CAPITOLO 14 – L’INIZIO DELLE LEZIONI
Oggi è il grande giorno e io sono super eccitato, le lezioni scorrono come un fiume, senza lasciarmi nulla fra le dita, mentre il sole rotola nel cielo verso ponente. Finalmente è l’ultima ora e manca poco alla fine di questa giornata scolastica.
<<Mirko!>> mi riprende l’insegnante di fermentazioni, sconvolta, <<oggi sei proprio distratto!>>
Mi sorprende essere ripreso, di solito accade di rado. Però ha ragione, non ricordo nemmeno cos’è stato fatto nelle ore precedenti. Abbasso lo sguardo verso il quaderno e lo ritrovo pieno di formule chimiche che non ricordo nemmeno di aver scritto.
<<Che differenza c’è fra la fermentazione omolattica e quella eterolattica?>>
Il cuore inizia a battere forte. Non ne ho la più pallida idea. <<Be’… la fermentazione eterolattica…>> inizio a balbettare, sperando di trovare aiuto, ma nessuno sembra pronto a suggerirmi. Faccio un respiro profondo e cerco di ricordare la lezione…
<<La fermentazione omolattica produce solo acido lattico, mentre la fermentazione eterolattica produce anche etanolo>> risponde la mia bocca, da sola.
Sgrano gli occhi per la sorpresa. Non credevo di sapere la risposta!
La professoressa mi brucia col suo sguardo. <<Vedi di stare più attento in classe, non sono tollerate distrazioni! Il tuo atteggiamento non mi piace>>.
Si gira verso la lavagna e inizia a scrivere a caso altre formule.
<<Sono sempre stato attento prof!>> mi lamento io.
Lei spezza il gesso contro la lavagna e piroetta su se stessa fino a puntare il suo sguardo di fuoco su di me. <<Quanta insolenza! Queste tue alzate d’ingegno peseranno negativamente sul tuo rendimento scolastico! Ti metterò un tre nel registro>>.
Non riesco a trattenermi, questa è un’ingiustizia. <<Ma ho risposto bene alla domanda!>>
<<Mirko ha ragione, prof!>> esclama Mattia, in mia difesa. Mattia è un ragazzo magro e sensibile, con grandi occhi azzurri e un’espressione perennemente triste. Spesso è vittima di bullismo psicologico e di solito se ne sta per i fatti suoi, tutto solo. Alcune volte gli ho fatto compagnia ma lui sembra non sopportare nemmeno la mia presenza.
<<Come vi permettete!>> Sbraita lei, come un cane rabbioso. <<Per domani voi due mi scriverete un tema sulle differenze fra le respirazioni aerobiche e le fermentazioni, con almeno quattro esempi per ciascuna. E ringraziate che non vi abbia messo una nota disciplinare nel registro di classe!>>
Sospiro, sconsolato. Ho dormito pochissimo stanotte per finire i compiti per martedì in modo da avere il pomeriggio libero e quella guastafeste mi ha rovinato i piani.
<<Grazie Mattia>> dico al mio compagno di classe quando la campanella finalmente suona e gli studenti si riversano nei corridoi, in fuga verso la libertà.
Lui risponde con un sorriso di solidarietà e si allontana immergendosi nella folla.
Nonostante abbia preso per la prima volta in cinque anni dei compiti di punizione, il mio umore non cambia, una cosa così stupida non può compromettermi la giornata; avendo già fatto i compiti per domani sfrutterò quelle ore per sbrigare quest’ultima faccenda.
Sto iniziando a guadagnarmi la mia serenità grazie alla meditazione, non darò mai alla mia professoressa la soddisfazione di privarmela anche solo per un istante. Il mio benessere è qualcosa che mi appartiene e che solo io posso amministrare.
Raggiungo casa mia, spengo il televisore e consumo il mio pasto. Sento sempre più spesso la necessità di evitare i rumori inutili e godermi il piacere del silenzio.
Mia mamma appare dietro di me facendomi sobbalzare per lo spavento. Santo cielo, nessun fantasma potrebbe farmi più paura delle sue apparizioni!
Si aggira attorno al tavolo fiutando l’aria, forse sente che devo chiederle qualcosa.
<<Mamma… che hai?>>
<<Sto cercando Confetto, l’hai visto?>> chiede lei mentre scruta gli angoli della stanza con fare sospetto.
Confetto, una creatura infernale incarnata in un grasso topo bianco che azzanna le dita di chiunque provi a toccarlo, ad eccezione di mia sorella che è anche riuscita a mettergli un fiocco rosa. I suoi occhi rossi mi guardano spesso pieni di malvagità dall’altro lato della sua prigione a sbarre.
<<Tua sorella voleva fargli il bagno ma lui è scappato via>>.
Come dargli torto…
<<Senti mamma, ho deciso di seguire delle lezioni di potenziamento scolastico nelle ore pomeridiane>>.
Lei alza un sopracciglio. <<Quanto ci costa?>> chiede lei, andando subito al sodo.
<<Niente>>.
<<Allora va bene>> risponde lei, <<purché non ti distragga troppo dagli impegni scolastici>>.
Ripenso all’ultima lezione di scuola. <<Ok mamma, grazie!>> esclamo e scappo subito in camera, prima che cambi umore. Tolgo dallo zaino i miei libri scolastici e un quaderno nuovo con dei gattini sulla copertina. Purtroppo non ho di meglio al momento.
Imposto una sveglia sul cellulare con l’orario in cui devo uscire di casa, smetto di pensare alla scuola e mi dedico con tutto me stesso a portare a termine il compito per finire al più presto.
Riesco a terminare il compito con venti minuti d’anticipo che sfrutto per pulire la mia stanza e riordinare le mie cose per evitare che mia mamma trovi delle scuse per sgridarmi e impedirmi di frequentare la scuola serale. Non ho ancora iniziato eppure sento che sarà davvero importante, perciò vorrei evitarmi qualsiasi intralcio.
Esco di casa e mi precipito verso la scuola pedalando sulla mia bicicletta. È un mezzo che ho sempre detestato ma oggi non ho abbastanza tempo per andare a piedi.
Quando arrivo all’ingresso della scuola sono tutto elettrizzato. Caterina e Geno mi aspettano vicino alla porta, sono contenti quasi più di me.
<<Come stai?>> mi chiede Geno.
<<È il mio primo giorno di scuola, sono così… euforico! Mi sento come uno scolaretto che inizia la scuola elementare>>.
Geno e Caterina ridono. Lei mi stringe in un forte abbraccio. <<In bocca al lupo!>>
Anche lui mi avvolge fra le sue braccia, cosa che mi lascia interdetto perché non sono abituato a dimostrazioni d’affetto fisiche con maschi miei coetanei.
<<Facciamo il tifo per te!>> esclama lui e si allontana.
Qualcuno mi bussa sulla spalla, girandomi mi accorgo che c’è Walter accanto a me. Il ragazzo biondo che dovrebbe essere in classe con me.
<<Ciao Marco! Vieni, ti accompagno alla nostra classe>>.
<<Mi chiamo Mirko>> ribatto io, mentre lo seguo su per le scale, verso il primo piano. Non sono mai stato lassù, sto per esplorare una zona nuova della scuola!
Le scale terminano in un piccolo atrio da cui si diramano due corridoi che si aprono lateralmente in varie stanze.
<<Al primo piano ci sono le classi, noi siamo nell’ultima: la classe decima.>>.
Mi sento stranamente tranquillo, tutta l’agitazione di prima si è attenuata da un momento all’altro. Sono perplesso, di solito mi dura molto di più quella sensazione di groviglio emotivo nello stomaco.
È svanita quando… non sono certo di ricordarmelo… quando Geno e Caterina mi hanno abbracciato?
Le porte della classi sono aperte rivelando delle aule come quelle scolastiche, con banchi, cattedra e lavagna, contrassegnate con delle targhette con il numero romano corrispondente. L’ultima di quelle, contrassegnate con la X, è quella mia e di Walter.
Nella classe ci sono una ventina di banchi e sono quasi tutti occupati. Mi siedo accanto a Walter e saluto timidamente gli altri che ricambiano e mi lanciano occhiate curiose. La classe è molto eterogenea, ci sono ragazzi della mia età, adulti coetanei dei miei genitori e persino qualche anziano.
Il professore entra qualche minuto più tardi, con un registro sottobraccio e una valigetta nell’altra. È un tizio alto e magro, sulla trentina, i capelli spettinati e un largo sorriso.
<<Buongiorno a tutti! Per i nuovi, io sono il professor Palmer e vi insegnerò quelle che sono le basi del mondo della spiritualità. Lasciate che vi ripeta ancora una volta che non siamo qui per perdere tempo e che chi si comporterà contro le regole della scuola sarà immediatamente cacciato. La serietà è molto importante e sarà sempre richiesta, così come l’educazione e il rispetto. Detto questo, io sarò il vostro riferimento per questo primo periodo qui in Accademia, insegno per l’amore di farlo e perché credo che questo mio tempo qui con voi sia investito nel migliore dei modi. In questa scuola si parlerà di filantropia e di gentilezza, di conoscenza e di spiritualità. Si sveleranno gli inganni, si insegnerà come sarà possibile il cambiamento; ma attenzione, saranno solo il vostro impegno e la vostra volontà a rendere tutto ciò possibile. Io vi insegnerò la teoria, ma spetterà a voi metterla in pratica per fare davvero vostri i nostri insegnamenti e per concretizzare i vostri sogni. Il mio compito è fornirvi gli strumenti, il vostro è acquisirli e utilizzarli a fin di bene>>.
L’inizio è molto promettente.
<<Do il benvenuto al vostro nuovo compagno di classe Kairos>> dice lui, guardandomi negli occhi, <<vieni qui, ho una cosa per te>>.
Mi alzo tutto imbarazzato, sentendomi gli occhi di tutti quanti su di me. Il professore ha una cartella in mano. In alto c’è una etichetta rettangolare e più in basso un’altra quadrata. Me la porge.
<<Questa è la tua cartella personale, dentro troverai le tue credenziali e le password che ti serviranno. Sono private pertanto tienile per te. Dentro troverai anche del materiale che ti sarà utile, per quanto riguarda tutto il resto sono sicuro che Katelyn sia stata più che esaustiva. Nell’etichetta qua sopra puoi scrivere il nome che hai scelto, in quella sotto quadrata invece puoi mettere un disegno o un’immagine di tuo gradimento. Essa sarà il tuo stemma personale>>
Davide Dan
è fantastico, è come se anche io mi fossi iscritta una seconda volta perché mi sono emozionata nel leggere la prima lezione. Grazie Dan per farmi rivivere ricordi e affiorare emozioni profonde!
Ho riso troppo quando ho letto di Confetto ahahahaha anch’io mi sono emozionata quando Mirko è entrato nella classe per la prima volta, e poi 10 classi! Sono tantissime! Che bello non vedo l’ora che diventi realtà! 😭❤️
Non posso non condividere ciò che ha scritto Bianca.. Leggendo questo capitolo mi è sembrato di tornare indietro e di rivivere tutte le emozioni provate. È davvero bellissimo! Grazie Davide!