CAPITOLO 5 – IL CONCESSIONARIO DI AUTOMOBILI
“Immarcescibile” borbotta il Pastore.
Mr.P che gli sta affianco lo guarda incuriosito, “Cosa?”.
“Immarcescibile” ripete l’altro, “È da stamattina che questa cazzo di parola mi tormenta”.
“Ti sei chiesto perché?” domanda il Tetto che cammina poco dietro di loro con Papà Nino.
Lui si volta per vedere se lo sta prendendo in giro, ma prima d’incrociare i suoi occhi ha già la sua risposta.
“È solo una parola del cazzo” borbotta il Pastore e continua a camminare dietro il Nonno e il Mast che lo precedono.
Durante il viaggio in aereo che li ha portati nella Grande Mela, nessuno ha aperto bocca, presi come erano dai loro pensieri. Il Tetto, su tutti, era sembrato il più distaccato, ma il Pastore sa che il suo motivo è ben diverso da quello del Nonno, anche lui particolarmente distaccato dal gruppo in quel momento.
Sono tutti preoccupati per la piccola Aurora, ognuno a modo suo, di questo ne è certo, ma il Nonno è l’unico a esternarlo in quel modo così accorato, forse perché è l’unico a provare per quella ragazzina vero amore.
Il Pastore lo fissa e gli sembra piccolo dei suoi quasi due metri di altezza. Avanza lento, con la testa bassa e chissà quali pensieri di vendetta medita per le persone che hanno preso Aurora. Gli viene un mezzo sorriso a quel pensiero, perché il Pastore sa bene che comunque finirà quella storia, quei bastardi non se la caveranno. Lui stesso ha voglia di ammazzare qualcuno, nessuno deve toccare la loro ragazzina, anche se si è chiesto tante volte cosa li legasse veramente a quella esile creatura, cosa, in fondo, li costringesse a prendersi cura di lei in modo così paterno.
Non c’erano codici da seguire per gente come loro e sebbene di regole non se ne fossero mai dati, non facevano certo la carità a tutte le anime bisognose di aiuto.
Il Pastore si volta di nuovo verso il Tetto e lo fissa. Questi lo sta guardando e sembra ancora meditare su quella parola che gli tormenta il cervello sin dall’imbarco come se fosse davvero importante. È lui, quelle statuette e tutto quello che ne è derivato ad aver creato il legame con Aurora a cui nessuno si è sottratto.
“Ci stai ancora pensando a quella cazzo di parola?” gli chiede.
“Suona uno schifo” ribatte Mr.P al suo fianco, “Davvero uno schifo”.
“Immarcescibile” dice il Tetto, “Che non marcisce, in senso figurato, incorruttibile”.
“Ah” fa Mr.P, “Questo dovrebbe consolarmi?”.
Il Nonno si ferma e si volta fissandoli.
“Sì” risponde il Tetto a una domanda non ancora fatta, “L’incorruttibilità del Pastore potrebbe essere la chiave”.
“Ma di che cazzo stai parlando?” fa il Pastore bloccandosi.
Sono nei pressi di una panchina al Central Park ed è una bella giornata di sole, sebbene il cielo sia velato da una patina grigiastra che rende l’aria pesante. È estate anche a New York, c’è poca gente per il parco a cercare refrigerio e sbarcati da un paio di ore, si ritrovano a dover fare i conti con una nuova rivelazione del Tetto.
“Spiegati meglio” gli fa Papà Nino avvicinandosi.
“Non tutti i sogni sono fatti d’immagini come quelle di cui vi ho parlato” dice il Tetto, “A volte sono anche parole che ti entrano in testa come un tormentone”.
“Che stronzata!” esclama il Pastore.
“Concordo” commenta il Mast.
“Cercate di capirmi” insiste il Tetto, “Non sto dandovi una spiegazione razionale di tutta la faccenda, ma la interpreto in base a questi segni”.
“Non ci facciamo nulla con le interpretazioni” ribatte secco Papà Nino, “Se siamo venuti qui è perché ne eri sicuro”.
“E lo sono!” esclama il Tetto, “Adesso più che mai! Mi chiedevo sempre perché fossi io ad avere premonizioni, sogni, chiamateli come volete”.
“Hai il cervello ubriaco” lo interrompe il Mast.
“Lascialo finire” sussurra il Nonno.
“Se la tua affermazione vuol dire che sono attratto da certe filosofie e cerco di studiarle approfondendole, sì” ribatte il Tetto, “Però la parola che tormenta tanto il Pastore potrebbe essere un segno, un messaggio arrivato anche a lui così come arriva a me attraverso le immagini dei sogni”.
“Non ci sto capendo un cazzo” borbotta Mr.P.
“Secondo te” dice il Nonno, “Il Pastore deve affrontare una prova? Qualcosa del genere?”.
Il Tetto fa di sì con la testa e il Pastore se la ride.
Non poteva saperlo con certezza, così come non poteva sapere nulla di più basandosi su quei fottuti sogni.
“Il passato gli dà ragione” commenta Papà Nino fissando severo il Pastore e lui scuote la testa rassegnato.
Quella era la loro società, quella la regola principale, la discrezione e l’affidabilità su ognuno di loro, anche per sogni o parole che non comprendevano. Valeva per il passato, sarebbe valso per il presente.
Se si identificavano attraverso quegli strani nomi, il motivo era proprio questo, per non dovere conoscere l’uno la vera storia degli altri e fidarsi ciecamente delle loro professionalità. Non avrebbe senso altrimenti, non servirebbe, anche se gli anni passati a lavorare insieme avevano reso meno oscure le proprie vite celate, le loro intime debolezze e le loro personalità. L’unico ad aver perso la sua copertura era stato Papà Nino, un ex sbirro, ma la sua storia era venuta a galla proprio per quelle statuette, proprio quando era cominciata la loro interminabile ricerca di quei preziosi manufatti.
Abbassando la testa e allontanandosi da loro, il Pastore ripensa ancora una volta a come è cominciato tutto.
“Che cosa pensi dovrà affrontare?” chiede Papà Nino al Tetto, ma l’altro scuote la testa, “Non lo so”.
“E dovremmo accontentarci” borbotta Mr.P.
“Infatti” dice il Nonno guardando oltre la sua spalla, “Guardate il nostro tassista chi ci ha portato” e sul suo viso si delinea un sorriso crudele.
Ad aspettarli all’esterno dell’aeroporto Kennedy quando sono arrivati a New York c’era Gaetano, un tassista italo americano che collabora con loro saltuariamente, una persona fidata da anni che contattano ogni volta che vanno in America per affari. Figlio di immigrati dediti alla ristorazione, il tassista ha intrapreso da anni la strada più redditizia della malavita che lo vede come uno degli informatori più ricercati e abili.
Ha un faccione tondo che ispira simpatia e ogni società a delinquere che si rispetti ha almeno una volta chiesto i suoi servigi, come gli piace dire davanti a un bicchiere di troppo, tuttavia, la condanna all’ergastolo che gli pende sulla testa, fa di lui anche uno dei ricercati più eccellenti dalle autorità italiane.
“Che però non hanno ancora spiccato un mandato di cattura internazionale, ci credete?” dice accogliendoli con calore.
“Non interessi a nessuno” sentenzia il Mast.
“Dimentico sempre quanto sei carino” commenta Gaetano e dopo aver stretto la mano a ognuno li accompagna alla sua automobile.
“Che roba è?” chiede Papà Nino quando sono nel parcheggio.
“Vi piace la mia monovolume?” esordisce Gaetano tutto entusiasta, “Qui si cominciano a vedere da qualche anno, ma io sono in anticipo di cinque almeno. È comoda, specie se deve portare a spasso tipi come voi” e gli strizza l’occhio.
“Le monovolume mi fanno cagare” commenta il Pastore prendendo posto.
“Basta che non la fai dentro!” ribatte Gaetano mettendosi alla guida.
“Ehi!” dice il Pastore, “Il nostro amico è anche spiritoso, non me lo ricordavo, sapete?”.
“Basta con le stronzate” dice il Nonno mettendosi a sedere vicino al guidatore, “Dove andiamo?”.
“Central Park” risponde Gaetano avviando il motore e uscendo dal parcheggio, “Il tipo che ha le statuette vuole vedervi per discutere il prezzo”.
“Che gli hai detto?” chiede Papà Nino.
“Che ho dei finocchi collezionisti venuti apposta dall’Italia per trattare”.
Papà Nino gli batte una mano sulla spalla, “Ottimo. È italiano anche lui?”.
“Sì” risponde Gaetano, “Uno stronzo come tanti che è venuto a cercare fortuna”.
“Di che si occupa?” gli chiede Mr.P.
“Vende automobili a Manhattan, sulla ventitreesima. Le importa all’Italia e ci fa la cresta. C’è chi impazzisce per le nostre automobili”.
“È lui che ti ha venduto questa bara?” chiede il Mast.
“Non è una bara, cazzo!” risponde il tassista imboccando un incrocio, “È ottima quando arrivano quegli stronzi musi gialli con le loro macchinette fotografiche digitali, sai?”.
“Sei razzista?” gli chiede Mr.P con un ghigno.
“Ma che razzista! È che si somigliano tutti, ecco! Non li distingui e perdi il conto” si giustifica lui, “Una volta ci ho pure litigato. Continuavano a fare quelle cazzo di foto e io gli dicevo di smetterla perché i flash mi infastidivano. Era sera, sapete?”.
“E che cazzo fotografavano?” gli chiede il Mast incuriosito.
“Tutto, porca puttana! Questo è il bello!” risponde Gaetano, “Fotografano tutto quello che vedono in giro!”.
“E di che ti lamenti?” fa il Nonno arrotolandosi una sigaretta, “Li porti in giro con questo cesso e poi gli fai il salasso”.
“Di questo non mi lamento, pagano bene quelli là…Ehi, non puoi fumare qua dentro”.
“E chi lo dice?” chiede il Pastore.
“Andiamo amico!” fa l’altro voltandosi ora che erano fermi a un semaforo, “Il taxi non è mio. Se sentono appena l’odore mi prendono a calci in culo. Poi chi vi porta in giro gratis la prossima volta che venite?”.
Il Pastore fa una smorfia e mette via la sua sigaretta, “Ti hanno mai fermato gli sbirri?”.
“Cazzo!” risponde lui riprendendo la marcia, “Proprio per quegli stronzi musi gialli!”.
“Perché ti hanno fermato?” chiede Mr.P.
“Dicevano che i flash accecavano gli altri automobilisti!”.
“Che stronzate” commenta il Mast.
“Lo dicevo pure io!”.
“Non ce ne frega una cazzo, ok!?” sbotta all’improvviso il Nonno al suo fianco.
“Ehi, amico, che ti prende?” fa Gaetano.
“Mi prende che voglio sapere di più dello stronzo con le statuette e non me ne frega un cazzo dei giapponesi e di te, questo mi prende!”.
“Ok, calmati” ribatte il tassista, “Facevo solo due chiacchiere con dei vecchi amici”.
“Calmati” gli dice Papà Nino, “Non perdere la testa, siamo qui adesso”.
“E stiamo parlando di un mucchio di stronzate!” urla il Nonno sbriciolando la sigaretta non fumata tra le mani.
“Hai ragione, va bene?” replica l’altro, “Ma adesso datti una calmata, non servi a nessuno in questo stato”.
Per un po’ il viaggio prosegue nel silenzio, poi è Papà Nino a riprendere la parola, “Dicci dello stronzo”.
“Vende automobili” risponde Gaetano, “Come vi dicevo. E ho saputo di quelle statuette perché le ha messe in una vetrinetta nel suo ufficio”.
“Quante?”.
“Quattro, le ho viste di persona dopo che ci siamo sentiti”.
“Continua”.
“Ho finto interesse per un automobile, siamo andati nel suo ufficio per parlare e le ho viste. Gli ho fatto i complimenti, sai, stronzate di questo tipo, e gli ho chiesto se fossero di valore”.
“E lui che ti ha detto?” gli chiede il Tetto.
“Che se lo erano non le teneva là”.
“Ma tu non gli hai creduto”.
“Esatto” risponde Gaetano fissandolo nello specchietto retrovisore, “So quando uno mi prende per il culo”.
“Perché le terrebbe in un posto così?” chiede Mr.P, “Se sono le nostre statuette, perché rischiarle?”.
“Perché gliele fregherebbero con molta più probabilità a casa” risponde prontamente il tassista, “In quel posto il massimo che puoi portare via è un’automobile, ma solo un’idiota lo farebbe, perché adesso hanno tutte il satellitare”.
“Soldi?” chiede il Mast, “Se uno va lì per soldi?”.
“Solo un disperato. Nessuno compra in contanti, soldi in quel Concessionario non ne troveresti”.
“Come fa ad averle?” chiede il Tetto.
“Quello che ho scoperto è che le ha portate dall’Italia di sicuro. Conosco un tizio alla Dogana che le ha fatte passare”.
“Quindi sono le nostre statuette” commenta Papà Nino.
“Sì, ma…” fa il Pastore, poi si blocca.
“Cosa?” gli chiede Papà Nino.
“Io non capisco, questo sarebbe lo stronzo che ha fatto rapire Aurora? Uno che vende automobili?”.
“Magari è un copertura” dice il Mast.
“E sia, ma continuo a non capire” afferma il Pastore, “Se le prendiamo, le abbiamo tutte, poi che succede?”.
“Succede che qualcuno busserà alla nostra porta” fa il Tetto.
“E perché non le ha prese lui allora queste quattro statuette visto che sono alla portata di tutti?” ribatte il Pastore.
“Ehi” fa Mr.P battendo su una spalla del tassista, “Sei sicuro che questo stronzo sia chi deve essere?”.
“In Italia si arrangiava come poteva” risponde l’altro, “Ha anche ammazzato qualcuno su commissione. Che abbia le spalle coperte te lo garantisco, altrimenti i soldi per la Dogana e per la sua attività non li avrebbe mai avuti”.
“Bella storia” commenta Mr.P con sarcasmo.
“E chi cazzo lo dovrebbe proteggere?” chiede il Pastore.
“Ce lo dirà lui” sentenzia il Tetto.
Non appena li vede sente il sangue gelarsi. Possibile, si chiede, che siano proprio loro? E subito si rende conto di quanto sia stato stupido. Come aveva fatto a non pensare che prima o poi li avrebbe rincontrati? Non aveva fatto nulla per nascondere le sue intenzioni sulle statuette e doveva immaginarselo che sarebbero arrivati a lui.
Poi ricorda il tizio alla Dogana.
“Un tuo amico ti sta facendo un favore” gli aveva detto.
“Che c’è?” gli chiede Gaetano al suo fianco quando lo vede irrigidirsi e bloccarsi di colpo.
“Sono loro?” sussurra.
“Certo, qualche problema?”.
“Devo andare” dice lui e indietreggia nervosamente.
“Ehi” fa Gaetano afferrandolo per un braccio, ma l’altro si divincola facilmente e comincia a correre dando il tempo però al Pastore di bloccarlo.
“Mi sembrava di averti riconosciuto. Noi due ci conosciamo o mi sbaglio?”.
“Che cazzo sta succedendo?” chiede Gaetano non appena li ha raggiunti, ma l’uomo è di nuovo in fuga in un’altra direzione dove questa volta è bloccato dal Nonno.
“Ciao stronzo! Ci si rivede?” dice e lo tira senza troppi convenevoli verso gli altri.
Alcuni passanti che assistono alla scena si affrettano a lasciare libero il campo e in pochi attimi restano soli.
“Credo che sia meglio sbrigarsi” afferma Mr.P, “A meno che qui non si usa fare come in Italia”.
“Cioè?” chiede il Mast.
“Farsi prevalentemente i cazzi propri!” risponde l’altro, “C’è gente che ci ha appena visto correre dietro questo stronzo e potrebbe farsi un’idea sbagliata”.
Il Mast sorride, “Perché siamo bravi ragazzi, giusto?”.
“Credo sia una questione caratteriale e non di nazionalità” sentenzia il Tetto guardandosi intorno.
“Vuoi farmi la predica?” dice Mr.P spazientito.
“No, cercavo solo di esprimere un concetto”.
“Il concetto è che se arrivano gli sbirri siamo fottuti, chiaro?”.
“Ehi, ragazzi” s’intromette Gaetano, “Mi spiegate perché è scappato non appena vi ha visti?”.
“Hai fatto un bel lavoro” gli risponde Papà Nino, “Il resto dei soldi lo avrai domani come da accordi, va bene?”.
“Mi stai dicendo di togliere le tende, vero?”.
“Esatto. Ti va di farci un’ulteriore favore?”.
“Gratis?” chiede l’altro sorridendo.
“Resta un po’ nei paraggi, se vedi sbirri avvisaci, ok?”.
“Non ho detto che lo avrei fatto”.
“Lo farai” gli dice il Nonno fissandolo serio.
“Ok, lo farò…tranquillo…ci si vede” risponde Gaetano avviandosi.
Una volta soli, il Nonno strattona l’uomo mettendolo con le spalle a un grosso albero mentre gli altri lo circondano.
“Ti ricordi di noi stronzo?” gli ringhia in faccia.
L’uomo fa un leggero sì con la testa.
“Hai perso la voce?” insiste il Nonno dandogli uno spintone.
“Cosa volete da me?” chiede l’altro con un filo di voce.
“Oh, allora sai parlare. Vediamo se ricordo bene e mi raccomando, correggimi se sbaglio: tu sei uno degli stronzi che ci ha sparato addosso la sera in cui siamo venuti nella casa sulla collina a prendere le statuette?”.
L’uomo non risponde e li guarda spaventato. Era terrorizzato e glielo leggevano in faccia.
“Rispondi stronzo” sibila il Nonno che trattiene visibilmente il suo rancore.
“Sì, ma io non…”.
“Silenzio!” tuona l’altro, “Dicevamo…” continua poi più calmo, “Che sei uno di quegli stronzi che è sopravvissuto”.
“Ed era l’unico che piangeva mentre li allineavamo al muro” aggiunge il Pastore con disprezzo.
L’uomo fa di sì con la testa.
“Ecco” fa il Pastore, “Saresti così gentile da dirci come cazzo hai recuperato le statuette con la casa in fumo?”.
“Io…le avevo…prese prima” balbetta l’uomo.
“Prima di che?” chiede Mr.P.
“Prima di scappare…prima che ci prendeste”.
“Ecco perché gli sbirri ne avevano solo otto” commenta Papà Nino.
“Dov’è la ragazzina?” urla il Nonno scuotendolo contro l’albero.
“Quale ragazzina?”.
Il Nonno lo stringe con più forza fino a soffocarlo, poi lo lascia e lo risbatte con violenza contro l’albero.
“È meglio che rifletti bene, perché non lo fermeremo quando comincerà a staccarti la testa dal collo” dice il Pastore.
“Non so di che parlate, ve lo giuro!” urla lui, “Volete le statuette? Sono nel mio Concessionario! Prendetele!”.
“La ragazzina!” grida il Nonno, “Dov’è la ragazzina?”.
“Non lo so, ve lo giuro, non so nulla!” risponde lui mettendosi a piangere, “Io ho solo preso le statuette e sono scappato! Volevo piazzarle, ma è impossibile! Nessuno le voleva, nessuno!”.
“Come le hai fatte passare alla Dogana?” chiede Papà Nino.
“Un tizio che lavora là mi ha detto che qualcuno le aveva pagate per me, ve lo giuro, non so chi sia!”.
“E tu non ti sei chiesto chi fosse, sei così stronzo?”.
“Ve lo giuro, non lo so! Non lo so!” risponde in lacrime, “Quando vi ho visto ho pensato che foste stati voi! Non le ho mai messe sotto chiave per questo, pensavo che qualcuno venisse a reclamarle prima o poi! Avevo paura!”.
“Ma non è mai venuto nessuno” borbotta il Tetto.
“E chi cazzo sarebbe il tuo benefattore?” chiede Papà Nino, ma lui non lo sapeva e scuoteva la testa piangendo.
“Fai più schifo di allora, lo sai?” dice il Mast, “Cazzo è rivoltante vederti piangere, mi viene voglia di ucciderti solo per non sentirtelo fare più”.
“Non so nulla della ragazzina!” urla lui, “Ve lo giuro! Non uccidetemi, vi prego!”.
“Che si fa adesso?” chiede Mr.P a Papà Nino.
“Andiamo a prendere le statuette” risponde l’altro, “Che altro altrimenti?”.
“E poi?”.
“Poi vediamo” risponde senza convinzione.
“Di lui che ne facciamo?”.
“Ho già fatto” risponde il Nonno appoggiando delicatamente il corpo dell’uomo ai piedi dell’albero.
“Che cazzo…” fa Mr.P sbalordito e si avvicina.
L’uomo aveva smesso di piangere e supplicare.
“Andiamo” dice il Nonno.
“Gli ha spezzato il collo” mormora Mr.P, “Cazzo, il tempo di voltarmi!” aggiunge a voce più alta.
“Potevi evitarlo!” lo rimprovera il Tetto.
“Non ho potuto” ribatte il Nonno ignorandolo, “Andiamo da Gaetano, ci darà lui uno strappo al Concessionario” dice poi rivolgendosi a Papà Nino.
“E lo lasciamo qui?” chiede il Tetto, “Lasciamo il cadavere dove tutti lo possono vedere?”.
“Te ne frega?” fa il Mast, “Se non lo faceva lui lo avrei fatto io. Mi stava dando sui nervi e ti garantisco che sarei stato meno delicato”.
“E poi guardalo” aggiunge il Pastore, “Adesso è più simpatico anche a me. Non li sopporto i piagnoni”.
“Potevamo evitarlo” brontola il Tetto di nuovo.
La grossa monovolume si ferma nella spaziosa area di parcheggio antistante il Concessionario e li fa smontare. I sei escono e si guardano intorno. La zona è abbastanza isolata, sebbene gran parte dell’area adibita alla esposizione dei nuovi modelli si trovi a ridosso di alcuni magazzini. Non c’è tanto traffico a quell’ora, ma dalle automobili che ogni tanto passano, qualcuno si volta incuriosito nella loro direzione perché è impossibile non notarli.
“È chiuso” dice Papà Nino.
“Il proprietario è appena defunto” commenta il Mast.
“Intendevo che non c’è nessun altro” ribatte Papà Nino, “Lo dirigeva lui da solo questo posto?” chiede a Gaetano che è rimasto nell’automobile.
“Siamo in America” risponde lui alzando le spalle.
“E che cazzo vuol dire?” chiede il Pastore.
“C’è un secondo ingresso?” dice Papà Nino prima che Gaetano potesse rispondere al Pastore, “Non credo che scavalcare in pieno giorno il cancello d’ingresso sia la cosa migliore da fare”.
“Sul retro dell’edificio dove c’è l’ufficio ho visto un’uscita di sicurezza” risponde Gaetano, “Credo che confini con quei magazzini” e gli indica la direzione con una mano.
“Va bene, andiamo a vedere. Tu resta qui e aspetta senza dare nell’occhio. Chiamaci se ci sono problemi”.
“Ehi ragazzi, aspettate un attimo, capisco che…”.
“Non dire un’altra parola, chiaro?” dice il Nonno interrompendolo bruscamente e tirandolo per il bavero, “Tu aspetti e fai quello che ti ha detto. Se provi a fregarci ti ammazzo”.
“Volevo solo…”.
“Non me ne frega un cazzo! Prova a svignartela e giuro che ti troverò, fosse l’ultima cosa che faccio prima di crepare”.
“Ok, tranquillo amico. Mi sposto più in là e mi fumo una sigaretta”.
Entrare dal retro è facile perché l’allarme è disinserito e la copertura dei magazzini gli permette di agire indisturbati.
“Davvero un posto del cazzo” commenta Mr.P quando sono all’interno, “Nessuno verrebbe a rapinarlo”.
L’ufficio è piccolo e ci si arriva attraverso un corridoio passando vicino a un bagno. C’è anche una piccola saletta d’attesa antistante che dà sul piazzale delle autovetture esposte. Dalle vetrate, i sei possono vedere chiaramente la monovolume di Gaetano parcheggiata su un lato dell’ingresso oltre il cancello chiuso. Dalla vettura fuoriesce il fumo di una sigaretta.
“Quello stronzo fuma nel taxi” borbotta il Pastore, “Quando torniamo gli faccio ingoiare il mozzicone, così impara a prendermi per il culo”.
La saletta d’aspetto è abbellita con una serie di targhette e attestati appesi ai due muri in pietra, ma il pezzo forte dell’arredo è la piccola vetrinetta posta alla destra della porta da cui sono usciti.
“Eccole” sussurra il Tetto.
Poste sull’ultima mensola della vetrinetta, le quattro statuette dividevano lo spazio con modellini di auto e altra oggettistica di scarso valore.
“Certo che deve essere stato proprio uno stronzo quel tizio” dice Mr.P, “Tenerle in questa cazzo…Cos’è?”.
Papà Nino ha aperto le ante e sta per prendere le statuette quando si ferma notando un foglio di carta appoggiato tra i due manufatti centrali.
“Un fax a quanto pare” risponde lui prendendo il foglio e mostrandolo agli altri.
Se siete arrivati fin qui, la caccia al tesoro è terminata!
Complimenti!
Come vedete, non c’è sempre una X sotto cui scavare!
Ora che le avete tutte, perché non me le portate?
Ho la vostra Aurora, naturalmente, ma non le ho torto un capello, la mia parola in pegno, tuttavia, se decideste di tenervele, sarei costretto a ucciderla e prendere comunque le statuette.
Quante persone ci resterebbero secche per colpa vostra?
Magari non ve ne frega nulla, ma della ragazzina ve ne frega, giusto?
Perciò questo è l’indirizzo: Beverly Hills 90210, Little Italy.
Prendete un taxi, sbrigatevi!
“Avete notato la data sotto?” dice Mr.P, “Lo ha spedito stamattina”.
“Sapeva che saremmo venuti” commenta il Tetto.
“Ma chi cazzo è?”.
“Che importa, andiamo dove ci ha detto” risponde il Nonno.
“Calmati e rifletti porca puttana!” gli dice Papà Nino, “È da quando è cominciata questa storia che non ragioni!”.
“Io…”.
“Tu non ragioni!” incalza l’altro zittendolo.
Il Nonno non reagisce e lo fissa torvo. Sembra sul punto di scoppiare, poi abbassa la testa e inspira profondamente.
Ha ragione, hanno tutti ragione quando glielo dicono, ma come riuscire a mantenere la calma con Aurora in mano a un pazzo che si prende gioco di loro? Alza la testa e lo fissa aspettando.
“Manteniamo la calma” dice Papà Nino in tono più ragionevole e gli dà una pacca sulle spalle, “Riflettiamo”.
“Mi sembra tutto abbastanza chiaro” afferma il Pastore, “C’è qualche stronzo che si sta divertendo a giocare come con il gatto e il topo. E i topi siamo noi”.
“Hai ragione” fa Papà Nino, “Queste statuette le poteva prendere tranquillamente”.
“Ma in questo modo ci mostra il suo potere e ci dice che può fare e ottenere ciò che vuole” sentenzia il Tetto.
“A meno che non glielo impediamo” aggiunge il Nonno.
“E come?” chiede Mr.P, “Se andiamo da lui cadiamo in una trappola, mi sembra evidente”.
“E se non andiamo ucciderà Aurora” fa il Mast.
“Non credo che lo farà” dice il Tetto.
“Come fai a esserne sicuro?” chiede il Mast.
“A Roma poteva fregarci le statuette e lasciare Aurora, invece non lo ha fatto, perché vuole che siamo noi a portargliele. Evidentemente ha bisogno sia di Aurora che delle statuette. E di noi”.
“Siamo il suo passatempo?” chiede Mr.P poco convinto, “Io dico che non hanno avuto il tempo di prendersi tutto a Roma perché li abbiamo sorpresi con le mani nel sacco!”.
“Più che altro” commenta il Tetto, “Io sono convinto che siamo oggetti di una vendetta” e fissa Papà Nino attirando su di lui anche l’attenzione degli altri.
“È morto” fa lui, “Mio padre è morto e lo avete visto con i vostri occhi. Della sua Organizzazione non è rimasto nulla, non ne abbiamo trovato tracce in quest’ultimo anno”.
“Lo stronzo che aveva questo posto è sopravvissuto quella sera” afferma il Mast, “E ha detto che gli hanno pagato la Dogana per far arrivare queste statuette in America”.
“Come se fosse stato tutto un piano premeditato” aggiunge Mr.P. pensieroso, “Tutto si riduce a noi, dunque?”.
“Ma non è rimasto nessuno!” ribadisce Papà Nino spazientito.
“Perché escludiamo anche i padroni dei soldi che abbiamo fregato?” chiede il Pastore.
“Lo abbiamo già vagliato, non regge!” risponde sconsolato Papà Nino, “Non è il loro stile. Ti ammazzano e basta, lo sai bene, non organizzano nulla di complesso, vanno al sodo!”.
“Ascoltate” dice il Tetto attirando di nuovo la loro attenzione.
Restano in silenzio per un po’. Lo ascoltano e annuiscono perplessi alla sua proposta poco dopo. Non hanno scelta e se ne convincono progressivamente. Infine, raccolte le statuette, si avviano alla monovolume.
Il tassista li vede arrivare qualche minuto più tardi e legge subito nei loro volti molta più preoccupazione e tensione di quanta ne aveva vista prima che entrassero e preferisce non parlare. Quando sono tutti all’interno del taxi, si limita a chiedere dove volessero andare.
“Little Italy, Beverly Hills, 90210” risponde Papà Nino, “Prima portaci in un posto sicuro, abbiamo bisogno di armi”.
Raffaele Scotti
Devo dire che mi piace molto come hai caratterizzato i personaggi e come la storia si evolve scoprendo sempre più tasselli del quadro generale.
La scena in cui il Nonno dice “Ho già fatto” è troppo forte ahahaha tutti a discutere e lui in un attimo l’ha già ucciso.
Tutta questa insistenza sul fatto che il padre di Papà Nino sia morto mi fa pensare che potrebbe anche non esserlo.. sono curiosa di sapere in cosa consiste il rituale delle statuette.
Grazie sempre per i commenti positivi! Piccolo aneddoto/regalo: i personaggi sono così caratterizzati perché reali! Ovviamente devi levare la parte pulp. Ho descritto persone reali, sentimenti e modi di agire/parlare che hanno riscontri nella realtà vissuta…in prima persona! Esiste veramente il Nonno, per esempio, ma ti garantisco che non ha mai fatto del male a nessuno…:)
Davvero??? Incredibile, non me l’aspettavo… questa confessione rende in qualche modo tutto più particolare! Anche a me in effetti piace ispirarmi a quello che vedo e conosco nella realtà. E loro l’hanno letto il tuo racconto?
Anche se mi garantisci che non hanno fatto niente di male, dopo aver letto la tua storia non vorrei incontrarmeli per strada! ahahaha
“E loro l’hanno letto il tuo racconto?”.
Abbiamo condiviso l’appartamento di Via Giovannipoli a Roma (reale). C’ero io (il Mast), Mr P (Salvatore) e Papà Nino. Fu il Nonno (alias Carmine, un amico degli altri due che frequentava sempre il nostro appartamento) a suggerirmi un idea di “storia che ci riguardasse”. Tirai giù poche righe ispirate alla Pulp Fiction di Tarantino e gliele consegnai. Il racconto originale era goliardico, assurdo, inverosimile e conteneva molti riferimenti alla nostra vita in comune che “estranei” non avrebbero apprezzato. Ma fu un successo. In quegli anni avevo già scoperto l’auto pubblicazione e poco tempo dopo decisi di riscriverlo “per tutti”. “Aurora” nacque anni dopo, sempre su suggerimento, questa volta di un’altro amico che si era “innamorato” dei personaggi e del racconto pubblicato. Per la cronaca, il libro è un tascabile disponibile al link che la redazione ha gentilmente messo a disposizione sulla pagina della copertina e si intitola “Pulp Book”. Lì, in pratica, c’è la nascita del gruppo e il loro primo incontro con le famigerate statuette.
Come ti scrivevo precedentemente, le caratteristiche dei personaggi sono verosimili e reali, ma esageratamente amplificate, portate all’eccesso per dare caratteristiche “tarantiniane” ai personaggi. Quindi, tranquilla, SIAMO brava gente…:D…
Devo aggiungere che la nota dolente di tutta questa bella avventura è che “i protagonisti” non hanno mai comprato i libri, nè mi risulta che stiano leggendo questa versione. Siamo in contatto, benché non come allora, e conoscono questa strada da me intrapresa in parallelo a quella lavorativa. Insomma, non mi dedico – non posso – alla scrittura completamente per “sopravvivenza”, ma non ho mai smesso di scrivere da quando ho iniziato. E pubblico quando ne sento la necessità. Credo tu mi capisca, da “collega”. Il fattore economico centra poco: vorremmo camparci di letteratura, giusto? Ma è sempre meglio stare con i piedi per terra e aspettare, coltivare e investire con calma in questa che è più di una passione.
Insomma, alla fine, le storie di queste “iene italiane” mi hanno dato soddisfazione presso molti lettori e ci sono particolarmente legato. Questo uno dei motivi per cui ho deciso di pubblicare “Aurora” anche gratis. Dispiace un pò per i su citati amici – verso i quali non c’è risentimento, te lo garantisco – ma come avrà sicuramente detto qualcuno più famoso, alla fine, conta intrattenere qualcuno. Uno o più lettori. Qualche soddisfazione te la ritrovi…;)
Grazie per averci raccontato il background della storia, è davvero bello poter parlare con l’autore della storia che stai leggendo 🙂
Credo che la tua storia merita e spero che in tanti altri la leggeranno. E non vedo l’ora di sapere come finisce!!!