Triste divincolarsi – Lincea A.

Nel fango dell’inutilità.

nel cerchio di eventi,

scorgevo il tuo viso inanime,

lacerato l’arbusto continua la sua crescita,

morente il cane avanza,

verso un padrone con la vanga…

 

piove, che melodia, dolce,

fresca l’acqua, purifica l’anima della mia pazzia…

 

in un cielo coperto, dove il sole appena appare,

nel dubbio di questo alternarsi di stagioni,

blatera il mio vento, nel confuso vortice di vecchie foglie

che volteggiano tra i nuovi germogli…

 

non vale dimenarsi, nascondersi, dietro una porta

a te, che tieni il destino del ragno, sempre, avvinghiata in ragnatele

tutto è irraggiungibile, nulla è il più importante, quando nell’ultimo setoso filo,

l’occhio ti vien oscurato, e la voracità del tutto si rende nulla…

 

io non sono il ragno… ma la sua preda…ormai alla fine.

 

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