Animarum (Cap. 7)

Capitolo 7 – L’Istituto di formazione Spirituale

 

Edward Baskerville era un ragazzo di diciassette anni che frequentava l’ultimo anno di scuola superiore nella città di Bologna. La sua vita era molto monotona e con relazioni tese sia in famiglia che a scuola. Improvvisamente la sua vita è cambiata non appena ha conosciuto una ragazza particolare e molto curiosa di nome Bloom che gli rivela la sua vera natura e quella del genere umano mettendolo in guardia di strani individui, i Tenebris, che cercano in ogni modo di far estinguere le persone con dei veri valori.
Edward così si ritrova drasticamente a cambiare vita lasciando una madre a cui era tanto affezionato, un padre causa di continui momenti di tensione, una sorella che non vedeva da molto tempo e due compagni di classe a cui voleva  particolarmente bene, in particolare Giorgia con cui gli ultimi giorni, sfortunatamente, aveva avuto un malinteso.

Bloom stava facendo ammirare al nuovo membro della scuola le meraviglie che aveva da offrire l’isola in cui da poco erano arrivati, il territorio presentava una flora ed una fauna del tutto insoliti e armoniosamente rendevano quel luogo incantato e molto attraente.
Il giovane ragazzo ammirava tutto ciò che lo circondava con grande entusiasmo, sembrava di passeggiare in un mondo fatato e di un’altra dimensione, con strani animaletti che schizzavano a destra e sinistra donandogli una sensazione di piacevole saluto da parte loro.
I due ragazzi passeggiarono per questo posto incantato per una trentina di minuti, tra sorprese e stupori, Edward si ritrovò davanti un affascinante edificio del tutto insolito, con una struttura quasi di altri tempi, un enorme abitazione in stile neogotico romantico. Edward fu immensamente attratto da quella struttura, aveva proprio l’aria di qualcosa di misterioso e oltremodo antico; iniziò ad immaginare come lì dentro vi si nascondevano i più remoti segreti della storia dell’umanità.
Il ragazzo incuriosito iniziò a girare intorno all’edificio notando quella maestosità che gli si presentava davanti.
Nella facciata frontale vi era una grossa torre a base quadrata posizionata proprio centralmente in cui risiedeva in basso l’ingresso per entrare all’interno della struttura e in alto veniva raffigurato lo stemma dell’Istituto, una sfera blu incandescente con un fuoco attorno e nei lati la raffigurazione di due leoni che sorreggevano la sfera.
Lungo i lati della struttura, in particolare nella parte frontale e laterale, si trovavano dei portici con entrate ad arco e sopra, come quasi in tutta l’abitazione, delle finestre che si proiettavano parzialmente all’esterno con vetri azzurri splendenti e dei lunghissimi balconi con una ringhiera bianca. C’erano diverse torri a forma quadrata con decorazioni neogotiche e tetti grigi che andavano restringendosi verso l’alto. Tutt’attorno brillava un giardino viola con grosse querce predisposte circolarmente. In fine una fontana con un grosso drago in pietra che faceva fuoriuscire l’acqua dalla robusta bocca.
« Questa è la sede dell’Istituto » informò Bloom giusto per presentazione anche se Edward aveva ovviamente intuito.
« Bloom quest’isola è un posto magico, ma dove si trova? E perché nessuno sa della sua esistenza? » domandò Edward ad occhi ancora spalancati.
« Questa è un isola molto nascosta, come questa scuola che stai ammirando davanti a te » iniziò Bloom quasi con tono epico. « Nessuno mai arriva qui per caso, come hai visto tu stesso dall’esterno non si vede nulla, solo un vastissimo oceano. Ma non è tutto mio caro, se qualcuno dovesse attraversare questa piccola porzione di mare, se egli ha un energia positiva allora l’isola gli apparirà com’è, pronta ad ospitarlo, ma se qualcuno con un energia negativa arriva fin qui… beh… la barriera protettiva lo brucerà ».
« Ahi! Addirittura! » esclamò Edward.
« Esattamente, vi sono scudi protettivi antichissimi qui e tutt’oggi li creiamo per renderli sempre più solidi. Inoltre è una zona geograficamente sconosciuta persino a noi membri dell’Istituto, si arriva qui sempre portati da qualcuno ma nessuno sa dove si trovi esattamente l’isola ».
« Adesso però basta con le chiacchiere, è ora delle presentazioni! ».
Davanti l’ingresso spuntarono due grossi cani di razza husky, molto più robusti del normale, avevano il manto dorato e occhi azzurri come il cielo. Si catapultarono festosi verso l’arrivo di Bloom ed Edward, in particolare saltarono addosso la ragazza facendola sparire dalla vista. Edward rimase lì sorpreso osservando la scena commuovente quando uno di loro si avvicinò a lui e iniziò a leccargli la mano.
« Sapevo che i primi a presentarti sarebbero stati loro due, ogni volta che vedono qualcuno arrivare, non gli fanno mai varcare l’ingresso in pace ».
« Credo sia troppo per me! » disse Edward sorridendo. « Gli husky sono la mia razza canina preferita, poi questi due sono dei molossi ».
« Oh si! Sono due belle bestie dorate! Lui è Romeo, mentre quella che ti sta già coccolando si chiama Giulietta » presentò Bloom mentre strattonava il musone di Romeo.
Ad un certo punto, mentre all’ingresso i cani facevano festa, Edward alzando lo sguardo notò il viso di un uomo che si rifletteva in una finestra. Aveva lo sguardo molto severo e sembrava quasi infastidito del suo arrivo. Subito dopo chiuse la tenda e sparì.
« Bloom… c’era qualcuno lì su » informò Edward.
La ragazza lo prese per la mano e assieme ai due cagnoloni andarono verso l’ingresso.
« Si! Adesso ti presento tutti! ».
Il portone di ingresso aveva altrettante decorazioni neogotiche, con due lampioni di luce ai lati. Un insegna attirò l’attenzione di Edward.

 

Il mondo ha bisogno di Sognatori Risvegliati

 

Varcando la soglia, una meravigliosa sensazione esplose dentro Edward, il cuore iniziò a battere all’impazzata e nel giro di pochi istanti si ritrovò dentro ad ammirare la meravigliosa stanza d’ingresso.
Tutto era perfettamente ammobiliato in stile ottocento in una composizione molto elegante, mobili in legno pregiato, bellissimi tappeti persiani che rendevano l’enorme stanza molto vivace e variopinta. Alla destra, Edward notò un attaccapanni d’antiquariato con una testa di leone con i vari manici a forma di zampe. Le finestre erano coperte da mantovane e tende lussuose di un rosso carminio con pizzi e merletti dorati. La stanza era così grande e luminosa che sembrava occupasse l’intero piano terra dell’edificio ma non era cosi, perché varie stanze con porte in legno si presentavano proprio intorno all’ingresso.
Al centro un enorme tavolo in legno di forma tondeggiante e sopra un lampadario che illuminava l’intera stanza.
Subito più avanti delle scale con tappeto rosso che portavano ai piani superiori. Nell’angolo in fondo sembrava ci fosse una specie di bar con bancone tondeggiante e una credenza piena di bibite. Da ciò che poté vedere Edward, non vi era alcun alcolico.
Ad un certo punto un rumore di passi si fece sentire scendendo le scale in modo molto chiassoso, il cuore di Edward batteva più forte ansioso di conoscere la sua nuova famiglia. Davanti a lui spuntarono un bambino e due ragazze che sembravano avere la sua stessa età.
« Ehi! Hamine! » esclamò Bloom. « Visto? Come promesso vi ho portato un nuovo compagno! ».
I tre ragazzi si avvicinarono ad Edward, sembravano sorpresi di vederlo e gli giravano intorno come se fosse un individuo venuto da un altro pianeta.
« Piacere di conoscerti Edward! Io mi chiamo Hamine! » si presentò il fanciullo.
Hamine era un bambino africano, aveva 10 anni ed era più mingherlino di Edward. Non aveva i due incisivi superiori infatti quando respirava si sentivano dei leggeri fischi. Aveva un aspetto molto dolce e affettuoso, infatti fu il primo che si presentò e spontaneamente abbracciò il nuovo arrivato.
Le due ragazze erano sorelle e avevano circa l’età di Edward, entrambe bionde con capelli fino alle spalle. Avevano l’aria di chi combinava sempre qualcosa. Una di loro, la più grande era molto alta e snella, mentre la più piccola aveva qualche chilo in più e sembrava più forte fisicamente.
« Ciao piccoletto! » esclamò la più alta. « Sono Lex Roberts e lei è mia sorella Penny ».
Penny si avvicinò ad Edward e strinse la mano così forte che sembrava la presa di un uomo adulto.
« Il piacere è tutto mio! Vedo che già conoscete il mio nome » disse Edward con la mano che gli pulsava forte per la stretta d’acciaio di Penny.
« Sono mesi che Bloom ci parla di te, era ora finalmente che ti conoscessimo! » rispose Lex.
Hamine intanto non aveva smosso lo sguardo nemmeno per un secondo dal viso di Edward, con la bocca semi spalancata.
« Immagino vi abbia annoiato abbastanza… » disse Edward ironicamente.
« Abbastanza! » proseguì Lex che dimostrava avere un bel carattere.
Infatti le sorelle Roberts erano molto vivaci all’interno della scuola e tutti parlavano della loro iperattività, nonostante Penny sembrava più contenuta.
« Avete un aspetto orrendo… anche tu Bloom » disse Lex squadrando dalla testa ai piedi i due ragazzi.
« Nottataccia, Jordan e i suoi scagnozzi ci hanno riprovato ».
« Ohoooh! Quei visi pallidi, come vorrei averli sotto le mie mani in questo momento » ringhiò Lex strofinandosi le mani. Da Penny si sentirono arrivare degli strani rumori di ossa che schioccavano, erano le sue mani che parlavano più della bocca di Lex.
Un altro rumore di passi si avvicinò alla sala d’ingresso, questa volta più lenti ed intensi.
Dalle scale arrivò un uomo, anche lui era molto alto e robusto e fece arrivare una scossa elettrica lungo la schiena di Edward solamente con la sua apparizione. Aveva dei capelli lunghi e marroni, una barba ben curata e degli occhi blu, quasi intensi come quelli di Bloom.
Non restò molto lì, diede una piccola occhiatina al ragazzo da lontano e saluto dicendo solamente:
« Benvenuto » con tono molto serio, subito dopo tornò silenziosamente verso i piani superiori.
« Lui è uno dei pezzi forti della scuola » informò subito Lex con un simpatico ghigno. Edward stava capendo se fosse ironica o no.
« Ha un bel caratteraccio ma ci farai l’abitudine » intervenne subito Bloom.
Intanto Hamine non aveva ancora smosso il suo sguardo dal ragazzo scapigliato.
« Bene ragazze! Che dite se fate conoscere un po’ di gente al nostro Ed, magari gli date anche la sua stanza, io intanto vado a sbrigare alcune faccende » disse Bloom incamminandosi nei piani superiori.
« Ci pensiamo noi al tuo protetto » urlò Lex con Bloom che stava già salendo le scale.
Edward non poté non notare come i tre ragazzi, compreso l’uomo che era spuntato per qualche secondo, avessero dei vestiti molto simili tra di loro e abbastanza eleganti.
Le due ragazze indossavano una camicia bianca con gilet giallo senape ben abbottonato, una cravatta con nodo lento di color blu e dei pantaloni lunghi grigio scuro.
Hamine aveva gli stessi vestiti ma con una cravattina mal annodata color viola.
« Come mai siete vestiti in questo modo? » domandò Edward.
« Queste sono le divise della scuola, di giorno e durante le lezioni dobbiamo indossarle, Bloom dice che bisogna avere sempre un aspetto dignitoso » rispose Penny che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
« Esattamente! Noi ragazze abbiamo una cravatta blu ed un cappotto viola, mentre voi ragazzi una cravatta viola ed un cappotto blu. Tranne l’uomo che hai visto prima, lui si veste quasi sempre con un manto nero » continuò la sorella maggiore.
« Vedo che blu e viola sono i colori predominanti dell’isola » disse Edward.
« Sono colori molto positivi » rispose improvvisamente Bloom che era scesa per qualche istante per poi sparire nuovamente.
Edward notò che in ogni gilet, proprio all’angolo sinistro superiore era disegnato lo stemma dell’Istituto, la sfera blu incandescente.
« Allora Ed, seguici pure, ti mostriamo un po’ di meraviglie » lo invitò Lex.
Il gruppetto si avviò verso una delle stanze centrali, Hamine camminava affiancato ad Edward ma quest’ultimo non ne sembrava infastidito, anzi era felice per il caloroso benvenuto da parte del ragazzino.
Lex spalancò la porta e si avviarono per un lungo corridoio fin quando fu aperta nuovamente un’altra porta e uno spiraglio di luce ne uscì di botto che accecò quasi la vista di Edward.
Si trovarono così davanti un immenso giardino popolato da moltissime persone vestite con la divisa dell’Istituto, dovevano essere studenti pensò Edward.
Erano lì che praticavano delle tecniche ancora sconosciute per il nuovo arrivato, alcuni erano seduti a mezzo loto come se stessero facendo una meditazione, altri spostavano lentamente le mani nel vuoto come se stessero facendo Tai Chi, a tratti si vedevano scintille blu che scattavano. Si potevano notare altri gruppetti che praticavano assieme la telecinesi passandosi tra di loro un pallone, come se fosse un nuovo sport per chi possedesse capacità telecinetiche; altri ancora stavano creando dei portali anche se con scarsi risultati, ma Edward ne era immensamente meravigliato per quell’insieme di persone che stavano svolgendo pratiche psicoenergetiche.
Un particolare che colpì il giovane ragazzo fu vedere studenti di qualsiasi età, da adolescenti a persone anziane, il più piccolo doveva essere Hamine che gli stava ancora attaccato al fianco.
« Che meraviglia! » esclamò stupefatto.
« Mai visto qualcosa del genere eh? » disse Lex sorridendo. « Decine e decine di persone che praticano tecniche spirituali in un posto magnifico come questo, beh anche io ero stupefatta come te ».
« Da quanto tempo siete qui voi? » domandò Edward ammirando ogni singola persona che svolgeva la sua pratica in quel vasto giardino.
« Io e mia sorella Penny siamo qui da tre anni circa, ci trovò Bloom, un po’ come ha fatto con te. Hamine… beh lui è cresciuto qui, fu trovato da un altro insegnante » spiegò Lex.
Penny, taciturna come sempre, all’improvviso intervenne:
« Qualche bastardo lo ha abbandonato ma fortunatamente è stato portato qui ».
Di poche parole ma tagliente” pensò Edward fissando quasi intimorito la ragazza.
Improvvisamente Lex gridò alla folla di studenti attirando notevolmente la loro attenzione.
« Ehi! Ragazzi! Abbiamo un nuovo arrivato! ».
Edward diventò rosso dall’imbarazzo, più rosso del tappeto in cui qualche secondo prima aveva camminato. Gli studenti salutarono ognuno dal proprio posto, chi faceva un cenno con la mano, chi gridava “benvenuto”, altri mostravano un dolce sorriso. In mezzo alla folla Edward non poté non notare una strana ragazza che rimase impassibile alla vista del nuovo compagno, come se non le importasse nulla.
« Lex, chi è quella laggiù? » chiese Edward incuriosito.
La ragazza aveva capito benissimo chi gli indicò Edward, infatti con un espressione quasi appesantita rispose:
« Ah beh! Jacqueline Noel, una ragazza francese arrivata l’anno scorso, è un caso particolare ».
« Un caso particolare? ».
« Diciamo che è molto riservata, sappiamo poco di lei e non sembra tanto interessata ai rapporti umani, sta quasi tutto il tempo ad allenarsi » disse Lex.
« In effetti è una ragazza davvero molto dotata » continuò la sorella.
Jacqueline era tra le più brave ad aprire portali e manipolare l’energia, riusciva a far spuntare quelle sfere infuocate che Edward precedentemente aveva visto fare a Bloom.
All’improvviso il ragazzo notò degli studenti distesi nel prato verde qualche metro più in là, proprio sopra una duna.
« Lex! E loro cosa fanno? Perché stanno a prendersi il sole? »
Le due sorelle partirono con una grossa risata, persino Hamine accompagnò le compagne nella risata di gruppo, poi Penny gli rispose:
« Il sole? Ma cosa dici? Stanno provando le proiezioni astrali! ».
« Proiezioni astrali!? » domandò Edward con grande sorpresa.
« Ovviamente Ed! Qui si impara davvero di tutto » disse Lex a tratti tra una risata e l’altra.
« Si ma non gasarti molto perché è roba avanzata e non la si impara in due giorni! » intervenne Penny stroncando subito le fantasie di Edward.
In effetti Edward stava vedendo davvero svolgere una moltitudine di tecniche, sembrava essere veramente in uno di quei film di fantascienza; in alcuni momenti le sorelle avevano notato che il ragazzo si dava dei pizzicotti sul braccio, evidentemente Edward spesso controllava se stesse sognando o era tutto vero.
Le ragazze fecero fare un breve giro attorno al giardino degli allenamenti, era come se si trovasse proprio in mezzo all’immensa struttura dell’edificio, inoltre a differenza della flora esterna, in quel giardino, l’erba e le piante erano verdi.
Jacqueline sembrava non notare completamente la presenza del nuovo arrivato che invece spesso cercava di incrociare il suo sguardo, la ragazza era completamente intenta a creare portali e sfere energetiche, ma non solo, sapeva creare anche uno scudo protettivo e modellare a proprio piacimento degli oggetti intorno a sé. Edward era sicuro che quello che stava vedendo erano solo delle piccole parti del vero potere di Jacqueline, qualcosa gli diceva che la ragazza era davvero una delle più capaci dentro la scuola.
A prima vista sembrava una giovane davvero tranquilla, era poco più alta di Edward e aveva dei lunghi capelli neri come la pece, una pelle molto chiara e liscia e delle labbra rosso fuoco. Attorno agli occhi sembrava usare una matita nera, tipica da trucco, nello zigomo sinistro aveva un piccolo neo a forma di goccia. Aveva delle movenze eleganti ma allo stesso tempo molto combattive, dal suo sguardo e il suo modo di fare sembrava più una Tenebris che altro. Anche Jacqueline indossava la divisa degli studenti ma Edward non poté non notare che appeso ad un ramo dell’albero in cui sotto si stava allenando la ragazza, vi stava appeso un cappello viola particolare, sembrava simile ai tipici berretti con visiera nera che usavano i poliziotti inglesi leggermente più bombato e con lo stemma della scuola sopra la visiera.
Dopo un rilassante giro fatto nel giardino ad ammirare i vari studenti che praticavano ognuno tecniche diverse, Lex portò dentro Edward facendogli visitare altre stanze e luoghi all’interno della struttura.
Salirono al secondo piano, tutto era arredato con il solito stile neogotico – romantico, a tratti Edward sembrava essere in un’altra epoca che lo faceva letteralmente sognare.
Il secondo piano era formato da molte stanze, girando per i corridoi sembravano delle aule di lezione, in effetti proprio davanti la porta si poteva notare una targhetta con scritte le materie che probabilmente si studiavano e praticavano all’interno.
In una porta Edward vide scritto “Aula Telecinesi 1”, a seguire si trovava “Aula Scudo”, davanti a queste due vi erano esattamente “Aula Guarigione 1” e “Aula Proiezione Astrale 1”. In fondo altre due stanze si trovavano l’una di fronte all’altra; “Aula Super Vista” e “Aula Energia 1”.
« Quindi… quindi… quindi… » mormorò Lex. « Benissimo Ed! Questo è il lato destro del secondo piano e qui vengono svolte le lezioni base in cui assistono i nuovi arrivati. Come puoi vedere c’è molto roba da imparare e il numeretto che leggi accanto ai titoli stanno ad indicare il livello delle lezioni svolte all’interno, nei piani successivi ci sono gli approfondimenti a cui assisterai quando sarai pronto » spiegò velocemente Lex gesticolando più veloce delle parole.
« Se sarai pronto… » completò Penny cercando nuovamente di stroncare le gambe al nuovo compagno.
« Non ti ho mostrato tutto il primo piano perché lì trovi le cucine, i bagni, la sala cinema e altre stanze svago, ma dal secondo piano fino al quarto ci sono le aule lezione e alla sinistra di ogni piano ci sono molte più stanze e collegamenti vari con i dormitori » continuò Lex. « A proposito, molti decidono di andare a vivere nel villaggio, altri come me, Penny e ovviamente Hamine dormiamo direttamente qui ».
« Si resto anche io! » interruppe subito Edward eccitatissimo per ciò che stava vedendo.
« Perfetto mio caro! Nel lato destro di ogni corridoio sinistro ci sono i dormitori maschili, nel lato sinistro i dormitori femminili ».
« Quindi voi dormite laggiù? » chiese Edward indicando il corridoio sinistro del secondo piano.
« Io e Penny assistiamo a lezioni avanzate quindi abbiamo le stanze al terzo piano, ma ci sono altri studenti, compreso Hamine che dorme al secondo piano » spiegò Lex con il suo modo di fare svelto.
« Perfetto! Chiedevo solo per curiosità, non vorrei mica spiarvi » disse Edward con un fare scherzoso.
Penny sembrava non stare tanto allo scherzo, infatti rispose subito a tono alla battuta fatta da Edward.
« Beh, non credo che comunque ti convenga… ».
Lex conosceva bene il carattere mascolino e permaloso della sorella infatti intervenne subito con una leggera risata.
« Ahah! Sei molto simpatico! » poi continuò con la sua spiegazione. « Al quarto piano si svolgono le lezioni più avanzate e ovviamente ci sono i dormitori per gli studenti più avanzati, ti raccomando però di non andare al quinto ed ultimo piano perché è il piano degli insegnanti, tra cui Bloom e diciamo che è abbastanza riservato solamente a loro ».
Edward che con un occhio stava ancora osservando intimorito Penny, rispose tranquillamente in segno di comprensione verso ciò su cui era stato avvertito.
« Inoltre le torri sono riservate alla Meditazione e ad altre attività abbastanza riservate ».
« Sai Ed! Ogni sera alle 19:00 si svolge una meditazione di gruppo, ovviamente per chi vuole partecipare, basta andare nella torre meditazione e… saper meditare… » disse Hamine che fin’ora era stato silenzioso e attaccato al braccio di Edward. « Mi piacerebbe molto se tu ci fossi stasera! ».
« Sei molto dolce Hamine! Spero di iniziare subito le lezioni così da poter partecipare alle meditazioni serali! ».
Penny sembrava stesse sbuffando, non era molto sensibile e odiava le situazioni sdolcinate. Lex ammirava il bel rapporto che si stava creando tra Hamine ed Edward, ma sapeva bene che quel bambino era dolce e molto affettuoso con tutti, un angelo senza ali.
« Direi che per oggi va bene cosi Ed! Questa è la chiave della tua stanza, la numero 7 » Lex diede la chiave ad Edward e fece le ultime raccomandazioni. « In stanza hai già le tue divise, altri vestiti giornalieri che immagino tu non abbia visto il tuo arrivo inaspettato per te ».
« In effetti ci stavo pensando un po’ » disse Edward con un espressione di sollievo.
« Alle 20:00 abbiamo la cena, ovviamente puoi mangiare con tutta la scuola o semplicemente mangiare per conto tuo, sentiti libero, non ci sono vincoli sui pasti ».
« E quando si spengono le luci? » domandò Edward.
Lex alzò il sopracciglio, non aveva ben capito cosa intendesse il suo nuovo compagno, ma Penny aveva ben intuito cosa intendeva dire e rispose con il suo solito modo tagliente.
« Che luci? Siamo mica all’asilo! Ognuno va a dormire quando vuole e può uscire quando vuole, ovviamente tranne durante le lezioni ».
Lex e Hamine risero, poi la ragazza diede una pacca sulla spalla di Edward e si avviarono giù per il corridoio, ma Edward li trattenne ancora per qualche secondo.
« Sapete ragazze… ancora non credo a tutto ciò che sto vivendo » disse con un estrema felicità che gli brillava in viso. « Per tutta la vita mi sono sentito fuori posto, non capito da nessuno, preso in giro da quasi tutti… di continuo… ».
« Lo so Ed, come molti di noi… » disse Lex che aveva ben compreso i sentimenti esplosivi del ragazzo.
« Voglio dire… ho dovuto lasciare la mia famiglia così all’improvviso e mi mancano ma per me è un onore essere in questa scuola e vivere insieme a voi e lottare per qualcosa di grande… tutti assieme… » le guance di Edward erano diventate leggermente rosse e stava iniziando a balbettare per le intense emozioni che provava.
« Anche noi abbiamo avuto un burrascoso passato, come quasi tutti qui, questo perché da sempre hanno saputo chi siamo e lavorato con tutte le loro forze per renderci la vita impossibile » anche Lex si stava facendo trascinare dalle emozioni.
« Intendi i Tenebris? » domandò quasi insicuro Edward.
« Anche… ma ci sono esseri di cui non spetta a me parlartene ».
Edward avrebbe tanto voluto sapere di chi parlasse la sua compagna ma per quei due giorni aveva avuto fin troppe informazioni e stava iniziando a dimenticare qualcosa, pensò che era meglio aspettare a quando sarà stato il momento.
« Adesso va a lavarti, puzzi di lupo! » disse Lex facendo un simpatico occhiolino.
Edward sorridendo si voltò verso i dormitori e vi si avviò quasi saltellando di gioia, aveva il corpo che si muoveva da solo dalla felicità, si sentiva elettrizzato, avrebbe potuto affrontare tutte le sue paure ed insicurezze con un semplice sguardo, per lui tutto ciò che stava vivendo era la realizzazione di un sogno che durava da diciassette anni.
Arrivò alla porta numero sette, vide da una finestra che si stava facendo buio e magicamente si accesero con una piccola fiamma blu dei lumini che si trovavano giusto accanto ad ogni porta.
Entrò in stanza e vide che era più di quanto si stesse immaginando. Era molto spaziosa e aveva un letto matrimoniale, sembrava davvero comodo, accanto un armadio con ante aperte a posta per far vedere subito la presenza dei vestiti che vi erano. Dall’altra parte una sedia a dondolo in legno pregiato, come tutti i mobili presenti in stanza, con poggiati su i vestiti della divisa. Nella parete destra vi era una bella scrivania con un computer a schermo piatto, Edward non ne aveva mai avuto uno ma non era un fanatico della tecnologia. In fine vicino a letto vi era una finestra con una bella tenda rossa che creava un atmosfera davvero elegante ed una piccola televisione accanto alla porta di ingresso.
Edward si avvicinò alla divisa per poterne cogliere i dettagli, ammirava molto quel modo di vestire, vicino alla cravatta vide un bigliettino che aprì subito e iniziò a leggere:

Ciao Edward! Sono davvero felice tu abbia accettato di vivere completamente all’interno dell’Istituto, mi sono presa la briga di farti avere la divisa e spero sia la tua misura, ne ho presa una piccola quindi dovrebbe starti bene! Scherzi a parte, sono felice tu sia con noi e per qualsiasi cosa premi il pulsante verde del telefono sopra il comodino e qualcuno armato di pazienza cercherà di soddisfare la tua richiesta, attento a non esagerare! Ti aspetto a cena.

Ps: Ovviamente la stanza è provvista di un bagno personale, lavati!

                                                                                             Bloom

 

Edward sorrise leggendo quel bigliettino, ammirava tanto Bloom e capì perché lo lasciò momentaneamente qualche oretta prima. In effetti voltandosi alla sua sinistra notò una porta che conduceva al bagno.
« Ok mi sa che mi farò una bella doccia e alle 20:00 puntuale scendo giù ».

Si fecero presto le 20:00 e tutti gli studenti che abitavano nella scuola si riunirono nei tavoli di una sala immensa, sembrava essere dentro un locale tipo ristorante, ma era tutto di proprietà dell’Istituto. Non si seguiva un ordine preciso di posti ma tutti potevano sedersi con tutti, compresi gli insegnanti con gli alunni. Non c’era una vera e propria gerarchia rigida, tutti avevano buoni rapporti tra di loro, basta che si portasse rispetto.
Edward scese le scale e arrivò al primo piano, in effetti non sapeva bene dove si trovasse la sala così iniziò a seguire un po’ le masse di studenti che vedeva. Tra le folle si potevano vedere persone anziane che chiacchieravano con ragazzi, anche gente sui trent’anni che si mischiava perfettamente con studenti di tutte le età oppure persone di nazionalità diverse che condividevano momenti di gioia, era qualcosa di meraviglioso, dava un vero senso di unione al di là dell’età, della nazione, del sesso e sicuramente del ceto sociale.
Improvvisamente di fianco a lui passò una ragazza dalla folta capigliatura nera, lasciò una scia di un dolce profumo, era tutta vestita di nero e indossava delle converse. Negli orari serali gli studenti potevano indossare i vestiti che preferivano, a meno ché non ci fosse un particolare evento o lezione che si estendeva anche nelle ore notturne.
Edward riconobbe subito che quella ragazza era Jacqueline, non sapeva perché ma voleva scambiare due parole con lei, visto che non aveva ricevuto nemmeno un piccolo saluto di accoglienza. Quel momento sembrava adatto per chiedere dove si trovasse la sala della cena.
« Ehi! Scusami… sapresti dirmi dove… ».
« In fondo, l’ultima sala a sinistra » rispose Jacqueline senza nemmeno girarsi con i capelli che dondolavano un po’ a destra e un po’ a sinistra.
« Ok… g – grazie » rispose Edward abbastanza deluso per la reazione della compagna.
Ma in quel momento la sua attenzione fu completamente catturata da qualcos’altro, per certi istanti la voce gli venne a mancare, una presenza si era avvicinata a lui, qualcuno che era tremendamente familiare, poi sentendo la voce capì.
« Ehilà ragazzo! Ci si rivede! ».
Era Lawrence, l’uomo vestito molto elegante che aveva conosciuto qualche giorno prima al parco La Montagnola, quell’uomo che incontrò in quella panchina e gli lasciò un misterioso ricordo.
« Non posso crederci… tu… tu… » Edward cercava le parole per proseguire.
« Esattamente ragazzo! Sono felice tu ti ricordi di me! » disse Lawrence mostrando un bel sorriso nel suo faccione paffuto.
Edward sentì il forte istinto di abbracciarlo, era così felice che avrebbe persino abbracciato Bicipite se lo avesse visto lì dentro, ma si contenne e si limitò ad esternare qualche emozione.
« No, sono felice io di vederti qui, non me lo aspettavo davvero! ».
« In effetti è stato un incontro molto breve il nostro, ma ne ero sicuro che ti avrei incontrato qui dentro, Bloom non sbaglia mai » disse Lawrence poggiando una sua manona sulla spalla del ragazzo.
« A proposito, sono Lawrence Gorwell, mi sembra il minimo adesso presentarmi come si deve ».
Lawrence vestiva sempre elegante, anche quando non si indossava la divisa, aveva un portamento davvero raffinato e servile, sembrava svolgere qualche pratica giuridica, inoltre trasmetteva un aria molto tranquilla e pacata.
« Hai dato già un occhiata in giro? Ti sei ambientato un po’? » domandò Lawrence premuroso.
Edward aveva un sorriso stampato sul viso, era troppo preso da tutti questi incontri che gli procuravano continui sorrisi che ad un certo punto iniziarono a fargli male gli zigomi.
« Oh si! Sono andato in stanza, mi sono lavato e cambiato, inoltre Lex, Penny e Hamine mi hanno fatto fare un giro al secondo piano ».
« Ottimo! Sono brave ragazze quelle, inoltre fanno sempre da accoglitrici ogni volta che viene qualcuno ».
« A proposito, tu in che piano stai? » domandò gentilmente Edward sperando di non essere troppo invasivo.
« Eh! Mio caro, non credo proprio stiamo allo stesso piano, io sto al quarto ».
« Wow! » esclamò di colpo Edward. « Quindi sei qui da parecchio tempo e assisti alle lezioni più avanzate! ».
Lawrence fece un mezzo sorriso, poi sistemandosi il nodo della cravatta con una certa eleganza rispose:
« Diciamo di si, infatti sono un assistente e quando Bloom e gli altri due insegnanti non possono svolgere qualche lezione al secondo piano, me ne occupo io ».
Subito dopo continuò:
« A Proposito! Hai conosciuto gli altri due insegnanti? ».
Edward scosse la testa, poi si lasciò trasportare dalla innata simpatia che provava per Lawrence e si fece scappare un timido abbraccio.
« Sarei felice di averti come aiuto – insegnante! ».
Lawrence non si aspettava una reazione del genere, in fondo era un uomo enorme ma molto tenero dentro, infatti ricambiò l’abbraccio che aveva appena ricevuto.
« Per me sarebbe un grande piacere! » disse con tono commosso. « Bene! Adesso è ora di andare a cena! Cerchiamoci un tavolo assieme! ». L’enorme pancione di Lawrence iniziava a fare strani rumori, brontolava ma questo non lo imbarazzava minimamente.

La cena era iniziata, la sala era davvero grande, Edward aveva la sensazione che ogni stanza nuova che vedeva era sempre la più grande delle precedenti, sembrava quasi un effetto magico ma in fin dei conti non era così strano anche se lo fosse stato davvero, la sua mente iniziò ad adattarsi al suo nuovo mondo.
C’erano molti tavoli circolari e tutti condividevano la cena raccontando storie, esperienze, avvenimenti e riflessioni varie sul percorso personale. Bloom era seduta con un gruppo di studenti in un tavolo abbastanza distante da quello di Edward che invece si trovava quasi all’ingresso della porta d’entrata. Era seduto al fianco di Lawrence e condivideva il tavolo con Hamine, Lex e Penny, i compagni conosciuti in quella giornata.
In alcuni momenti Edward si lasciava scappare un occhiatina verso il posto di Bloom, sembrava volesse averla vicino al suo fianco e quelle ore in cui non si erano visti avevano già procurato una piccola mancanza al nuovo membro  che si stava affezionando velocemente.
Lawrence sembrava molto ordinato anche nel modo di mangiare, raffinato e composto, stava discutendo di alcune leggi che avevano in mente di attuare in Canada, il suo paese di provenienza ma gli altri componenti del tavolo sembravano annoiati dalla conversazione. Edward non ebbe più dubbi, doveva essere avvocato o un politico.
Ad un certo punto Lex, che aveva ben notato la vitalità del tavolo, cercò di cambiare argomento e fece notare che gli altri due insegnanti mancavano alla cena.
« Lawrence, come mai stasera c’è solo Bloom? ».
« Beh! Lo sai che il fine settimana non ci sono mai gli insegnanti, sono giusto andati dopo la meditazione di gruppo » rispose Lawrence movendo il bicchiere come se stesse sorseggiando del vino pregiato. Era solo dell’acqua frizzante.
« Come mai non sono presenti il fine settimana? » domandò Edward, poi si affrettò ad aggiungere « se posso sapere ovviamente ».
« Certo che puoi sapere! Sentiti più libero ragazzo! » disse subito Lawrence dando un’altra paccona sulla spalla di Edward che gli fece rovesciare il bicchiere d’acqua che aveva in mano. « Ops! Scusami ragazzo! ».
Penny che ancora non aveva aperto bocca a tavola rispose:
« Il fine settimana gli insegnanti e alcuni studenti avanzati vanno a compiere delle missioni, molto interessanti… ma ovviamente non possono dirlo ai novizi su cosa si trattano queste missioni ».
In quel momento si avvicinò al tavolo un ragazzo molto alto e magro, aveva dei capelli ben pettinati con la riga di lato, biondo cenere. Anche lui era ben vestito, non quanto Lawrence naturalmente, si avvicinò ad Edward e gli tese la mano per presentarsi.
« Piacere Edward! Mi chiamo Giuseppe Salenti, sono italiano come te! ».
Edward tese subito la sua mano e la strinse a Giuseppe, era felice di incontrare un altro italiano dentro la scuola.
« Oh! Fantastico! Che piacere conoscerti Giuseppe ».
« Spero ti sia già ambientato e che ti possa trovare bene con il resto del gruppo, so che non è facile adattarsi subito in un ambiente nuovo, soprattutto se si hanno difficoltà a relazionarsi » disse Giuseppe mostrando un sorriso con denti che luccicavano.
Edward ebbe una strana sensazione che avesse davanti un tipetto particolare, non gli aveva fatto una buona impressione a pelle come i restanti membri che aveva conosciuto, si sentì quasi preso in giro per la frase che aveva appena sentito.
« In che senso “difficoltà a relazionarsi”? Non capisco ».
« Non sembri un tipo molto sveglio e intraprendente, ovviamente non ti sto criticando, per l’amor di dio, ognuno ha un suo carattere e una sua storia da raccontare » rispose Giuseppe con aria quasi arrogante.
Edward non sapeva cosa dire, all’improvviso un ragazzo gli si era avvicinato per presentarsi gentilmente e subito dopo lo prese per una persona stupida, chi era questo Giuseppe? E con quale diritto osava rivolgersi così con una persona sconosciuta.
Lex conosceva bene Giuseppe, sapeva che era il tipico ragazzo con l’ego alle stelle, benché fosse comunque un bravo giovanotto qualche anno più grande di Edward, aveva il difetto di sentirsi un passo avanti rispetto alla sua vera posizione.
« Ho conosciuto Edward questo pomeriggio e ti assicuro che è una persona brillante » disse Lex.
« Sarà sicuramente come dici tu » sorrise Giuseppe, poi salutò i componenti del tavolo e tornò al suo posto.
« Non far caso a quel ragazzo, è convinto di essere il migliore, è qui dall’anno scorso ma già da subito si sentiva superiore a noi » continuò Lex cercando di rasserenare Edward che assunse un espressione del tutto schifata.
« Figurati, ho a che fare con gente del genere da tutta la vita, sinceramente non mi danno più fastidio certo comportamenti » rispose Edward.
La prima cena di Edward all’interno della scuola era andata bene, escludendo la fastidiosa comparsa di Giuseppe Salenti, era stata una giornata molto esaustiva. Erano circa le 22:00 e i vari studenti stavano tornando nelle loro stanze, altri, che abitavano nel villaggio, tornarono nelle loro abitazioni. Edward avrebbe preferito tanto poter rimanere ancora sveglio con i nuovi compagni conosciuti quel giorno e soprattutto Lawrence, che aveva incontrato qualche giorno fa.
Avrebbe voluto tanto uscire e fare una passeggiata tra quei boschi viola e blu, incontrare qualche animale selvatico con qualche strana forma o colore. In fine decise di tornare in stanza, pensò all’ultimo che era meglio prepararsi per bene per la prima lezione dell’indomani ed essere ben riposato.
Tornato nella sua stanza, la numero sette del secondo piano, preparò per bene la divisa appendendola in un anta dell’armadio dedicata solo ad essa. Da sotto la porta di ingresso scivolò un bigliettino, firmato nuovamente da Bloom.
Spero che la cena sia andata bene, non preoccuparti avremo modo di stare assieme nei prossimi giorni, goditi bene la scuola e fai amicizia con tanti studenti. Volta questa pagina perché ti ho scritto gli orari delle lezioni per la prossima settimana. Ti auguro una buona nottata!

                                                                                                Bloom

 

Lunedi

Ore 09:00 Lezione sulla Meditazione

Ore 15:00 Lezione sulla Super Vista

 

Martedi

Ore 09:00 Lezione Scudo Protettivo

Ore 15:00 Lezione Guarigione 1

 

Mercoledi

Ore 09:00 Lezione Telecinesi 1

Ore 15:00 Lezione Energia 1

 

Giovedì

Ore 09:00 Lezione Proiezione Astrale 1

Ore 15:00 Ripasso generale

 

Venerdi

Ore 09:00 Missioni riguardo il proprio piano di lezioni

 

Edward era meravigliato nel leggere quegli orari scolastici, non si studiava matematica, elettronica, chimica, ma materie che forse valeva davvero la pena apprendere al meglio. Sognando ad occhi aperti si buttò sul letto, finalmente un letto caldo e morbido, era ancora vestito e con il foglio degli orari delle lezioni in mano, l’indomani sarebbe iniziata finalmente la sua prima lezione e da lì avrebbe iniziato il suo primo passo verso la sua grande evoluzione, verso la comprensione del vero sé e della sua Anima, ancora non ci credeva.
Per un attimo gli tornò in mente la madre, Maria, pensò a cosa stesse facendo, com’era la sua salute vista la sparizione del figlio, si sentiva un po’ in colpa per ciò che aveva fatto e sperava tanto che in qualche modo potesse capire la sua scelta, potesse sapere che era ancora vivo e che la stava pensando con tutto l’amore che un figlio prova per la madre. Poi tra un pensiero e l’altro, scivolò dolcemente in un sonno profondo, lì con ancora i vestiti addosso e l’orario delle lezioni in mano.

 

Emanuele

 

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