Animarum (Cap. 4)

Capitolo 4 – La donna dai capelli blu

 

Erano quasi le 11:40, Edward aspettava da quasi mezz’ora l’arrivo del bus e alle 11:50 sarebbe arrivata Jessy in stazione. Il mezzo era il numero 20, la stessa linea in cui qualche giorno fa fece quell’emozionante incontro, infatti nell’attesa sperava che una volta salito sul mezzo di trasporto avrebbe potuto esserci ancora quello sguardo che lo stava aspettando.
Iniziava a tirare un po’ di venticello, come aveva appena visto dalle finestrelle dello stabile di casa sua, la giornata sembrava molto particolare, era mattina, un sole che spaccava le pietre nonostante fosse febbraio ma dominava un atmosfera parecchio insolita, con un colore da tramonto che stava sfumando la città verso un arancione incantato. Edward continuava a controllare il suo cellulare per tenere sott’occhio l’orario, i bus di Bologna non sempre erano puntuali, anzi era raro che lo fossero, uno dei motivi per cui il ragazzo preferiva uscire sempre camminando a piedi, lì dove fosse possibile; passarono altri tre minuti ma non c’era nessun segno di mezzo di trasporto in arrivo. Ad un certo punto una signora alta e molto magra, tra la sessantina di età, che si trovava di passaggio, notò che il ragazzo attendeva impaziente alla fermata, si avvicinò a lui e gli disse:
« Giovanotto! Aspetti il bus? ».
Edward si voltò verso la signora che arrivò di spalle e con aria un po’ scocciata rispose:
« si ma sarebbe già dovuto passare più di mezz’ora fa e ancora non sembra esserci traccia ».
« Bé questo perché oggi c’è uno sciopero generale dei mezzi di trasporto, non credo che ti sia ancora utile aspettarlo » disse la signora.
Edward assunse un espressione ancora più scocciata di prima, erano passati parecchi minuti da quando era alla fermata ad aspettare e a quanto pare inutilmente.
« Ne hanno parlato proprio in questi giorni in televisione, è strano che tu non abbia sentito nulla » continuò la signora che guardava scioccata il ragazzo che non sapeva nulla di una notizia che girava da almeno una settimana.
« Diciamo pure che non guardo molto la TV » disse Edward, « pazienza, farò una corsa in stazione » e ringraziando la signora che era stata tanto gentile da informarlo, se ne andò con passo accellerato.
Ci mancava anche questa, adesso dovrò fare in fretta o oggi con Jessy saranno guai” pensò mentre gradualmente aumentava la velocità del passo fino ad iniziare una corsetta.
Fortunatamente era un sabato mattina tranquillo sotto il punto di vista del traffico stradale ma anche sui marciapiedi giravano poche persone, questo rendeva più semplice e scorrevole il tragitto per arrivare in stazione, ma erano già le 11:50 e puntuale come un orologio svizzero, Jessy iniziò a chiamare Edward per sapere che fine avesse fatto.
La ragazza non era abituata ad aspettare troppo, le volte precedenti in cui arrivava in stazione, mamma Maria e papà Stefan si facevano già trovare pronti ad aspettarla all’ingresso con tanto di spuntino appena comprato, quindi quei pochi minuti di attesa la rendevano nervosa e molto logorroica e questo dava un enorme fastidio ad Edward. Accelerò il passo di botto, mandò in fretta e furia un messaggio di risposta alla sorella cercando di mettere assieme più parole comprensibili vista la situazione frettolosa, con un occhio controllava la tastiera del cellulare, con l’altro che non sbattesse nel mentre contro qualche palo della luce o peggio ancora contro una povera vecchietta.
Mentre si dirigeva con passo ormai svelto dalla sorella, Edward iniziò a notare dei piccoli eventi strani per le strade come l’insegna di un negozio con un led blu elettrico che diceva Sbrigati! La tua vita sta per cambiare! e ne fu attratto molto, qualche metro più avanti un gruppo di ragazzi che stavano festeggiando qualche evento, passando la strada principale tenevano un grosso striscione con scritto Oggi sarà un giorno speciale per te e iniziò a stupire parecchio il ragazzo che ormai era madido di sudore per l’attività fisica inaspettata.
Era arrivato alla Montagnola e da lì a breve sarebbe giunto in stazione quando notò ancora una volta un messaggio che lo colpì più dei precedenti. Una scritta blu fatta con una bomboletta spray su un muro bianco Non sei ciò che credi di essere con accanto il disegno del viso di una donna dai capelli blu.
Edward rimase sbalordito e si fermò qualche istante ad osservare quel disegno sul muro, nel mentre riprendeva fiato.
Che diavolo succede stamattina? Cosa sono questi continui segnali?”. Ricollegò in un attimo con gli incontri fatti nei giorni precedenti, la ragazza misteriosa dai capelli e occhi blu e quel tizio strano di nome Lawrence che gli fece intendere un cambiamento in arrivo, tutto ciò stava seriamente turbando Edward più per il fatto che non stava minimamente capendo cosa stesse succedendo.
Il cellulare riprese a suonare ancora una volta, Jessy stava diventando davvero impaziente di aspettare e sicuramente aspettava un orrendo viaggio di ritorno ad Edward, nonostante fratello e sorella non si vedessero da vari mesi; così, dopo essersi asciugato la fronte e aver scritto nuovamente alla sorella, il giovane mingherlino ritornò in direzione stazione.
Il parco La Montagnola era situato molto vicino alla stazione dei treni quindi bastavano pochi minuti ed Edward finalmente sarebbe arrivato ma sorte volle che qualche strada prima seduta su una panchina ci stava Giorgia e sapendo che il suo caro amico sarebbe andato quella mattina in stazione per prelevare la sorella Jessy, pensò bene di farsi trovare lì per poter incontrare il ragazzo e finalmente chiarire quanto era accaduto tra di loro.
Visto l’atteggiamento che aveva la ragazza sembrava proprio che aspettava lì da ore, era seduta su una panchina vicino la stazione e aveva un modo di fare un po’ agitato e stufo di stare in attesa, controllava ripetutamente l’orologio, probabilmente era arrivata molto prima per poter parlare con Edward e poi lasciarlo libero nelle sue faccende di famiglia.
Deciso a dirigersi da Giorgia, il ragazzo attraversò la strada verso la sua direzione, in qualche modo avrebbe gestito la situazione con lei e la sorella, ma proprio mentre stava attraversando per arrivare nel marciapiede di fronte accadde qualcosa che lo scosse ulteriormente, la misteriosa donna dai capelli blu era qualche metro più avanti rispetto alla sua amica che lo attendeva impaziente ma si dirigeva in direzione opposta alla stazione.
Trasalirono forti brividi che pietrificarono Edward, da una parte aveva Jessy che lo stava aspettando già da mezz’ora, da un’altra Giorgia, anche lei impaziente di vederlo per chiarire una volta per tutte ciò che era accaduto l’ultima volta che si erano visti e in fine c’era lei… quella donna che lo attirava tantissimo, seppure non sapesse chi era ma di una cosa era assolutamente certo, qualcosa dentro gli sussurrava che se fosse riuscito ad incontrare quella persona misteriosa avrebbe avuto tutte le risposte alle domande che per anni e anni lo tormentavano, era un occasione che non poteva farsi sfuggire, l’aveva già vista due volte ed entrambe le volte fu pervaso da emozioni incredibili mai provate prima.
Iniziò un vortice di pensieri dentro la mente di Edward, doveva sbrigarsi a fare una scelta, Giorgia, Jessy o la donna dai capelli blu? Doveva farlo subito anche perché pietrificato in mezzo alla strada non sarebbe durato molto, per fortuna era una giornata tranquilla. Era una scelta importante.
Di colpo si girò verso la sua sinistra e piano piano senza farsi vedere dalla sua amica cercò di sparire da quel punto mettendosi a riparo dalla strada e soprattutto seguendo con gli occhi la direzione della sua scelta, la donna dai capelli blu.
Non sapeva a cosa sarebbe andato in contro ma decise di seguire quell’istinto che lo catapultò da lei; si riparò camminando a fianco di alcune macchine posteggiate cercando di sparire del tutto da lì, quando vide che ormai era lontano dal raggio visivo di Giorgia, con uno scatto felino si precipitò verso la donna che aveva ormai voltato l’angolo verso una stradina secondaria.
Devo sbrigarmi a raggiungerla o avrò combinato un macello inutilmente”, arrivando anche lui in quell’angolo, svoltò e magicamente vide il suo obiettivo che inspiegabilmente era già arrivato in fondo alla via.
« Ma come diavolo è possibile! » esclamò alzando un sopracciglio, « ok via! Non perdiamo altro tempo » e si lanciò a tutta velocità verso la donna che ancora una volta si ritrovò a svoltare verso un’altra stradella.
« Ecco ci risiamo! » esclamò nuovamente vedendo la donna sparire, intanto iniziava a farsi sentire il fiatone.
Quando anche Edward arrivò in quell’angolo e svoltò a tutta velocità verso la direzione che aveva qualche secondo prima imboccato la donna, vide ancora una volta quest’ultima in fondo alla via, era come se si teletrasportasse in una manciata di secondi rendendola quasi irraggiungibile.
« Non ci credo! Ancora! » altro scattò che lo portò immediatamente a girare per la terza volta verso la direzione che imboccava la donna, “questa volta giuro che ti becco”, effettivamente il personaggio misterioso smise di svoltare in altre strade continuando su una via dritta, “adesso ti raggiungo!”.
La situazione sembrò diventare ancora più strana, più Edward correva aumentando la velocità, più inspiegabilmente il suo obiettivo si allontanava, nonostante questo stesse solo camminando, come se qualcosa fuori dal comune allungasse la loro distanza in modo proporzionale alla velocità del povero ragazzo.
« Ehi tu! Capelli blu! » iniziò a gridare, cercando disperatamente di attirare la sua attenzione visto che sembrava al momento l’unica possibilità per raggiungerla. « Si fermi! Voglio solo parlarle! ».
La donna sembrava non notare completamente le urla, camminava con una postura dritta e molto tranquilla, le solite mani nelle tasche del cappotto nero, la solita coda blu che si dondolava un po’ a destra e un po’ a sinistra.
Intorno a loro nessuno sembrava notare nulla, tutti proseguivano la loro vita tranquillamente, come se in quel momento Edward fosse entrato in una dimensiona a parte, continuava ad urlare cercando di farsi sentire ma invano, quando ad un certo punto arrivò senza nemmeno accorgersene in uno strano piazzale, completamente isolato, non c’era anima viva e proprio lì improvvisamente la donna scomparve dissolta nell’aria. Edward rimase a bocca aperta, iniziò a pensare che probabilmente aveva visto male considerando la distanza tra i due, si asciugò la fronte, iniziò disperatamente a girare a destra e sinistra cercando di catturare con lo sguardo qualsiasi cosa blu si presentasse nel raggio della sua vista ma nulla, in quel piazzale non si muoveva nemmeno una foglia.
Notò con sua sorpresa come quel posto non gli era per nulla familiare, non riusciva minimamente a collegarlo a nessun nome, nessuna via che conoscesse, eppure conosceva bene Bologna, ma quel luogo era completamente sconosciuto.
« Ma dove diavolo mi trovo qui? Oioi sembra di aver sbattuto la testa » disse portandosi la mano destra sulla nuca e facendo una smorfia di dolore.
« Non riesco a capire davvero cosa stia succedendo ».
Poi cercando di mettere a fuoco la sua attenzione cercò di leggere il nome delle vie ma stranamente le vie risultavano completamente senza anonime, senza numero civico, la piazzetta non aveva nessun cartello, davanti a lui solamente case diroccate dall’aspetto completamente disabitato e giusto qualche albero.
Sembra di trovarmi dentro ad un sogno, forse adesso suona la sveglio e ritorno nella vita reale” ma non accadde nulla, poi improvvisamente una voce da dietro si alzò:
« Non stai sognando, è tutto reale ciò che stai vivendo ».
Edward non poté credere a ciò che aveva appena sentito, lui aveva solo pensato quella frase ma non disse nulla ad alta voce ma qualcuno dietro di lui aveva sentito i suoi pensieri e lentamente si voltò vedendo con sua grandissima meraviglia la donna dai capelli blu che lo guardava con un mezzo sorriso a pochissimi metri di distanza, la fissò per qualche secondo sbalordito e poi svenì. La strana tizia fece una dolce risata e poi disse:
« mi sa che questa volta ho esagerato, sarà meglio portarlo sotto quell’albero ».
Successivamente la dolce donna prese Edward, essendo abbastanza leggero, lo spostò sotto una quercia riparandolo dal sole e sedendosi accanto a lui in posizione di loto aspettò il suo risveglio.
Passarono circa due ore da quando Edward perse i sensi, si trovò sdraiato sull’erba sotto la quercia che gli faceva una dolce ombra, braccia e gambe divaricate, aprendo gli occhi davanti a lui vide solo le foglie dell’albero che si muovevano dolcemente spinte da un venticello che gli accarezzava anche il viso, passò qualche istante a contemplare quel momento quando di botto si ricordò cosa era appena successo e voltandosi alla sua destra poté osservare l’angelo dai capelli blu che lo stava osservando a sua volta, con quel suo solito sguardo incantato, con quegli occhi che penetravano l’anima.
« Ti prego dimmi che non mi hai drogato » disse Edward con voce ancora tremante.
La ragazza fece una dolce risata, si coprì la bocca con una mano proprio come avrebbe fatto un angelo e poi disse:
« Hai preso una bella botta cadendo lo sai? Per fortuna non ti sei fatto nulla ».
Edward si tocco la nuca verso il lato destro e aveva un piccolo bernoccolo, dovuto ovviamente alla botta cadendo a terra.
« Beh… insomma » disse strofinandosi la parte infortunata.
La dolce donna aveva ancora il sorrisino stampato sul viso, con quelle labbra rosee che spiccavano molto su quella carnagione chiara.
« E comunque non mi permetterei mai di drogarti Edward » disse tornando alla domanda del ragazzo.
Edward era ancora sdraiato, in effetti si sentiva molto rilassato, più del solito e l’idea di doversi rialzare era davvero ardua, ma fu scioccato dal fatto che quella donna conoscesse il suo nome.
Dopo vari incontri, emozioni, rincorse, eccola lì davanti a lui, sotto una quercia e con un tale benessere che forse solo una meditazione profonda poteva dare.
« Mi puoi dire cosa è successo? E dove siamo? E come conosci il mio nome? » domandò il ragazzo cercando di alzarsi e mettersi a sedere.
« Ehi! Piano con le domande, goditi ancora un po’ questa pace che stai provando ».
Edward poggiò la schiena contro la quercia, distese solo le gambe e continuò a fissare con sguardo stupito quella donna che gli parlava come se lo conoscesse da tempo.
« Ti ho vista varie volte, prima passeggiare sotto casa mia, con quei capelli blu brillante, poi in autobus e oggi in stazione, non ho potuto resistere e ho anche lasciato mia sorella lì » poi pensò di colpo a sua sorella che era rimasta sola, guardò l’orologio ed erano passate due ore da quando dovevano incontrarsi e per di più aveva il cellulare pieno di chiamate perse da parte di Jessy, sua madre, suo padre e Giorgia.
« Porca miseria! Adesso si che sono nei guai… stavolta avranno ragione… ».
« Di cosa stai parlando Ed? » chiese la donna ancora completamente sconosciuta.
« Eh.. mia cara fata turchina, per seguire te mi sono messo in mezzo ai guai con la mia famiglia ».
« Tuo padre ti darà del filo da torcere eh? » continuò la donna facendo un sorrisetto come di chi ne sa un po’ troppe.
Edward non si era ancora del tutto ripreso, sentì pronunciare quella frase, pensò che questa ragazza sapeva un bel po’ di cose della sua vita, ma non ne era del tutto preoccupato, più che altro era confuso e voleva delle risposte ma un istinto dentro lo faceva sentire totalmente a suo agio in quel posto con quella compagnia.
« Vedo che mi conosci bene ».
La donna fece un altro mezzo sorriso coprendosi con una mano e disse con un tono molto dolce:
« Più di quanto tu conosca te stesso forse ».
Edward non era ancora del tutto lucido probabilmente per non mostrare un minimo di preoccupazione da ciò che diceva la sconosciuta al suo fianco, poi si fece avanti e le chiese:
« Posso almeno sapere il tuo nome? ».
La donna sembrava aspettasse quel momento infatti rispose tempestivamente alla domanda del ragazzo.
« Bloom! Perdonami, non ti ho detto nulla, ma mi chiamo Bloom ».
Edward sorrise, chissà perché si aspettava qualcosa del genere, un nome positivo, dolce, di vita.
« Hai un bel nome Bloom, credo che io non debba presentarmi » disse Edward e poi domandò ancora: « solo Bloom o hai anche un cognome? ».
« Solo Bloom » rispose la donna con un fare leggermente misterioso.
Edward non era solito invadere troppo la privacy delle persone e preferì  non insistere sul sapere il cognome ma passò alla domanda sull’età non avendo ancora capito quanti anni potesse quella strana compagnia.
« Non riesco a capire quanti anni tu possa avere, a tratti sembri una ragazza della mia età, in altri momenti ho la sensazione che tu sia una donna adulta ».
Bloom arrossì leggermente, forse una delle due opzioni era stato un complimento per lei, poi con suo fare adagiante risposte:
« Ho 29 anni, sono molto giovanile e allo stesso tempo, in base alle circostanze so anche essere una donna con un bel carattere ».
Edward continuò a fissarla con quello sguardo di chi voleva avere tantissime informazioni in un solo istante.
« Allora Edward » disse Bloom alzandosi in piedi, « vuoi che ti accompagni a casa? Magari la tua famiglia si sta chiedendo dove sei ».
« In effetti me lo sto chiedendo pure io dove sono, non riconosco questo posto e poi non c’è nessun cartello, nessuna indicazione » rispose il ragazzo appoggiato comodamente sulla quercia.
« E questa quercia? Questa bellissima quercia… non mi sembra di averla mai notata ».
Bloom lo guardava con sguardo davvero entusiasta, esprimevano tanta vita e gioia e sembrava che volesse dirle un mare di informazioni ma doveva andarci piano.
« E comunque no, non voglio andare a casa » concluse il ragazzo.
Scattò un altro sorriso angelico di Bloom con una piccola risata sonora e poi mettendosi le mani nei fianchi disse:
« Ottimo ragazzo! Volevo proprio sentirmi dare questa risposta! ».
Anche Edward si lasciò scappare una mezza risata, non sapeva perché ricevette quella risposta, nella sua totale confusione era divertito, forse stava sognando, forse era tutto reale ma in quel momento si sentiva davvero in pace e con una persona che sembrava conoscesse da molto tempo.
Bloom sembrava davvero una donna intelligente, sveglia, per di più aveva la particolarità che non sbatteva le palpebre degli occhi, rendendo il suo sguardo sempre penetrante e quegli occhi blu sempre accesi come un faro. Aveva un fisico davvero sportivo ed era più alta di Edward, il suo bel cappotto nero che arrivava fino alle ginocchia e dei pantaloni verdi molto insoliti, con uno strano stile elegante che riportava agli anni quaranta.
« So che ti stai facendo davvero molte domande, su di me, su ciò che sta accadendo, ma devo andarci piano Edward perché a volte la mente umana può essere fragile e non ci vuol nulla a creare dei traumi » disse Bloom.
«  Dei traumi? Ti prego spiegati meglio.. » chiese Edward con tono un po’ preoccupato.
« Stai tranquillo, non hai nulla da temere, nulla può farti del male e tu non hai fatto nulla di male » rispose Bloom cercando di rassicurare Edward, poi si sedette vicino a lui sotto la quercia.
« Ascoltami bene perché ciò che sto per dirti non è preso da un libro di fantasia o da un film horror » continuò iniziando ad alzare la tensione del ragazzo. « Ma è arrivato il momento di spiegarti chi sei veramente e di aprirti gli occhi ad una vita che fin’ora ti è stata solo occultata ». Edward ora era davvero tutto orecchie.
« Ci sono cose che non ti sono state spiegate bene, realmente per come sono, vedi la società in cui viviamo oggi è una società che tende a manipolare le persone per tenerle sotto il proprio controllo e lo fa con qualsiasi mezzo ».
Edward sembrava condividere ciò che iniziò a dire Bloom, aveva il cuore che batteva forte, per curiosità e per un po’ d’ansia non avendo ancora la situazione chiara.
Nel mentre continuava ad osservare i capelli blu brillante di Bloom, sembravano veramente quelli di una fata, fuori dal comune, ma ormai nulla era normale in quel momento.
« Siamo costretti a dedicare la nostra intera vita ad un lavoro, ad una vita meccanica, a pagare le tasse e a sottostare a delle regole del tutto inspiegabili ».
Il cuore di Edward iniziò a battere più forte, sembrava che stesse sentendo finalmente ciò che avrebbe voluto sentirsi dire da una vita.
Gli occhi di Bloom erano diventati di un fuoco blu, sembravano così intensi che ciò che stava dicendo non poteva non essere la verità, quegli occhi testimoniavano che era tutto reale.
« Il mondo fittizio in cui viviamo ci ha obbligati ad essere qualcosa che realmente non siamo, ad interpretare un personaggio che vive una vita monotona sotto il controllo di esseri che non ne conosciamo davvero il volto, siamo costretti ad accettare ciò che ci viene imposto senza nemmeno darci nessuna spiegazione, siamo schiavi di un sistema che ci vuole tutti uguali e addormentati » continuava Bloom con tono solenne e del tutto serio.
Tutto ciò risuonava davvero familiare per il cuore di Edward che rimase davanti a lei cercando di prestare la massima attenzione.
Poi Bloom indicò la quercia toccandola con la mano sinistra e disse:
« Abbiamo sempre studiato che esiste solo ciò che possiamo toccare » poi sfiorando l’erba con due dita continuò « che esiste solo ciò che possiamo vedere, ma siamo sicuri che è tutto qui? Solo perché ci è stato detto dalle persone che conosciamo? ».
Edward era davvero affascinato da ciò che stava dicendo Bloom, poi proruppe educatamente:
« Ciò che stai dicendo non è ancora del tutto chiaro ma qualcosa mi dice che sto sentendo qualcosa che avrei voluto sentirmi dire da anni. Ma tutto questo cosa c’entra con me? ».
« Piano Ed, adesso ci arriviamo » disse Bloom che sembrava più severa che dolce in quel momento.
All’improvviso il cellulare di Edward iniziò a vibrare, era Stefan che stava riprendendo a chiamare ossessivamente il figlio, il ragazzo provò a premere il rosso per staccare la chiamata ma non funzionava, il dispositivo continuava a vibrare incessantemente, sembrava quasi impazzito, improvvisamente iniziarono ad arrivare altre due chiamate contemporaneamente, Maria e Jessy, era una cosa impossibile ma in quel momento nulla era normale.
« Ma cosa diavolo gli prende… è impazzito! Non riesco a staccare! » esclamò Edward iniziando a dare dei colpi sul terreno con il cellulare.
« C’era da aspettarselo, qualcuno ha capito ciò che sto per dirti e non vuole che ti parli, dammi! » Bloom tolse il telefono dalla mano del ragazzo e lo lanciò su una pozzanghera apparsa proprio un secondo prima che venisse lanciato il cellulare.
Edward era più sbalordito che mai, si vide il telefono tolto dalle mani dal nulla e lanciato in una pozzanghera che sino a pochi istanti fa non esisteva e come per magia era saltata fuori dal nulla.
« Ma cosa… come hai fatto… » disse con tono incredulo.
« Si è proprio questo quello di cui ti sto parlando! » disse la ragazza che ardeva adesso di vigore. « Chi ha mai detto che quella pozzanghera non sarebbe potuta esistere? Chi ha mai detto che non si può fare nulla del genere? » e in quel momento la donna prese un piccolo cespuglietto di erba e con un bagliore blu elettrico tra le mani ne fece spuntare un fiore in piena vita.
« Scusa Bloom… adesso si che mi sto sentendo male… » disse Edward guardando con occhi fuori dalle orbite quel fiore luminoso. « Menomale che volevi andarci piano… e cosa avresti fatto se avessi deciso di dirmi tutto subito ».
« Questo è davvero nulla in confronto a ciò che potrei farti vedere ma capisco benissimo che non sei abituato a tutto ciò » rispose Bloom tornando un po’ più tranquilla.
« Questo è già scioccante per la mia mente » poi il ragazzo completamente stralunato si alzò di scatto e iniziò a puntare l’indice contro la ragazza appena conosciuta.
« Ok si! Mi hai drogato! Lo sapevo! Cosa vuoi dalla mia vita? ». La ragazza sembrava aver messo da parte quel suo dolce sorriso, guardò fisso negli occhi Edward e quasi come un comando visivo gli disse:
« Siediti! Non abbiamo molto tempo da perdere ma se questo è già troppo per te posso rispedirti a casa in un lampo e buonanotte! ».
Edward ripensò per un attimo la frase che le disse prima Bloom, riguardo la sua età e che in certe circostanze poteva essere davvero una donna con un bel carattere, poi silenziosamente e senza pronunciare nemmeno una vocale si rimise a sedere sull’erba.
« Dobbiamo accelerare i tempi di questa nostra conversazione e più tardi ti spiegherò il perché, so che è difficile tutto questo ma vienimi in contro anche tu » profferì la ragazza con tono leggermente più tranquillo.
« Adesso ritornando al vero discorso… » Bloom ritornò ad accarezzare il fiore che aveva creato dal cespuglietto pochi istanti prima.
« So benissimo che odi questa società, questa politica corrotta che pensa solamente a mangiare sulle disgrazie dei poveri cittadini, so benissimo che vorresti eliminare totalmente la droga che sta distruggendo le menti delle persone, soprattutto dei giovani… ebbene… » si fermò un attimo guardando intensamente negli occhi il ragazzo e poi disse:
« Come io ho creato questo fiore… noi possiamo riuscire a cambiare tutto ciò che ti ho appena citato ».
Edward spalancò di botto gli occhi e il petto si inondò di un sentimento ultraterreno.

 

Emanuele

 

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