguito delle avventure di Mirko ☺️


Aggiungi un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commento *

Nome
Email