Beheaded: Metallo rosso (Cap. 12)

CAPITOLO 12 – METALLO ROSSO

La notte è il momento in cui normalmente si pensa di meno: passiamo ore e ore fermi su una postazione preparata per il nostro dolce sonno mentre il mondo attorno a noi non si ferma mai. E mentre ci sono persone che dove c’è ancora luce continuano a provare emozioni e ad affrontare le dure prove della vita noi rimaniamo immersi in un mondo creato dal nostro stesso cervello.
Forse è proprio per compensare questa tranquillità che quello poco prima di addormentarsi è a volte il momento in cui si pensa di più, ed Erien era proprio nella stessa situazione.

La principessa era distesa su un letto che non le apparteneva e stava riflettendo su tutto ciò che era accaduto in una sola settimana: 5 giorni prima era stata scoperta la sua relazione con Seen e lui è stato rinchiuso nelle segrete, in seguito, 3 giorni prima di quella notte, venne condannato stato condannato a morte, un giorno prima la morte era avvenuta e aveva subito ricevuto una proposta di matrimonio, qualche ora fa lo aveva accettato, ed ora era divenuta ospite della famiglia Engarion nel loro mitico castello di Frolilorf e non riusciva a prendere sonno, forse perché era troppo eccitata o forse perché era troppo triste, o forse ancora perché stava impegnandosi troppo per dormire. Fatto sta che rimanere immobile sotto delle pesanti coperte non riusciva a renderla tranquilla, pensò la ragazza tra se e se, quindi decise di stancarsi un po’ andando in giro per il castello. Erien scese dal letto, uscì dalla sua stanza e cominciò a camminare per i lunghi corridoi. Era ancora in pigiama ma  dubitava che qualcuno l’avrebbe vista dal momento che era notte fonda. I quadri della famiglia Engarion avevano un’aria spettrale senza la luce. Le sembrava che tutti i loro sguardi severi la seguissero e giudicassero mentre si aggirava per la loro dimora. Stava quasi per urlare quando si ritrovò con la faccia vicinissima a quella della statua di Merlaid Engarion, meglio noto come “occhio attento” vista l’ammirevole enormità dei suoi bulbi oculari che superavano la grandezza di un mandarino. Dalle finestre si poteva vedere l’immenso giardino e in lontananza anche gli alberi umani. Stava osservando ferma l’albero dei occhi quando d’un tratto tutti i suoi sguardi si girarono per fissarla. Inquietata, Erien si allontanò subito dalle finestre per proseguire. Era incredibile quanto fosse magnifico il castello, anche se la sua grandezza non era paragonabile a quella del Gran castello, quello dove viveva lei.

Molti oggetti erano sferici o a cerchio come era tipico a Roundigham. La religione di questo regno, la Sferita,  considerava sacro il cerchio. Tutti i filosofi e religiosi Roundighiani concordavano nel dire che tutto si basava su un cerchio: il sole, la luna, gli occhi, le gocce, le ruote (che infatti erano la forma più ideale su cui spostarsi), i fiori… Ovunque si poteva trovare la traccia di una circonferenza, anche nelle cose più astratte: il ciclo della vita per esempio partiva da un punto e ci ritornava sempre, come in una cerchio. Inoltre anche le emozioni facevano curvare le labbra.
”Come si può ignorare la perfezione e il potere del cerchio?” così predicavano i sacerdoti nei battesimi mentre con del gesso disegnavano un cerchio sulla fronte di un neonato rendendolo uno dei numerosissimi fedeli della Sferita.
A Roundigham tutti credevano che l’universo fosse fatto da sfere, che la terra fosse una sfera e che il sole fosse una sfera che girasse attorno ad essa, e tutto questo era stato creato da un Dio-sfera che creava tutto a sua perfetta immagine. Per venerare questo Dio i fedeli mettevano cerchi ovunque potevano. La città, i suoi palazzi, le sue case, l’arredamento, gli oggetti di uso comune e non, i vestiti, l’arte, le acconciature… tutto ciò che era possibile rendere simile ad una circonferenza o ad una sfera era fatto in quel modo. In quel corridoio per esempio il tappeto non era rettangolare ma fatto da tante figure tonde attaccate tra loro, le finestre avevano la stessa forma e così valeva sia per le lampade che per la forma del castello che vista dall’alto sembrava essere una calotta di una sfera. Ma il motivo per cui tutti gli abitanti di Roundigham erano fissati con quella forma magica non era solamente la fede verso la religione. Tutti i raundinghiani erano nati in un paese pieno di cerchi e così i loro occhi si erano totalmente abituati a quella figura e usciva loro naturale fare tutto su quella forma. Anche chi non era credente apprezzava quella “moda” e quindi il regno finì per essere caratterizzato dall’avere cerchi ovunque. Si appendeva un cerchio in ogni stanza possibile, dai luoghi più religiosi, come i le cattedrali, a quelli più laici, come le scuole. C’erano cerchi ovunque, anche dove in posti dove non sembravano essere adatti, ma nessuno a Roundigham pareva farci caso.

Erien era giunta alla fine del curvo corridoio per ritrovarsi in un altro molto simile quindi decise di deviare la sua strada ed esplorare le stanze al centro del castello. Aperta una porta si ritrovò di fronte una rampa di scale; cominciò a scenderla lentamente perché il buio le rendeva difficile la vista e si ritrovò in un luogo completamente buio. Doveva essere finita per sbaglio nei sotterranei perché non riusciva a vedere finestre. Fece due passi per guardare se riusciva a vedere qualcosa nel buio pesto ma non vide niente. Quando stava per ritornare sui suoi passi per tornare in camera, Erien si accorse di uno strano rumore. Le sembrava di udire delle voci, ma non sembravano parlare tra loro, anzi, la voce era solo una e non le suonava nuova. Sembrava dare ordini o qualcosa di simile e quindi incuriosita fece un altro passo nell’oscurità vedendo che alla fine più lontano si vedeva una fessura di una porta dalla quale usciva della luce.
Il fatto che non fossero affari suoi e che si trovasse nei sotterranei di un castello al buio e a notte fonda sembrò far camminare la principessa più velocemente del solito e senza indugi.
Appena fuori dalla porta riusciva chiaramente a sentire ciò che stava dicendo quella persona. Simon era là dentro con qualcun altro e stava facendo qualcosa che Erien non riusciva a capire. <<Bravo, continua così… perfetto. Provate a scaldarlo ancora… Questo ragazzo ha davvero un fisico perfetto>> Mentre lo sentiva dire queste frasi strane e quindi, si incuriosì, quindi decise aprì piano la porta per vedere ciò che stava accadendo.

Spesso vogliamo sapere cose che subito dopo ci pentiamo di aver scoperto, come se vivere in un mondo più falso fosse stato meglio. La stessa cosa era appena accaduta ad Erien in quanto ciò che il suo occhio azzurro vide la sconvolse. Un uomo era sdraiato su un tavolo con le braccia e gambe legate a dei ganci, incosciente mentre parti della pelle del suo corpo venivano sostituite con parti di metallo incandescente.  Al posto dei suoi addominali adesso c’era una placca grigia metallica e la stessa cosa valeva per i suoi pettorali e per alcune parti delle braccia e delle gambe ad eccezione di quella sinistra dove uno sconosciuto vestito di blu metteva un altro pezzo di metallo sul muscolo scoperto facendo attenzione affinché il bordo andasse sotto la pelle in modo che rimanesse fissato. Le parti aggiunte avevano un contorno rosso di sangue e dello stesso colore erano sporche le mani di quelle persone che stavano torturando il povero ragazzo e le macchie umide sotto il tavolo.
<<Prendete altro latte di papavero>> disse Simon mentre contemplava la sua cavia.
Era difficile giudicare umano qualcuno con un aspetto così poco umano e la stessa cosa valeva per chi aveva un animo ancora più disumano. Simon, Simon il magnifico, lo stesso Simon che Erien avrebbe sposato, lo stesso Simon che ora stava mutando quella persona in un soldato con un armatura più solida, più efficace e più crudele, lo stesso Simon che distolse lo sguardo da ciò che stava facendo per posarlo su quello incredulo di Erien, lo stesso Simon che ordinò puntando Erien << Prendetela!>>.

 

Thomas Belvedere

 

1 Commento

  1. Altro colpo di scena ancora più grande!


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