Capitolo 9 – Tormentosi passati
La prima settimana di lezione stava trascorrendo davvero velocemente, Edward Baskerville era entrato nell’Istituto di formazione Spirituale da qualche giorno e aveva già sperimentato lezioni ed esperienze incredibili con i tre insegnanti; Bloom, Leòn e Rander.
Quella settimana erano state svolte già diverse lezioni, la prima fu sulla meditazione fatta con Leòn, il pomeriggio stesso la lezione sulla super vista svolta con Rander, l’indomani fu praticato lo scudo protettivo con Bloom e la guarigione nuovamente con Rander.
La lezione sullo scudo protettivo fu davvero interessante, era fondamentale per una persona doverne creare uno poiché veniva protetta da esseri negativi. Lo scudo protettivo era creato con energia blu, un energia molto positiva e si formava una sfera attorno allo studente che ne veniva protetto all’interno. Edward non riuscì ancora a crearne uno ma iniziava ad essere più fiducioso sulle proprie capacità grazie agli insegnamenti di Leòn, tutto richiedeva tempo e costanza, con il giusto allenamento nulla era impossibile. Trevor riusciva già a creare una forte protezione, una sfera blu compariva attorno a lui e lo rendeva immune a tantissime energie negative. Inoltre questa tecnica poteva essere usata per proteggere anche luoghi, città e i più forti, quelle Anime davvero potenti, riuscivano anche a proteggere l’intero pianeta.
Molto più complicata fu la lezione sulla guarigione. Questa tecnica consisteva nel guarire il corpo fisico, quindi malattie o dolori, di un individuo. Ovviamente poteva essere anche applicata su se stessi in caso ce ne fosse bisogno. Ma la guarigione più profonda permetteva anche un ripristino del sistema energetico della persona in questione e con grande stupore di Edward, potevano essere curate anche malattie psico mentali rimuovendo traumi psicologici.
Era davvero una tecnica strepitosa ma richiedeva diverso tempo di allenamento, infatti era una delle poche pratiche che venivano svolte in diversi livelli, quindi in ogni piano della scuola, più si saliva in alto e più si andava approfondendo la materia in questione.
Il giorno seguente furono studiate e praticate altre due tecniche molto interessanti, la telecinesi, che con grande sorpresa per Edward, già dalla prima lezione riuscii a spostare di un millimetro un capello appartenente proprio a lui stesso. Era una delle tecniche più complicate da svolgere e che richiedeva una grande forza energetica. Quella lezione fu svolta da Leòn, con il suo solito modo severo e diretto nell’insegnamento.
Quello stesso giorno fu anche praticata la lezione sulla manipolazione dell’energia, svolta da Bloom. La pratica consisteva nel creare sfere di energia ben visibili ad occhio nudo, esattamente come quelle che aveva creato qualche giorno fa la stessa Bloom. Era davvero necessario saper manipolare l’energia perché aiutava, allo stesso tempo, il miglioramento di tutte le altre tecniche insegnate, dava una sorta di upgrade generale. Si potevano anche creare dei magnifici raggi blu che avevano un determinato scopo, come ferire una persona o anche guarirla, in altri casi poteva essere protetta creando una sorta di scudo o semplicemente modificare un oggetto facendolo anche spuntare dal nulla o facendolo sparire. Naturalmente queste erano tutte abilità che si imparavano dopo davvero parecchio allenamento, di solito dal terzo piano in su.
La manipolazione dell’energia era una delle materie preferite di Edward, un po’ perché era davvero uno spettacolo visivo vedere energia blu elettrico che si creava dal nulla per diversi scopi ma anche perché aveva veramente tantissime funzionalità. La prima lezione non ebbe molto successo per il ragazzo ma Bloom era davvero molto fiduciosa di lui e lo seguiva attentamente donandogli preziosi consigli per il miglioramento delle sue abilità.
Giuseppe Salenti era uno dei pochi che nonostante la frequenza assidua da mesi, non dimostrava abilità particolari, il suo ego era sempre dieci passi avanti rispetto a lui, infatti passava più il tempo a vantarsi di esperienze inesistenti che mostrare fatti reali ai propri compagni.
Le ultime lezioni furono sulla proiezione astrale, forse la materia più difficile del secondo piano. Il giovedì pomeriggio si svolgeva una sorta di ripasso generale del programma svolto durante la settimana, sia teorico che pratico.
Trevor era amante della telecinesi, mentre Edward si innamorò immediatamente della proiezione astrale.
Questa tecnica era davvero molto affascinante perché permetteva di uscire dal corpo fisico con la propria energia ed essere ben vigile, sveglio e girare come un fantasma ovunque si volesse andare. Però era anche molto di più perché dai più temerari veniva praticata per missioni ben precise e molto pericolose.
Leòn svolse la lezione su quella tecnica sia di mattina che di pomeriggio, i suoi metodi di insegnamento erano sempre molto rigidi e severi, non esistevano pause e divertimenti, la lezione era completamente incentrata sulla materia che veniva studiata.
Leòn era davvero molto bravo, nonostante fosse severo e poteva anche risultare antipatico, aveva la capacità di far entrare bene in testa i concetti che spiegava e la pratica era sempre molto adrenalinica con lui.
Molti studenti preferivano scegliere lezioni in cui non ci fosse lui, era quasi il fine settimana e quindi si cercava di svolgere pratiche più leggere o comunque lezioni meno severe.
Gli insegnanti sembravano davvero molto forti e resistenti, ognuno di loro svolgeva diverse lezioni al giorno, tra il secondo, terzo e quarto piano, senza contare che probabilmente per conto loro praticavano tantissime altre robe. Fortunatamente tutte duravano circa un ora quindi era facile organizzarsi per loro, da non contare che le lezioni del quarto piano, le più avanzate, venivano svolte principalmente il fine settimana, proprio quando i tre insegnanti si assentavano per missioni particolari. Era più un mettersi direttamente in gioco che stare in aula a praticare qualche tecnica. Non tutti erano pronti per quel piano, la maggior parte stavano al secondo e al terzo.
Ogni sera veniva svolta la meditazione di gruppo per chi volesse partecipare, nulla era obbligatorio lì. La meditazione era la tecnica principale perché serviva per accumulare energia e sfruttarla nelle varie pratiche insegnate durante la settimana, quindi andava svolta ogni giorno, in gruppo o per conto proprio.
Gli insegnanti, assieme agli studenti più abili, il fine settimana andavano sempre via, non dicevano dove o cosa andavano a fare ma erano assenti il sabato e la domenica per svolgere delle loro missioni.
Inoltre l’Istituto presentava delle torri, una di esse era la torre meditazione dove appunto veniva insegnata e praticata, altre torri erano riservate a alle missioni degli studenti, una per quelli del secondo piano, un’altra per gli studenti del terzo piano e in fine la torre in cui venivano svolte le missioni più importanti, la torre appartenente agli studenti dell’ultimo piano, nonostante quest’ultimi si ritrovassero già a farle fuori dalla scuola, nei fine settimana con gli insegnanti.
In fine c’era un’altra torre, non vi era nessun cartello all’ingresso e l’entrata era proprio al quarto piano. Aveva una porta che era chiusa normalmente in apparenza, non aveva nemmeno una chiave o un catenaccio, semplicemente per aprirla ci voleva qualcosa di più, di molto più puro. La porta poteva essere aperta solo da coloro che avevano un energia estremamente positiva e che fossero soggetti con una certa preparazione energetica. Infatti si diceva che era la torre a scegliere chi far entrare per mostrare i segreti che ne celava.
Molti studenti provavano ad avvicinarsi, nonostante già l’accesso al quarto piano fosse vietato a chi non faceva parte alle lezioni di quel corridoio.
Ogni volta che tentavano ad aprire la porta, questa rimaneva completamente bloccata senza attivare nessun meccanismo di apertura. Apparentemente aveva una semplice entrata in legno, poteva bastare un normalissimo calcio dato con potenza per sfondarla, ma evidentemente chi aveva creato quella torre e custodito i segreti, aveva pensato bene a renderla molto resistente, qualcosa che potesse permettere l’ingresso solamente a chi fosse pronto a sapere certe informazioni.
Edward sentì tutte queste spiegazioni dal suo compagno Trevor, che a sua volta le aveva sapute qualche mese prima dalle sorelle Roberts che più volte avevano tentato di varcare quella misteriosa entrata.
Edward pensò che Lawrence fosse riuscito ad accedere alla torre, era uno studente del quarto piano e in più faceva certe volte da assistente. Il fine settimana partiva con gli insegnanti per varie missioni. Ma Edward si domandava chi altro avesse accesso agli insegnamenti più avanzati. Lex, Penny e Jacqueline erano studentesse del terzo piano, chi oltre a Lawrence partecipava alle lezioni dell’ultimo piano? In fine dei conti, Edward pensò, che per accedere alla torre non occorreva per forza essere uno studente del quarto piano ma chiunque avesse un energia davvero pura e fosse pronto per sapere certe informazioni segrete poteva comunque accedervi. Un altro pensiero arrivò in mente al ragazzo che stava iniziando a creare un turbine di confusione nel suo cervello. Per avere un energia altamente positiva bisognava per forza avere anni di esperienze e aver praticato le tecniche più avanzate, quindi forse era necessario per forza far parte del quarto piano.
I ragionamenti continuavano ad andare in contrasto fra di loro, forse era meglio lasciar perdere per il momento, continuò a pensare Edward, e magari ricevere qualche informazione più utile direttamente da Bloom con la quale il ragazzo aveva un rapporto speciale.
Finite le lezioni del giovedì, il venerdì mattina era abitudine praticare una missione per gli studenti dei primi due piani di lezione, ovviamente con le rispettive difficoltà e responsabilità. Di solito le missioni del secondo piano erano di guarire qualcuno che avesse un malanno specifico o di fare tecniche di scudo per delle città o dei territori in difficoltà e in preda a qualche attacco da parte dei Tenebris.
Quel venerdì gli studenti del secondo piano si occuparono di creare enormi scudi intorno ad alcune città che stavano subendo degli attacchi, erano New York, Los Angeles, Bologna, Mosca e Strasburgo.
In fin dei conti, come gli studenti dell’Istituto svolgevano determinate tecniche per aiutare delle popolazioni, allo stesso tempo i Tenebris facevano tutto il contrario, manipolando la politica del paese preso di mira, creando carestie, malattie e i rapimenti che stavano tanto andando di moda negli ultimi mesi.
Edward si concentrò sulla sua Bologna, la città in cui era cresciuto, conosceva bene quel luogo e sapeva bene ciò che stava accadendo in quei mesi. Trevor, invece, essendo americano, si concentrò principalmente su New York. Altri studenti si erano uniti a questi due e uniformemente alle restanti città.
Quella fu la prima missione per il diciassettenne appena entrato nella scuola, infatti riuscì a creare un piccolo e debole scudo protettivo, era già molto difficile crearlo per se stesso, immaginiamoci ad un intera città.
I restanti studenti erano ben concentrati sulle proprie città e mentre svolgevano le loro tecniche, attorno ad ognuno di essi si creava una sorta di aura blu luccicante, come ogni volta che meditavano o praticavano tecniche importanti.
Dei piccoli pensieri di sconforto stavano ritornando al giovane ragazzo, ogni volta che aveva una piccola ricaduta, pensava alle parole di Leòn, tempo e pratica erano gli ingredienti fondamentali per il successo. Ad aiutarlo c’era sempre il suo nuovo amico Trevor, posizionato sempre vicino a lui pronto a dargli dei piccoli consigli laddove poteva.
Le sorelle Roberts intanto si trovavano al loro piano, erano al terzo assieme a Jacqueline e ad altri studenti. Praticavano missioni ben diverse rispetto a quelle di Edward e Trevor ma ovviamente i piani superiori non potevano fare parola delle loro missioni con i piani inferiori.
Il venerdì passò in fretta, quel fine settimana Edward pensava di andar a fare un giro nel bosco, non era ancora uscito dalla scuola da quando era arrivato ed una bella passeggiata in mezzo alla natura era ciò che ci voleva. Avrebbe tanto voluto visitare anche il villaggio che si trovava a qualche chilometro da lì, era molto curioso di come si svolgeva la vita in una comunità ben più evoluta rispetto ai cittadini intrappolati nella routine lavorativa ben più stressante.
« Allora mio caro ragazzo! Come è andata la prima settimana di allenamento? » domandò Bloom ad Edward che aveva appena finito la sua prima missione.
« Molto bene! Tutto sembra davvero molto interessante » rispose Edward asciugandosi la fronte per il sudore. In effetti era stata una settimana abbastanza impegnativa.
« Ne sono davvero molto felice ragazzo » disse Bloom mettendo un braccio sopra la spalla di Edward. « Per adesso sembra tutto molto difficile, persino la missione del fine settimana, ma vedrai che con il tempo l’energia diventerà completamente parte di te ».
« Oh non ne ho dubbi! Sono consapevole del fatto che ci voglia tempo ».
« Esattamente, ciò che posso consigliarti è di non farti abbattere dai momenti in cui non riesci ad ottenere dei risultati, è stato per tutti così » continuò Bloom mentre scendeva le scale per il secondo piano assieme ad Edward e Trevor.
« Sicuramente sei già più bravo di Giuseppe! » mormorò Trevor facendo un simpatico ghigno. I tre ragazzi si lasciarono prendere da una risata di gruppo, erano ben consapevoli delle scarse abilità dello studente Salenti.
Il piccolo gruppo arrivarò davanti alle camere di Edward e Trevor, Bloom da li a breve li avrebbe lasciati per andare a sbrigare alcune faccende private.
« Questo fine settimana sarò assente » disse la dolce insegnante dai capelli blu. « Ma ti prometto che appena posso ti porto a fare un giro al villaggio ».
« Volendo potremmo andare assieme questo fine settimana, che dici Ed? » propose subito Trevor.
« Preferirei presentarglielo io il villaggio » interruppe subito Bloom. « Ho alcune cose da spiegare a questo ragazzo e lo farò quando lo porterò lì ».
Edward era davvero entusiasta per questa meravigliosa proposta, sicuramente si trattava di qualcosa di estremamente interessante e farla soprattutto con Bloom sarebbe stato davvero il massimo.
« Mi farebbe davvero piacere Bloom! ».
« Fantastico! Allora è deciso, ti terrò aggiornato per quando potremmo andare » disse Bloom mostrando un sorriso splendente.
« Trevor, sono sicuro che più avanti avremo occasione di andare assieme » Edward cercò di confortare il compagno che aveva fallito con la sua proposta.
« Non preoccuparti, se Bloom ha deciso di far cosi allora avrà delle buone ragioni. Ci saranno tantissime occasioni più avanti per andare assieme ».
« Esattamente Trevor! » esclamò la dolce ragazza. « Adesso ragazzi, se non vi dispiace devo lasciarvi, ho delle faccende da sbrigare ».
Bloom si allontanò dai due ragazzi, in mano aveva quel cappello viola con la visiera nera e lo stemma dell’Istituto, esattamente uguale al berretto di Jacqueline. Probabilmente veniva indossato solamente da alcuni, forse da coloro che avevano una certa predisposizione per le tecniche energetiche. Infondo Bloom era uno degli insegnanti e mostrava un vero talento, Jacqueline, nonostante fosse lì da circa un anno, godeva di un altrettanta predisposizione.
« Ehi Ed! Abbiamo ancora tutta la restante giornata libera, che dici andiamo a fare una partita al bowling? » propose Trevor aprendo la maniglia della sua stanza. « Giusto il tempo di mettermi qualcosa di comodo ».
« Perché no! Dopo una bella settimana di lezioni un po’ di svago ci sta! » rispose Edward. « Magari possiamo anche chiedere a Lex, Penny e se sta meglio pure Hamine! ».
Trevor aveva appena aperto la porta della sua stanza e aveva invitato il compagno ad entrare tranquillamente. La stanza era molto disordinata, c’erano vestiti buttati sulle sedie e sul letto, altri sopra la scrivania, sembrava più un mercato dell’usato che una stanza di uno studente.
Trevor tolse il gilet e la camicia e nella sua schiena vi erano una moltitudine di cicatrici, alcune sembravano anche abbastanza recenti di qualche mese.
Edward aveva già sospettato che il compagno non avesse avuto un passato tranquillo, aveva le mani piene di calli e mostrava sempre un aspetto malandato con vari problemi fisici.
« Non ti impressionare Edward, non fanno più male » disse Trevor che aveva notato lo sguardo sorpreso del compagno. « O almeno… non fanno più male come prima ».
Edward non sapeva cosa dire, in parte avrebbe voluto conoscere il passato di quel ragazzo, magari avrebbe potuto fare qualcosa per dargli una mano ma dall’altra parte non voleva invadere la sua privacy, a meno che non fosse stato Trevor stesso a parlargliene.
« Oh no! Cioè… non volevo… ».
Trevor era abituato a ricevere quegli sguardi, non davano più molto fastidio.
« Figurati, anche io se fossi al tuo posto mi starei chiedendo come il mio compagno si fosse fatto quelle cicatrici ».
« Si scusami… non vorrei invadere la tua privacy » disse Edward.
Trevor si mise a sedere sul letto, aveva appena messo una maglietta a mezze maniche rossa, sembrava molto leggera e comoda, quasi gli dava conforto per la sua schiena malridotta.
« Siediti » disse intendo a voler parlare seriamente con il suo compagno. « Le persone di cui mi fido sanno della mia storia e tu sei una di quelle persone, nonostante ci conosciamo da poco ».
Edward era davvero felice per quelle parole, all’interno della scuola stava conoscendo gente che avrebbe voluto conoscere da una vita e che vi era un intesa speciale, quasi come se si conoscessero da sempre.
« Lex, Penny, Hamine, Lawrence e gli insegnanti sanno tutto, avrei voluto parlarne anche con Jacqueline ma… sai… è difficile instaurare una conversazione con lei » disse Trevor che si era messo comodamente sul letto.
Edward sedeva su una sedia, non aveva nemmeno tolto la cravatta per essere più comodo.
« Diciamo che molti di noi hanno avuto un passato difficile, le sorelle Roberts, Hamine, probabilmente anche Jacqueline. Una volta sentii dire da Penny che era riuscita a conoscere qualcosa di Jacq, sicuramente è l’unica con cui ha avuto mezza conversazione » disse Trevor.
« Be si, anche lei ha un suo carattere particolare » aggiunse Edward.
« Sono sempre stato un ragazzo troppo buono Edward, questo a fatto di me uno schiavo piuttosto che una persona di fiducia per gli altri. Ho vissuto in una famiglia che non aveva nessun valore affettivo, all’età di otto anni iniziai a lavorare con mio padre presso dei cantieri di costruzione, desideravo tanto un istruzione e mi ritrovavo a studiare qualcosa di notte ». Trevor aveva iniziato a raccontare la sua storia, le parole gli uscivano con un filo di voce spezzato, ricordare certi avvenimenti sembrava di fargli sentire quelle ferite che aveva il suo corpo. « Mio padre è sempre stato violento con me e mia madre era sempre assente, vedi lei si prostituiva… non ho avuto affetto dai miei genitori ma questo ad una certa età sono riuscito a superarlo, ciò che è sempre stato difficile era dover lavorare continuamente con lavori manuali, forzati, prendere botte quando non eseguivo gli ordini e il primo a massacrarmi era mio padre ».
La storia di Trevor iniziava ad essere abbastanza dura, Edward aveva vissuto un altro tipo di vita, tra le troppe oppressioni del padre e il continuo bullismo dai compagni di classe, una storia differente da quella di Trevor Barter.
« Non avevo nessuno con cui parlare e questo fece di me una persona che inghiottiva dentro di sé tutti i tipi di sentimenti, avrei voluto anche qualcuno con cui confidarmi ma non mi era permesso uscire, frequentare scuola, il catechismo, nulla, i miei doveri erano solo lavorare ed obbedire, i miei diritti, nessuno… » continuò Trevor. « Nonostante questo ho conservato con me la mia parte più bella, sono comunque diventato una persona altruista ed istruita, con sani valori dentro di me, molto equilibrata. Certo… per il fisico è stata molto più dura… ».
« Mi dispiace molto per ciò che hai passato » disse Edward sedendosi accanto al compagno. « Non deve essere stato affatto facile vivere una vita così ».
« Non la auguro a nessuno » rispose Trevor con le mani tremanti.
« Hai mai provato a far delle guarigioni al tuo corpo? Potrebbero aiutarti… » domandò Edward.
Trevor si lasciò prendere da un sorriso, un espressione che nascondeva il dolore che stava provando in quel momento.
« Fu Leòn a trovarmi, non sai come ero ridotto mesi fa… » disse Trevor. « I primi mesi avevo pure una sedia a rotelle e il corpo pieno di fasce mediche. Si pensava che non sarei nemmeno riuscito a camminare. Il mio braccio destro era diventato privo di sensibilità e il mio occhio sinistro aveva perso moltissimi gradi ».
Edward stava provando molta compassione per il suo compagno, la sua espressione e i movimenti del corpo parlavano più delle sue stesse parole che in un modo o nell’altro cercavano di nascondere parte del dolore.
« Abbiamo fatto molte guarigioni e come vedi la situazione è migliorata di gran lunga, cammino, ci vedo bene, il mio braccio destro ha ripreso sensibilità. Gli insegnanti non possono occuparsi solo di me, hanno una scuola da portar avanti, tanti studenti e le loro missioni. Ogni sera prima di andar a dormire faccio sempre delle sessioni di guarigione e posso assicurarti che va sempre meglio » il tono di Trevor era decisamente più armonioso adesso.
Edward ammirava quel ragazzo, nonostante il suo duro passato era davvero una persona gentile ed altruista, non tutti avrebbero retto, non tutti avrebbero tenuto il miglior lato di se stessi.
« Ti aiuterò con le guarigioni Trevor! » disse Edward con tono deciso. « Puoi starne certo ».
« Oh non devi caro amico mio, sono sicuro che anche tu hai molte cose da sistemare nella tua vita ».
« Ho lasciato le persone che amavo e non so quando le rivedrò, ma sto bene e spero anche loro, quindi senza problemi posso sicuramente dedicare del mio tempo ad aiutare qualcun altro ».
In quel momento nella stanza numero otto, la stanza di Trevor, si sentii bussare e da dietro la porta si udivano degli schiamazzi.
Edward in qualche modo immaginò di chi si trattasse ma essendo la stanza del compagno aspettò che fosse lui a decidere se far entrare o meno quelle persone.
Trevor era davvero un ragazzo speciale e dal cuore d’oro, non aveva nessun tipo di problema con nessuno ed era molto amato dai suoi compagni.
« Prego entrate! » esclamò.
Dalla stanza entrarono le sorelle Roberts, Lex era più euforica di sempre, sembrava avesse mandato giù un paio di bicchierini, Penny aveva in nervi alle stelle, dava l’impressione di essere uscita da un ennesima lite. Accanto a loro entrò Hamine, sembrava essersi leggermente ripreso dalla febbre.
« Ehi! Hamine! Che sorpresa! » salutò Edward felice di vedere il suo piccolo compagno.
Hamine non perse tempo e si gettò nel lettone assieme ai due ragazzi, appiccicandosi ancora una volta al braccio di Edward.
« Vedo che ti stai riprendendo piccolo campione ».
Hamine sorrise mostrando i due incisivi che non aveva.
Lex continuava a ridere come se fosse uscita da una scena comica esilarante, i suoi capelli biondi coprivano il viso deformato dalle incessanti risate.
« Ma cosa è successo? » domandò Trevor.
La sorella Roberts maggiore non sembrava intenzionata a riprendersi, Penny era di cattivo umore, come al solito ma sembrava essere stata la protagonista della scena esilarante che aveva provocato in Lex quell’euforia.
« Nulla Trevor! Semplicemente mia sorella oggi ha deciso di essersi stufata della sua vita e mi sta implorando di farla reincarnare in un’altra » disse Penny con tono di chi era ad un passo dall’esplosione.
« Reincarnazione? In che senso? » chiese Edward che non aveva giustamente capito cosa stesse succedendo.
Lex sembrò quasi ritornare in sé, iniziò a respirare normalmente cercando di riprendersi da quella botta di pazzia che le aveva preso.
« Ragazzi… non potete credere… oddio… » tentò di dire Lex che tra una parola e l’altra cedeva in quello stato euforico.
« Lascia stare Penny! » intervenne subito la sorella che era diventata paonazza.
Hamine sembrava aver assistito a ciò che le sorelle Roberts avevano appena vissuto, rideva coprendosi la bocca e fissando Penny con uno sguardo divertito.
« Oggi mia sorella… ha fatto colpo! » finalmente una frase sensata era appena uscita dalla bocca di Lex.
Trevor ed Edward rimasero sbalorditi, in che senso aveva fatto colpo? Entrambi si chiedevano.
« Giuseppe Salenti si è apertamente dichiarato a Penny, giù al bar » continuò Lex.
Anche tra i due ragazzi partì una risata, non indemoniata come quella di Lex che sembrava non riprendersi.
« E tu Penny? Cosa hai detto? » domandò Edward.
« Dire cosa? Gli ho dato un pugno sul naso! Mi sembra ovvio! » esclamò Penny come se avesse raccontato di un suo atteggiamento normale.
« Un pugno?! » esclamò Trevor incredulo.
« Si! Ma sta bene, è andato in camera sua piangendo ma sta bene » rispose Penny.
Le sorelle Roberts erano davvero due ragazze più uniche che rare, Lex, sembrava una liceale pazza che amava divertirsi e mostrava un animo davvero euforico. Penny, benché fosse anche lei euforica a modo suo, era più tendente ad un carattere riservato ma parecchio più tosto di quello della sorella maggiore.
« Penny sei incredibile! » esclamò Edward con una sorta di ammirazione. Non simpatizzava nessuno per Giuseppe Salenti, quindi tutti approvavano, anche se silenziosamente, il gesto di Penny.
Lex sembrava essersi ripresa, in camera di Trevor era perfettamente a suo agio e girellava per la stanza con tranquilla libertà.
« Ma voi cosa stavate combinando qui? » domandò asciugandosi le lacrime.
« Io ed Edward dovevamo scendere giù per una partitella al bowling, ma ci siamo persi in chiacchiere » disse Trevor.
Le mani del ragazzo avevano ripreso a tremare, non bastò che dicesse altro per far capire alle ragazze di cosa stessero parlando.
« Capisco… » rispose Lex diventata improvvisamente seria.
Penny intanto si era seduta su un’altra sedia e giocherellava con una sfera di energia che aveva appena creato.
« Edward è una delle persone di cui mi fido, ho pensato di dovergli raccontare un po’ di me ».
« Hai fatto bene Trevor » disse Lex che si era appena avvicinata al compagno accarezzandogli le mani tremanti.
« Edward è stato cosi gentile che mi ha offerto il suo aiuto per le guarigioni » continuò Trevor guardando il suo compagno con orgoglio.
« Mi piacerebbe davvero molto » ribatté Edward. « Siamo una grande famiglia, penso sia fondamentale aiutarsi tra di noi ».
Lex sorrise e con l’altra mano prese quella dello studente scapigliato e disse:
« Ottimo! Vedo che sei già entrato nell’ottica dell’Istituto! ».
Hamine giocherellava con i lunghi capelli del nuovo compagno, sembrava essersi ripreso bene dalla febbre.
Le sorelle Roberts si guardarono per un attimo, sembravano stessero comunicando con gli occhi, telepatia o semplice connessione familiare? Pensò Edward. Poi ad un certo punto Penny sbuffò e disse:
« Avanti diglielo, tanto non abbiamo nulla di cosi segreto ».
Lex si fece prendere da un altro sorriso e voltandosi verso Edward gli disse:
« Anche noi ti reputiamo un compagno di fiducia e vorremmo raccontarti del nostro passato ».
Edward apprezzava davvero molto ciò che la compagna gli avesse appena detto, si sentiva avvolto da una famiglia, alla sua sinistra Trevor che gli aveva appena raccontato del suo trascorso e con una mano gli teneva la spalla in segno di amicizia. Davanti vi era Lex che seduta per terra era pronta a confidarsi con lui, dietro Hamine che giocherellava con i suoi capelli e alla sua destra Penny, seduta su una sedia che creava continue sfere di energia tenendo una gamba appoggiata sul letto.
« Non starò a dirti che gli studenti della scuola hanno avuto un brutto passato, penso tu abbia già sentito questa frase molte volte, purtroppo è comunque la verità » iniziò a dire Lex. « i Tenebris lavorano sul rendere la nostra vita impossibile da quando siamo nati, ci vogliono morti, ci vogliono esausti, depressi, pazzi… e questo ha fatto delle nostre vite un vero schifo… ».
« Lex vai al sodo, hai appena detto che avresti saltato quella parte » incalzò Penny.
« Giusto. Quindi… pure io e Penny abbiamo avuto un passato difficile ».
Edward non aveva ancora visto Lex diventare così seria, era abituato ai suoi continui schiamazzi e a quello spirito frizzante che la caratterizzava.
« Siamo cresciute in un orfanotrofio, i nostri genitori sono morti in un incidente d’auto, avevo sei anni e ricordo ancora la scena terribile ».
Anche Hamine si mise ad ascoltare in silenzio, probabilmente aveva già sentito quella storia.
« So per certo che fu un incidente d’auto organizzato perché ricordo benissimo dalla nostra vettura capovolta arrivare due persone vestite completamente in nero, ricordo ancora quella cravatta rossa e quegli strani anelli che portavano al dito ».
Edward capì immediatamente di chi si trattasse, come un lampo arrivò nella sua mente l’immagine dei Tenebris che aveva conosciuto, soprattutto il volto terrificante di Jordan Helkins.
« Ci presero e ci torturarono per qualche giorno, da lì mia sorella prese questa grinta e voglia di prendere il mondo a pugni » continuò Lex. Penny intanto aveva assunto uno sguardo che avrebbe fatto tremare persino Jordan.
« Non abbiamo nemmeno visto il funerale dei nostri genitori, l’ultima scena che abbiamo in mente su di loro è sotto la macchina con i vetri sgretolati su di noi. Si sentiva l’odore della benzina fuoriuscire dal serbatoio, il motore ancora caldo che aveva subito un forte trauma ed io e Penny che chiamavamo i nostri genitori senza ricevere risposta ».
Il cuore di Edward batteva forte, non era sicuro di voler sentire il resto, sentiva come se anche lui stesse vivendo il dolore delle sorelle Roberts.
« I Tenebris ci avrebbero ucciso senza alcun dubbio, ci tenevano chiuse dentro una stanza buia, legate e a testa in giù, non sapevamo dove fossimo, cosa stesse succedendo, dove si trovassero mamma e papà, sapevamo solo che a breve tutto sarebbe finito, nel bene o nel male ». Lex aveva gli occhi lucidi e iniziò a singhiozzare.
« Vuoi che continui io? » intervenne Penny che dimostrava reggere meglio il racconto.
« Tranquilla Penny, ce la faccio » disse Lex asciugandosi una lacrima che le bagnava la guancia destra. « All’improvviso ci fu una violenta esplosione, sembrava che fosse giunta la nostra ora, pregavo che almeno Penny si potesse salvare. Sentimmo i Tenebris urlare e scappare via. Fu cosi che vedemmo davanti a noi una dolcissima ragazza dai capelli blu, in verità era più una bambina che una ragazza, ci prese con sé e ci porto via aprendo un portale ».
Edward capì che quella bambina era Bloom, si sorprese come già tanti anni fa fosse una guerriera intraprendente che salvava le povere anime in difficoltà.
« Ci liberò e probabilmente quel giorno stesso ci stava portando qui ma qualcosa andò storto. Non ricordo molto, solo delle strane creature che erano comparse, erano tipo delle lucertole grandi e non sembravano per niente umane. Bloom ci lasciò in un orfanotrofio e scappo via attirando l’attenzione di quelle strane creature su di lei, così che non si accorgessero dove ci saremmo trovate noi. Per anni siamo cresciuti in quell’orfanotrofio, aspettavamo con ansia il ritorno di quella dolce bambina dai capelli blu. Una sera di tre anni fa, fu così che la vedemmo ritornare, io e mia sorella la riconoscemmo subito e non perdemmo tempo a scappare con lei da quell’orribile orfanotrofio ». Lex sembrava essersi ripresa.
Il silenzio era piombato sulla stanza, Trevor conosceva già la storia delle sorelle Roberts, anche Hamine aveva sentito raccontare del loro passato, per Edward fu una storia completamente nuova e ne rimase spiazzato.
« Guarda che puoi dirlo che ti dispiace, non ci offendiamo ». Penny si era decisa a rompere quel silenzio che si era creato nella stanza di Trevor.
« Mi dispiace realmente ragazze… » disse Edward con voce sottile. « Deve essere stato terribile ciò che avete vissuto ».
« Molto Ed… per questo motivo, oggi, tutti noi ci stiamo impegnando per evolverci, perché dobbiamo far in modo che queste situazioni spiacevoli non accadano più, tutto dipende da noi, abbiamo la fortuna di essere qui adesso, non deve essere un luogo di rifugio ma un posto da cui nasce una rivoluzione » disse Lex mostrando un suo lato davvero saggio e maturo.
Non era solamente una ragazza scatenata, Lex Roberts sembrava essere anche una giovane donna seria e cosciente delle proprie responsabilità.
« Ovviamente anche per voi vorrei esserci in qualche modo, potervi dare una mano, anche se in questo caso non saprei proprio come fare… » disse Edward sconfortato.
« Oh si che ci sono i modi mio caro, te ne accorgerai quando arriverai a frequentare le lezioni del terzo piano » rispose Lex che sembrava ben accettare la proposta di Edward.
« Ovviamente anche noi stiamo lavorando sul nostro passato ma non è così facile » disse Penny che si dondolava con la sedia dandosi le spinte con il piede poggiato sul letto.
In quell’Istituto tutti sembravano aver trascorso un duro passato e con sorpresa di Edward ognuno di loro stava già lavorando per portare dei benefici nella propria vita, nel passato, nel presente e chissà, magari anche nel futuro.
Lex si sedette sul letto tra i due ragazzi, Edward e Trevor, prese in braccio Hamine e abbracciandolo disse:
« Anche questo meraviglioso bambino non ha avuto un passato semplice, fu portato qui da Leòn qualche anno fa, è sempre stato così, silenzioso ma tanto affettuoso ».
Edward fece un bel sorriso ad Hamine in quale ricambiò istantaneamente.
« Posso immaginare, sono sicuro che Hamine un giorno salverà tantissimi bambini! » disse Edward.
« Si tantissimi bambini! » ripeté il dolce ragazzino che giocherellava tra le braccia della compagna Lex.
« Lui è stato abbandonato di proposito dai genitori, che bastardi… » ringhiò Penny con il suo solito modo delicato.
Ad un tratto la vita di Edward non sembrava così disastrosa, certo anche lui aveva avuto le sue, sempre umiliato e maltrattato dai compagni di classe, senza un vero gruppo di amici che lo capisse e gli stesse veramente vicino. Giorgia e Leo erano gli unici compagni affidabili che avesse mai avuto. Conosciuti in prima superiore ma sfortunatamente per colpa delle distanze fisiche non poteva avere qualcuno accanto a sé che lo confortasse o con cui passare dei momenti felici come ogni bambino o ragazzo avesse il diritto di vivere assieme alla propria cerchia di amici.
Quella giornata passò in fretta, era ormai sera, i ragazzi della camera numero otto non si erano smossi da lì dentro, Edward aveva persino raccontato la sua storia e quel pomeriggio di venerdì aveva senza dubbio unito ancora di più quel gruppo di ragazzi. Avevano persino svolto la meditazione di gruppo delle 19:00, praticata nella torre Meditazione.
La cena era ormai quasi pronta, ognuno tornò nelle sue camere per darsi una rinfrescata e prepararsi per la serata. Era venerdì sera e gli insegnanti non erano presenti, erano giusto partiti da qualche ora per le loro solite missioni del fine settimana, con loro era andato via anche Lawrence e con grande sorpresa per i vari studenti, quella sera con loro si era aggiunta una nuova persona.
Jacqueline Noel, la ragazza così misteriosa e introversa aveva appena preso parte a quel gruppo formato dai più forti della scuola: Bloom, Leòn, Rander, Lawrence e adesso anche lei.
Edward capì come il quarto piano era davvero deserto di studenti, solamente Lawrence ne faceva parte e probabilmente adesso anche Jacqueline, evidentemente le lezioni e missioni che venivano eseguite lì erano davvero di gran lunga avanzate e non alla portata di tutti. Bisognava avere sicuramente una forte preparazione e coraggio nell’affrontare certe situazioni.
In effetti il secondo piano era davvero molto affollato di studenti, la maggior parte si trovavano lì, molti altri facevano parte del terzo piano dove venivano praticate lezioni intermedie. Forse per molti studenti bastava quel programma di lezioni, era già sufficiente per risolvere i problemi nelle vite di ciascuno di loro, magari arrivavano anche a sapere quali fossero le loro missioni.
Quella sera a tavola Edward aveva sentito dire da Lex che il programma del terzo piano era davvero molto vasto e complesso, anche le missioni iniziavano ad essere parecchio avanzate, sicuramente non quanto quelle dell’ultimo piano.
Il livello intermedio, quindi, era il più vasto di lezioni, addirittura all’interno vi era un gruppo più ristretto, come se fosse una via di mezzo tra il terzo e quarto livello. Venivano svolte le lezioni e missioni più avanzate di quel programma e ovviamente non tutti ne facevano parte.
Verso la fine della serata, Edward sentì dire da qualcuno che i tre insegnanti erano partiti con urgenza, nei loro volti furono intravisti dei segni di agitazione.
Emanuele