CAPITOLO 13 – RITROVARE SE STESSI
Seen trovava che il suo nuovo corpo fosse perfetto, forse addirittura migliore di quello che aveva prima. Ora i suoi movimenti erano molto più facili, veloci e senza fatiche in quanto non doveva più muovere il suo corpo in carne. Riuscire a camminare di nuovo era risultato strano all’inizio, ma dopo pochi minuti aveva già cominciato ad abituarcisi. Toccandosi il braccio si rese conto che la sua pelle non era più soffice come prima ma dura come il legno. Per il resto bisognava ammettere che il corpo era fatto magnificamente. Riusciva a muovere tutti gli arti come prima, compresa la schiena e il collo. L’Artigiano aveva pensato a tutto, “proprio a tutto”, pensò Seen mentre si guardava in basso allo specchio. Ora non gli rimaneva che prendersi dei vestiti ma a quello aveva già pensato Idan.
Una volta messisi gli indumenti, Seen si osservò di nuovo dando un giudizio al suo nuovo “stile”.
Alle gambe portava dei pantaloni rosso scuro mentre sopra aveva una maglietta gialla e una camicia in pelle di mucca zebrata con un colore marrone e alcune strisce nere. Al collo portava un foulard rosso come i suoi pantaloni in modo da coprire il taglio che portava al collo che univa il legno alla carne, e ai piedi delle scarpe marroni di cuoio. Adorava quei nuovi vestiti; erano diversi da quelli che portava prima ma molto più belli. Seen fu costretto a cambiare tipo di indumenti in quanto i vecchi vestiti li aveva abbandonati col suo corpo e la moda dell’isola era molto diversa da quella dei tre regni. Una volta uscito dalla bottega dell’artigiano il ragazzo si ritrovò di nuovo con Idan, Moon e Raymond e potette vedere come i nuovi vestiti grigi ed eleganti del suo compagno decapitato si abbinassero perfettamente ai suoi baffi.
Ora che aveva un nuovo corpo e nuovi indumenti, Seen si sentiva rinato. Quanto avrebbe voluto che Erien fosse lì per vederlo, si ritrovò subito dopo a pensare.
In seguito, il gruppo si incamminò verso una locanda dove si era dato appuntamento con un certo Dennen. Quando arrivarono egli era già seduto su un tavolo mentre si beveva un succo di rose e lavanda.
“Finalmente potrò conoscere un elfo di persona” pensò Seen. Gli elfi lo avevano sempre affascinato, come tutti gli abitanti dei tre regni d’altronde. La popolazione con le orecchie a punta era nota ovunque per tutte le qualità più raffinate: la bellezza, l’intelligenza e la magia. La loro civiltà era la più avanzata, non sentivano il bisogno di espandere il proprio territorio ed erano i più forti a difendere il proprio grazie alle loro frecce e archi magici. Abitavano a Nord dei Tre regni in palazzi fatti di pallido granito e marmo, protetti da altissime mura altrettanto bianche. Nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di attaccarli, l’ultimo tentativo fu compiuto dall’armata del regno di Vollinsense più di 500 anni prima e la loro facile e veloce disfatta era nota a tutti. Da quanto aveva letto sui libri Seen sapeva un elfo era tipicamente di bell’aspetto, alto, magro, pallido, con gli occhi leggermente a mandorla e dall’iride azzurra, verde o rosa, biondo, colto e beneducato. La loro magia era tanto potente quanto quella delle streghe ma la loro ricavava l’energia dalla natura stessa a differenza di quella delle streghe che si basava sul sfruttare quella contenuta nella strega, per questo motivo gli elfi si stancavano nel fare incantesimi molto meno rispetto alle donne magiche. Le loro magie includevano spesso piante che crescevano a loro piacimento o gli elementi della natura che si muovevano sotto il loro controllo, ed erano spesso applicate sulle loro frecce rendendole letali o soporifere, esplosive o ghiaccianti. Ogni bambino in tutti i tre regni avrebbe voluto vedere un elfo e finalmente Seen ne poteva incontrare uno.
Il ragazzo dalle orecchie a punta si alzò appena vide il quartetto e si presentò cordialmente ai due umani <<Salve, il mio nome è Dennen Whiting. Piacere di conoscervi>>
Il suo aspetto era quello tipico di tutti i suoi simili: aveva dei capelli biondi e profumati che gli raggiungevano la vita, occhi grigi, delle sopracciglia dorate che all’estremità formavano un angolo retto puntando in su, era il più alto tra di loro, snello ed indossava un vestito bianco avorio. I suoi movimenti erano precisi, graziosi e calmi dandogli un’aria tranquilla e spensierata.
<<Idan, posso rubarti un momento per parlarti di… ehm… del tuo ragazzo?>> Chiese Dennen sussurrando alla strega dopo le brevi presentazioni e poco prima di allontanarsi a parlare con lei abbastanza distante da non farsi sentire dagli altri. Nel frattempo gli altri tre si sedettero e ordinarono anche loro il succo di rose e lavanda. L’aria era tranquilla, il tempo soleggiato, ed essere seduti all’aperto con un nuovo corpo ad ammirare la statua di diamante di Annabell sorseggiando la dolce bevanda sembrava rendere il tutto magicamente perfetto. E lo sarebbe stato se al tavolo a fianco 2 fauni e un’arpia non avessero cominciato a ridere in modo troppo rumoroso. Guardando i loro occhi e nasi arrossati si poteva ben capire che erano già ubriachi e che da loro non c’era da aspettarsi nulla di buono. Seen, Moon e Raymond fecero di tutto per non attirare la loro attenzione ma questo sembrò farli notare ancora di più. Il fauno più ciccione girò la schiena per guardare in faccia Seen e disse <<Ehi ragazzo, vedo che stai ammirando la statua della grande Annabell. È un vero peccato quella donna l’abbia imprigionata dentro quella gabbia di diamante>>
Il suo alito puzzava tremendamente di vino e formaggio ammuffito e il pelo delle sue gambe zoccolate era sporco di birra e di cibo ma nonostante la sensazione nauseabonda che Seen provava al naso, non poteva fare a meno di concentrarsi sulle sue parole e sulla persona che quel fauno stava puntando con le sue dita grasse dalle unghie annerite.
Fu Raymond a rispondere all’ubriaco <<Che intende dire, signore? Sono sicurissimo che la signorina Rowling non abbia o abbia mai avuto cattive intenzioni verso la vostra regina Annabell>>
Il fauno si prese un altro sorso di vino e disse<< Queste sono le voci che girano. Annabell era la nostra potentissimissima regina, è vero, ma questo solo prima che scomparisse da un giorno all’altro. E proprio quando lei sparì nel nulla ci ritrovammo quella statua enorme nel bel mezzo della piazza. Ci sono persone che giurano di aver visto Rowling trasformarla in quella cosa gigantesca di diamante>> Come se avesse fatto una lunga corsa, il mezzo-uomo svuotò il proprio calice per dissetarsi.
<<È vero ciò che sta dicendo?>> chiese Seen a Moon in cerca di spiegazioni.
<<No, sono ubriachi, non… non dovresti ascoltarli>> rispose la ragazza con una voce leggera e timida.
A quel punto cominciò a parlare l’arpia <<Be’, questa non è l’unica diceria. Nella base della statua c’è una piccola serratura. Se riesci a infilarci dentro la chiave giusta la statua dovrebbe prendere vita ed esprimere tre dei tuoi desideri. Ma sai che ti dico io? Sono solo cazzate. Ci avranno provato in migliaia a girare le loro chiavi dentro quel buchino inutile, ma nessuno è mai riuscito a far niente, nessuno dico.>>
Le piume della donna erano nere e fine e aveva delle grandi occhiaie blu sotto gli occhi. Vedendo l’aria incredula del ragazzo aggiunse<< Cos’è? Non mi credi giovinastro? Tutti la sanno questa leggenda>> Il fauno fece un cenno con la testa in segno di approvo e così fece anche Moon.
Il compagno ubriaco disse <<Sarà così forse, ma comunque è stata quella donna a trasformarla. Ne sono sicuro, ci sono testimoni. Testimoni!>>
<<Che cretino che sei Fondol>> disse l’arpia mentre versava ad entrambi altro vino.
<<Zitta Arpia! So quel che ho sentito!>> aggiunse l’altro. A quel punto il secondo fauno che tutto quel tempo era rimasto zitto cominciò a ridere dei suoi amici che bisticciavano, chinò indietro la testa spingendosi con i zoccoli e cadde senza sensi a terra a causa del troppo alcol che fluiva nel suo corpo.
Mentre i due ancora un po’ coscienti si occupavano dell’incosciente, ritornò Dennen con Idan, la quale chiese <<Di cosa stavate parlando con quegli alcolizzati?>>
<< Della leggenda che gira sulla serratura che c’è nella statua. Voi ci credete?>> rispose Raymond, stringendo con gli altri il patto muto di non parlare a Idan delle dicerie che giravano alle sue spalle.
Dennen si sedette e rispose <<Oh senza dubbi, c’è anche scritto su una targhetta alla base della statua. Inoltre è nota a tutti l’ immensa potenza e originalità di Annabell, sarebbe proprio da lei fare una cosa del genere>>
Per quanto Seen fosse estasiato di poter finalmente parlare con l’elfo, non poteva fare a meno di pensare a ciò che aveva appena detto il fauno. Come poteva Idan aver trasformato la loro regina in una statua di cristallo? Da come ne aveva sentito parlare finora tutti la amavano e veneravano, perché mai Idan avrebbe dovuto farle qualcosa del genere? Non riusciva ad elaborare nessuna spiegazione che gli sembrasse lontanamente plausibile. Se Annabell era davvero così forte perché si sarebbe lasciata sconfiggere? Forse avrebbe dovuto chiederlo direttamente a lei, pensò, ma c’era ancora qualcosa riguardo a quella donna che gli risultava misterioso e sentiva fosse meglio tenersi i suoi dubbi per sé. Evidentemente quel fauno aveva la mente più annebbiata di quella di Vino, forse era meglio non farci caso.
“Lasciamo perdere e concentriamoci sulla conversazione” si disse Seen cercando di distrarsi da quei pensieri, ma in realtà stava continuando a fissare Idan come in cerca di una risposta ai suoi dubbi. Era davvero la strega innocente che sembrava essere? Aveva qualcosa a che fare con Annabell? Riflettendo un po’ più a fondo si accorse di un’altra domanda a cui serviva una risposta. ”Perché si trovava anche lei a Rendia quando mi stavano tagliando la testa?” si chiedeva Seen “Chi è realmente Idan? E perché sta facendo tutto questo per me?”
<<Sono venuta a farvi visita>> disse la strega con gli occhiali da sole circolari.
<<Lo vediamo, Melfox>> rispose Ottobre dall’altra parte delle sbarre mentre teneva la sua donna stretta tra le braccia.
<<Perché sei venuta?>>
<<La regione di Jens si sta preparando alle rielezioni e sta nascendo del malcontento tra i cittadini perché pensano che tu sia innocente>>
I due si guardavano seri mentre Amaryl guardava il pavimento con uno sguardo triste e vuoto.
<<Quello che ti chiedo è di dichiarare apertamente la tua complicità, di fare un discorso alla tua gente spiegando perché sei in prigione>>
Ottobre fece qualche respiro come per raccogliere la rabbia<<Ho fatto tutto questo per amore! Perché dovrei finire in prigione per una cosa così nobile?>>
<<Sei stato complice di tua moglie, Ottobre. Sei riuscito a smentire le voci la prima volta, ma ora i testimoni sono ancora in grado di parlare. Ma d’altronde non posso negare il fatto che sei stato un ottimo ministro, e con questo ti sei guadagnato il mio rispetto come prima ministra. Da bravo politico come sei, ti prego di aiutare il tuo paese, in cambio ti metterò nella cella più confortevole di tutta la prigione, sarà come andare in pensione. Pensa alla tua Amaryl>>
Nonostante l’odio che stava provando per sua sorella, Ottobre capì il suo dovere e disse <<Al tribunale farò un discorso a quelli di Jens spiegando tutto. Ora puoi andartene.>>
Melfox non aveva mai i due sposi visti ridotti così, sotto il vetro scuro dei suoi occhiali i suoi occhi erano tristi. Amaryl non le era mai piaciuta, teneva troppo al proprio aspetto esteriore, così tanto da trascurare suo figlio e suo marito, per non parlare di come aveva ridotto quei senzatetto innocenti. Ma Ottobre era intelligente, giusto e, soprattutto, era suo fratello. Gli voleva un gran bene e sin da bambini avevano avuto un bel rapporto. Non litigavano quasi mai e se lo facevano si riappacificavano subito dopo, ma tutto cambiò quando si innamorò di Amaryl. I suoi gusti cambiarono diventando quelli di sua moglie e la sua vita cominciò a girare attorno a quella della sua amata. L’amore gli aveva dato alla testa, se solo fosse stato più sveglio avrebbe potuto notare l’aria distratta e indifferente che aveva Amaryl quando stava con lui. Anche dopo gli omicidi, rimase sempre al suo fianco e sempre perdutamente innamorato. “Povero Martin”, pensò Melfox, “suo padre amava troppo sua madre e lei amava troppo se stessa”. Ormai Ottobre non era più il fratello che conosceva, troppo cresciuto, troppo innamorato, troppo perso però, senza capirne il motivo, continuava comunque a cercarlo dentro l’uomo che era diventato.
<<Non hai sentito cos’ha detto?>> gridò Amaryl distogliendo lo sguardo dal freddo pavimento di roccia per porlo su quello di Idan. Sia l’occhio che aveva in faccia che quelli che aveva sulle enormi braccia, presero un’espressione arrabbiata. Vedendo che l’altra strega rimaneva immobile si alzò e appoggiandosi alle sbarre disse sibilando come un serpente sotto i capelli neri <<Vattene>>
Melfox si alzò indignata dal comportamento rozzo di quella donna. Guardò un’ultima volta negli occhi ciò che rimaneva di suo fratello come per chiedergli “Perché? Perché lasci che lei ti faccia questo? Cosa ti è successo? È ancora vivo il fratello che conoscevo?” e Ottobre rispose mantenendo uno sguardo che sembrava vergognarsi delle proprie azioni ma allo stesso tempo infuriato <<Vattene Melfox!>>
Alla fine Dennen si rivelò essere ancora più interessante di quanto apparisse, constatò felicemente Seen: come lavoro faceva il poeta e ne sapeva moltissimo su qualsiasi argomento immaginabile, inoltre era anche una persona piuttosto amichevole, pensò Seen.
Nel frattempo, mentre loro conversavano tranquillamente, poco lontano due persone che non si vedevano da tanto tempo si stavano rincontrando.
<<Vino!>> disse un senzatetto con dei vestiti fatti di spazzatura e foglie, e che teneva i capelli raccolti in un elastico in cima alla testa creando una forma più simile ad un cespuglio che ad una capigliatura.
<<Birra!>> rispose Vino mentre apriva le braccia per accogliercelo in mezzo.
I due barboni rimasero abbracciati per un po’ prima che uno cominciasse a parlare.
<<Yeti! Vino, yeti! Ti giuro che li ho visti con il mio occhio, erano grandi e pelosi proprio come nelle favole!>>disse Birra.
Mentre parlava il suo occhio destro si muoveva senza controllo e cambiava colore di continuo, a volte diventava simile a quello di un animele.
<<Lo sai che la mia vista viaggia per tutto il mondo e attraverso vari occhi, e io ti giuro di averli visti, e, se il mio occhio non mi inganna, so che si rifugiano nella montagna Dalfan>>
Una persona normale ci avrebbe pensato due volte prima di credere a qualsiasi qualcosa uscisse dalla bocca di Birra sotto forma di parole e non di alito puzzolente, ma Vino aveva un legame stretto con lui, in quanto fratello gemello, e se Birra diceva qualcosa, allora per lui era sicuramente vera, anche se si trattava di un avvistamento di un animale leggendario.
<<Fratello! Che scoperta fantastica! Potremmo andare a vederli>> disse Vino.
<<È proprio quello che stavo pensando, diventeremo ricchi e famosi se troveremo uno yeti. Pensa a tutta la birra che potremmo comprarci.>>
<<O al vino! Quando partiamo?>>
Birra rifletté due secondi sulla domanda, con l’occhio che perdeva il suo iniziale colore viola per diventare color oro e con la pupilla affilata simile a quello di un felino, e rispose <<Adesso!>>
<<Ok>> rispose l’altro senza preoccuparsi di preparare valigie o altro in quanto nulla aveva da portare.
Così come i due senzatetto si erano incontrati, senza pianificazioni e riflessioni decisero di incamminarsi per la montagna Dalfan.
Quando Vino passò davanti al tavolo dove il nostro gruppo di amici stava seduto ne approfittò per salutare il ragazzo che conoscerà <<Arrivederci Seen Narrow, sto andando a caccia di yeti!>>
Fu esattamente nel momento in cui Vino pronunciò il nome a lui sconosciuto di Seen che questi decise di smettere di cercare di capire inutilmente tutte le cose pazze che succedevano in quella città stravagante e di godersi semplicemente il suo nuovo corpo di legno.
Thomas Belvedere