Animarum (Cap. 1)

Nel corso della storia solo le menti più aperte, più stravaganti sono riuscite ad andare oltre le restrizioni sociali superando la barriera del visibile e distruggendo le catene imposte dalla società.

Spesso si cerca ispirazione per la propria vita dalle storie di fantascienza, pur di non sentirsi chiusi in un limbo, non considerando che spesso proprio queste storie sono ispirate da una realtà che viene celata… la vera realtà, nascosta e meravigliosa.

 

Capitolo 1 – Edward Baskerville

Bologna 2019

Era un gran giorno di festa quel mercoledì di fine anno, un giorno in cui vigeva una sacra regola tra i giovani, ovvero festeggiare il capodanno assieme ai propri amici dimenticandosi di tutto il resto. Non importava dove o cosa fare, tutto era più interessante di restare a casa isolato dal mondo intero ad avere come sola compagnia il proprio riflesso nello schermo dello smartphone.
Il capodanno per i ragazzi era la festa più importante dell’anno, attesa con ansia e adrenalina per ritrovarsi tutti insieme a chiudere un anno della propria vita e per aprire con nuovi propositi quello nuovo. Ma c’era dell’altro, almeno per i ragazzi, ovvero dare sfogo alla propria gioventù tutta la nottata del 31 dicembre facendo robe che, solo dopo aver bevuto una decina di bicchierini di alcool, si sarebbero potute fare. Alla fine era la mentalità giovanile e la si poteva riscontrare soprattutto nella quotidianità, divertimento a più non posso non curanti della propria salute fisica, assenza di progetti professionali riguardanti il futuro, chi a diciassette anni pensava di trovare un lavoro serio o farsi una famiglia? I pochi che si davano da fare per questo erano derisi e umiliati dalla massa perché considerati diversi, strani, non alla moda… strano eppure era la realtà di tutti i giorni.
Era appena scoccata la mezzanotte a Bologna e si sentivano già i botti e i fuochi d’artificio che aprivano le porte al 2019, gente che correva con la propria auto tra le strade a tutta velocità facendo schiamazzi assurdi, la città festeggiava il nuovo anno.
In alcuni vicoli scuri si potevano intravedere gruppi di ragazzi che nell’ombra si passavano erba da fumare stando attenti a chi ci fosse intorno, i più forti e interessanti, almeno a parer loro, avevano delle strane pillole verdi e gialle in bustine trasparenti, una nuova droga chiamata Bacio del Diavolo che girava tra i gruppetti in quel periodo.
Erano strabilianti gli effetti che ne provocava ma ancora più devastanti i danni che ricevevano la mente e il corpo all’assunzione di tale droga, ma i giovani non sembravano preoccuparsi di questo, per quella notte contava solo “essere baciati dal diavolo.”
Così si usava dire a quei tempi quando ci si sfondava di alcool e droga per dimenticare tutto e tutti e lasciarsi trasportare dall’ebbrezza del divertimento più assoluto. Si diceva pure che il Bacio del Diavolo fosse la causa delle numerose e misteriose sparizioni di persone di qualsiasi età avvenute negli ultimi mesi sia a Bologna che nel resto d’Italia, una percentuale che era cresciuta proprio con la scoperta di questa micidiale droga, ma nessuno ne aveva le prove concrete.
Le discoteche e i pub erano pieni di ragazzi dai dieci ai vent’anni, la cosa peggiore era vedere giovanotti più bassi del banco del bar che tenevano una sigaretta in bocca e una dietro l’orecchio imitando atteggiamenti di chi aveva già pagato almeno dieci anni di mutuo della propria casa e aveva famiglia alle spalle da mantenere, eppure non sapevano nemmeno cosa fosse un mutuo.
Le ultime speranze erano riposte sulle vecchie ideologie che si avevano sulla figura femminile, creature innocenti e timide che non avrebbero nemmeno osato bere un bicchiere di chinotto per quanto fosse forte per il loro dolce stomaco e soprattutto, il pensiero di festeggiare con alcolici all’1:00 di notte era davvero impensabile, figuriamoci poi se erano anche loro ad andare dai ragazzi per proposte indecenti… ebbene sì… nel 2019 era tutto così, la vecchia figura della donna era del tutto sparita.
Eppure tutto questo non dava alcuna preoccupazione a nessuno, in fin dei conti si aveva un altissimo tasso di corruzione all’interno del governo del paese e della nazione, in primis i politici che adescavano le ragazze minorenni, assumevano droghe pesanti e rubavano tantissimi soldi ai cittadini con finte tasse e leggi senza alcune senso, figuriamoci se fosse stato un problema per loro se la società giovanile stava crescendo tra sostanze stupefacenti e ideali sbagliati.
Fra di loro se vi era uno studente o politico che cercava di emergere dalla folla portando ideali positivi o semplicemente voleva far qualcosa di buono per il proprio paese, veniva deriso, umiliato o messo a tacere oscurato da tutti, nei peggiori dei casi se si trattava di un uomo in politica e questi era molto insistente nei suoi ideali, veniva fatto fuori con qualche scusa come incidente stradale o attentato al paese.
Bologna si presentava davvero come una bellissima città, anche quella notte di capodanno, con quei tetti rossi e quell’odore di ragù tra le strade che le davano un non so che di unico, quei portici in centro che permettevano alle persone di uscire tranquillamente anche nelle giornate di pioggia o la bellissima struttura medievale degli edifici che si affacciavano sulla Fontana del Nettuno nella meravigliosa Piazza Maggiore e ancora le famosissime Torri degli Asinelli; insomma era una città che faceva la sua bella figura, soprattutto per il cibo!
In quel periodo, essendoci le feste di natale e capodanno, era stato messo in centro un albero alto una cinquantina di metri, riempito con tantissime decorazioni blu e argento con la punta che reggeva un enorme stella di un blu molto acceso, stella che quella notte di capodanno non si sa come fu fatta sparire del tutto e al suo posto fu ficcata una testa in polistirolo di babbo natale che fumava uno spinello.
Ma non per tutti quella sera era un momento di assoluto divertimento, in mezzo ad una pazza Bologna vi stava comunque qualcuno che preferiva rimanere a casa nella tranquillità, magari circondato dai familiari e parenti giocando a tombola tutta la notte o semplicemente ci si riuniva anche per il piacere di stare assieme. Vi era una famiglia in particolare che si trovava poco distante dal centro della città in un abitazione che si presentava come una struttura abbastanza vecchia e mal ridotta, il classico tetto rosso e non era alta più di tre piani.
All’interno vi vivevano tre famiglie, una di loro era composta da una coppia di anziani, era gente molto all’antica di mentalità e non amavano molto le feste infatti già alle 21:00 erano nel sonno più profondo, del resto avevano anche la loro età, figuriamoci se pensavano al capodanno.
Al secondo piano abitava una famiglia molto benestante, i genitori erano medici molto rinominati in città e i due figli tirocinanti nello stesso settore, quella sera si trovavano tutti e quattro a festeggiare in qualche locale di lusso con una filata di gente che aveva sicuramente un titolo importante in città.
Al terzo ed ultimo piano abitava questa famiglia molto modesta, i Baskerville. Non erano particolarmente amanti delle feste, non per l’età o per la loro salute fisica, anzi scoppiavano di salute, ma era gente molto normale e amante della quotidianità. Per loro contava che in fin dei conti tutti stavano bene in famiglia, che i figli fossero gente educata e senza problemi, tutto il resto non aveva molta importanza. Il capo famiglia, Stefan Baskerville era un poliziotto e lavorava presso uno degli uffici del distretto di polizia di Bologna; aveva un altezza media, circa 1.70 ma abbondava un po’ con il peso, si aggirava circa tra i 90 kg, esagerato rispetto alla sua costituzione fisica. Portava un paio di occhiali con montatura rossa e capelli sempre pieni di gel ben pettinati per questo motivo in ufficio era rinominato “capello unto”.
Stefan era anche una persona un po’ troppo ossessionata dalla sicurezza della casa, della famiglia e di tutto ciò che riguardava la sua vita e quella dei suoi familiari, tendeva ad essere molto possessivo e iperprotettivo verso i figli, Edward e la sorella maggiore Jessy, la più vantata parenti ed amici.
Jessy era una ragazza di 20 anni, amava molto lo sport ed era talmente ossessionata dal suo aspetto fisico che era convinta che anche del magrissimo tacchino poteva farla ingrassare, per questo all’età di 15 anni divenne vegetariana, non aveva molto senso questa sua scelta ma la ragazza viveva in un mondo tutto suo.
Frequentava il secondo anno all’universita La Sapienza di Roma, facoltà Scienze Motorie naturalmente, diceva che il suo sogno era vivere nella capitale così non badando a spese si trasferì lì per iniziare il suo percorso di studi; ovviamente la notte di capodanno si trovava a Roma in qualche discoteca. Jessy amava molto essere sempre la prima in tutto anche se lo pretendeva con il minimo sforzo, come se tutto le fosse dovuto, infatti aveva anche continui contrasti con la madre, Maria Baskerville.
Maria era una donna siciliana, diversamente dal marito che era di origini britanniche, infatti i genitori di Stefan erano di Londra ma si trasferirono a Bologna quando ancora il ragazzo aveva soli 12 anni.
La coppia si era conosciuta in una festa universitaria, Maria studiava Lettere, infatti la donna insegnava italiano in una scuola elementare, a differenza di Stefan che lasciò al secondo anno la facoltà di Giurisprudenza per intraprendere la via militare che lo portò a diventare poliziotto.
A differenza del marito, la signora Baskerville era molto più magra di aspetto, presentava dei capelli neri e molto lisci, un viso proprio mediterraneo, era una donna davvero affettuosa e premurosa ma non osava intromettersi troppo nella vita dei figli come faceva il suo consorte.
Maria era molto legata ai figli, soprattutto al minore, Edward, un ragazzo di 17 anni che frequentava l’ultimo anno di scuole superiori.
Un giovanotto mingherlino, alto non più di un metro e settanta, con dei capelli mossi color castano che coprivano le orecchie e tutto il collo, un paio di occhi del medesimo colore che esprimevano emozioni forti che solo un angelo poteva dare. Si mostrava così Edward, con la sua solita espressione riflessiva, come se per ogni cosa che succedesse nella sua vita, doveva esserci un perché, qualcosa che andava oltre il visibile e che manipolava gli eventi della giornata, una spiegazione ai più grandi dubbi e interrogativi della storia dell’umanità, un soggetto alla continua ricerca di risposte. Oltre alla sua pettinatura molto sbarazzina, Edward era davvero un tipo molto diverso rispetto ai suoi coetanei, aveva tutt’altra mentalità e questo lo portava spesso ad isolarsi dai gruppi perché si sentiva un pesce fuor d’acqua, a lui non importava drogarsi, ubriacarsi o frequentare quelle feste da sballati, aveva altri ideali e una visione molto mistica della vita.
Era consapevole del fatto che era diverso, infatti quella sera di capodanno rimase a casa praticamente da solo, affacciato al balcone della sua stanza ad osservare come la città si perdeva tra i brutti vizi.
L’essere umano sembra accontentarsi di veramente poco.. “ pensò nella sua mente, “ ..e quel poco è pure marcio.. “.
Era solito pensare in questa maniera Edward, continuava a vedere la gente intorno a lui come se stesse sprecando tempo tra inutili faccende, nulla di costruttivo, nulla che potesse servire per il bene del prossimo.

« Ed… tesoro, cosa fai fuori con questo freddo? Non è nemmeno tanto sicuro visto che come al solito sparano petardi tutta la notte. » disse mamma Maria arrivando di soppiatto alle spalle del figlio.
« Oi mà! » esclamò Edward saltando per l’improvviso arrivo della signora, « mi hai fatto prendere un colpo! Te l’avrò detto un migliaio di volte di non sbucare così… sembra tu lo faccia apposta! » continuò il ragazzo ma con tono scherzoso.
« Ovviamente! Che madre dispettosa sarei altrimenti? » rispose la donna facendo una smorfia simpatica.
I due avevano un rapporto molto amichevole, non tutti i genitori erano così con i propri figli e non tutti i figli così con i genitori, molte famiglie amavano tenere una sorta di barriera tra le relazioni umane, in qualche modo tenevano più al rispetto che ad altro; ma in casa Baskerville non era così, almeno tra madre e figlio, la signora Maria sapeva benissimo che per conquistare la fiducia di un figlio doveva anche esserci amica, una persona su cui contare, inoltre sapeva benissimo che quel ragazzino era comunque rispettoso nei suoi confronti, nonostante la confidenza.
« Quindi? Cosa ci fai a quest’ora sveglia? Papà russa troppo forte? » chiese Edward con il suo solito fare ironico.
« Non me ne parlare… non chiudo occhio da quando ci siamo sposati praticamente e non vuole provare nemmeno quei piccoli cerottini usciti adesso in commercio che applicati sul naso dovrebbero farlo smettere, che ti devo dire… mi ha svegliato lui che non i petardi! » rispose Maria altrettanto ironica portandosi la mano destra sulla fronte in segno di disperazione.
« Oioi, fossi in te glieli avrei fatti pure mangiare quei cavolo di cerottini » continuò il giovanotto mostrando un mezzo sorrisetto, « cicciottello com’è stai tranquilla che li avrebbe mangiati ».
Non tutti i rapporti erano rose e fiori lì, padre e figlio spesso si battibeccavano, Stefan era sempre oppressivo, Edward amava la libertà, l’indipendenza, nonostante fosse un ragazzo calmo era comunque un tipetto ribelle, e la presenza del padre molte volte era un momento di stress per lui.
Maria si avvicinò di più al figlio, sapeva che non diceva quelle parole per cattiveria, infilò il suo braccio sotto quello del ragazzo incrociandoli, appoggiò la testa sulla giovane spalla e disse sotto voce:
« Tuo padre ti vuole bene, tu e Jessy siete la cosa più importante per lui, è un po’ troppo stressante, questo va detto, ma lo fa perché ci tiene a voi, che stiate bene, che non vi manchi nulla e che siate al sicuro ».
« Oh.. fin troppo al sicuro » borbottò il ragazzo, « fosse per lui ci farebbe uscire anche con la scorta ».
La madre sorrise, guardando il figlio ancora giovane ed inesperiente gli sussurrò:
« Ribellino mio, quando sarai padre capirai anche tu », baciò sulla fronte il ragazzo, poi si voltò e tornò dentro sbuffando e farfugliando delle strane parole lamentose per lo sconforto di dover ritornare in quella stanza a far finta di dormire.
Dopo aver seguito con la coda dell’occhio la madre entrare, si rivoltò di nuovo verso la città ma alzando leggermente lo sguardo verso il cielo con il suo fare pensieroso; rimase un’altra manciata di minuti con lo sguardo fisso verso il blu speranzoso di qualche risposta a qualche sua solita domanda mistica per poi voltarsi nuovamente e ritornare dentro.
Non si sapeva di preciso cosa cercasse, qual era il suo obiettivo o le sue vere teorie, era anche abbastanza anormale per un ragazzo di diciassette anni cercare tali risposte a domande non ben precise ma una cosa era certa, ogni volta che Edward si guardava le mani cercando di coglierne più dettagli possibili, tempestosamente lo irrompeva una forte sensazione mista ad una presa di coscienza molto intensa, non era facile descrivere quelle emozioni che gli danzavano nel petto, anche solo per poterne tradurre il significato ma era qualcosa simile a:

Sono davvero ciò che sto realmente vedendo? Tutto qui? Il mio corpo, le ossa, la carne; la mia casa, i mobili, le altre persone…

e tempestivamente veniva sempre interrotto da qualcuno che sbucando dal nulla gli chiedeva anche la più stupida cosa.
La notte proseguì normalmente tra fuochi d’artificio e schiamazzi di ogni genere, ogni tanto poteva sentirsi una filata di moto che passavano per le strade urlando parole incomprensibili e le ragazze isteriche che ridevano e strillavano, quando si fecero le 7:00 del mattino e tutto tornò normale, per le vie di Bologna non girava più un’anima viva.
In quel periodo c’erano le vacanze natalizie quindi le scuole erano chiuse, per Edward era l’ultimo anno di studi, dopo gli esami di maturità avrebbe dovuto decidere cosa fare della sua vita da quel settembre che sembrava sempre più vicino, non era particolarmente interessato ad un percorso universitario, avrebbe voluto trovare subito un lavoro e farsi una propria vita.
Quegli ultimi giorni di vacanza passarono molto velocemente, era sorprendente come i mesi scolastici erano lentissimi nel proseguire, sembrava quasi che un giorno scolastico ne durasse tre, diversamente da un giorno libero come la domenica o un festivo potesse passare molto più velocemente.

Era il 7 gennaio e tutti i ragazzi tornavano a scuola, con il solito viso pallido e la postura curva un po’ per il peso dello zaino, un po’ per mancanza di voglia di tornare nelle aule, alcuni gruppi si fermavano nei giardinetti della scuola a fumarsi le ultime sigarette prima del suono della campanella, altri facevano gli sprint con i motorini giusto per vivacizzare la giornata e non pensare alle cinque ore successive, poteva persino intravedersi qualcuno che arrivando davanti i cancelli scolastici, rimetteva in moto il proprio mezzo e faceva dietrofront senza pensarci troppo.
Edward arrivava sempre qualche minuto prima dell’entrata, con la sua solita camicia di jeans ben conservata dentro i pantaloni, a differenza dell’orario di uscita che si mostrava parecchio sgualcita e del tutto fuori dalla cintura.
« Niente grembiulino Baskerville? La mammina non te l’ha stirato oggi? ». Da dietro, Edward si sentì dire queste parole, aveva riconosciuto ovviamente la voce, era il solito compagno di classe che voleva essere spiritoso davanti agli altri prendendo in giro qualcuno; si chiamava Diego Portovicino, per gli amici “Bicipite” ovviamente per il suo volume spropositato delle braccia. Amava indossare abiti molto aderenti per mostrare il suo fisico palestrato e anche lui usava gel per capelli, molto di moda in quel periodo.
« Ho smesso di portare il grembiule quando tu hai imparato a parlare Diego, un anno prima.. un anno dopo… non ricordo con esattezza » rispose il ragazzo mingherlino che nonostante fosse preso sempre di mira da alcuni studenti della sua scuola, poteva mostrarsi come un ragazzo calmo e docile ma era sempre pronto a rispondere a qualche provocazione. Inoltre era spesso ironico anche in questi momenti, infatti il grembiule scolastico si portava fino alla quinta elementare, alludendo così il ritardo delle capacità oratorie di Bicipite.
« Dai vieni qui Baskerville, raccontaci un po’ come sono andate le tue vacanze natalizie » . I ragazzi sapevano benissimo della vita sociale di Edward, tra compagni si sapeva tutto di tutti, spesso si divertivano a stuzzicare quel ragazzo facendo continue battutine ma quest’ultimo non sembrava darci molto peso, forse per abitudine ma preferiva semplicemente rispondere alle provocazioni giusto per non dimostrarsi comunque sottomesso.
« Perché invece non ci racconti tu delle tue vacanze, di come ti sarai sfondato di alcool fino a vomitare la tua stupidaggine » rispose Edward prontamente e voltandosi verso l’entrata dando le spalle al gruppetto di bulli.
Si sentì qualcuno ridacchiare per la risposta di Edward e questo infastidì un po’ Bicipite che velocizzò il passo come per raggiungere il suo compagno qualche chilo più magro, quando fu fermato da un altro studente che si trovava lì e stava assistendo alla scena.
« Suvvia Diego! Siamo appena rientrati dalle vacanze, hai tutto l’anno scolastico per rompergli l’anima, lascialo in pace almeno per oggi ».
« Rieccoti “Bandiera Bianca”! Come al solito non si capisce da che parte stai… e dimmi… come le hai passate tu le vacanze? Indeciso se stare a casa come il nostro sfigatello o hai fatto baldoria anche tu? » domandò Bicipite con tono di sfottimento.
Bandiera Bianca era un ragazzo di una classe diversa rispetto ad Edward e Diego, si chiamava Virgilio e un cognome che nessuno riusciva mai a pronunciare dalla difficoltà, era il primo della sua classe. Molto magro e alto, occhi neri e capelli riccioli più scuri del buio stesso e come se non bastasse anche la sua carnagione era abbastanza scura; era chiamato “Bandiera Bianca” perché non si capiva mai che intenzioni avesse, le sue decisioni erano sempre imprevedibili e non appoggiava mai nessuno, un giorno era con il gruppetto di bulli, quello seguente ne era contro. Si diceva che avesse anche strane indecisioni sull’orientamento sessuale, ma questo si sa… tra i giovani andava molto di moda prendersi in giro così.
« Bè Diego… come ha detto il nostro sfigatello sicuramente meglio delle tue » rispose il brunello con altrettanto tono di sfottimento.
I due ragazzi si guardarono qualche istante, Diego sembrava esserci rimasto parecchio male da quella risposta, non era molto abituato a questi toni. Stava iniziando a mordersi il labbro quando da dietro arrivò il professore di Elettronica, Eliseo Merinelli, l’insegnante più temuto in quell’istituto che con delicatezza prese i due giovanotti a braccetto e sussurrò loro che se avessero ritardato altri cinque secondi all’ingresso a scuola, avrebbero iniziato il nuovo anno con una bella insufficienza nella sua materia, non importava se quel giorno non avessero avuto lezioni con lui o se in quel periodo non c’erano interrogazioni ma Merinelli non sopportava i ritardatari, ed essendo anche il vice preside ne approfittava spesso della sua posizione.
Era un tipo molto preciso e attento ai dettagli, aveva dei capelli biondi e molto lunghi con un paio di occhiali da vista parecchio eleganti. Ogni giorno aveva quel suo cappotto grigio e la sua inseparabile 24 ore, si diceva che anche se non avesse lezioni o dei documenti da portare con sé, lui doveva immancabilmente avere quella sua valigetta di pelle nera che usava tenere con sole tre dita, quasi per eleganza.
Il suo caratteraccio era peggiorato molto con la scomparsa della figlia avvenuta l’anno precedente, uscita da scuola la giovincella non fece mai ritorno a casa, era un pomeriggio di inverno e nevicava molto, per un periodo si attribuì la sua scomparsa al Bacio del Diavolo ma il padre affermava ripetutamente che la ragazza aveva uno stile di vita davvero sano ed invidiabile.
A quella frase sicuramente sconvolgente, i ragazzi lasciarono subito da parte le loro discussioni e si avviarono immediatamente in classe.
Quella giornata scolastica trascorse normalmente, i ragazzi ritrovandosi dalle vacanze iniziarono a raccontarsi un po’ come avevano festeggiato, altri di nascosto iniziava subito a copiare i vari compiti che aveva tralasciato, ovviamente, durante le vacanze; altri ancora durante gli intervalli ne approfittavano per uscire dalla classe per posteggiarsi dietro la scala del corridoio per fumarsi una sigaretta, anche se spesso la puzza non era quella di una sigaretta normale.
Nonostante tutto Edward non era realmente solo, anche lui aveva delle amicizie anche se fuori dall’ambito scolastico non le frequentava abitualmente, erano ragazzi della sua stessa classe, al di là delle ore di studio o dei compiti da far a casa, non c’erano queste grandi uscite di gruppo, tutti e tre abitavano parecchio lontano tra di loro, in paesini diversi e questo rendeva difficile instaurare una comitiva.
Leo Pintelli e Giorgia Fiamma che assieme ad Edward formavano un trio di pronta emergenza studio, tre ragazzi che si aiutavano ad affrontare e superare ogni anno scolastico.
« Allora ragazzi, le vacanze vi hanno rinfrescato la memoria? » disse Giorgia, la ragazza del gruppetto, « novità per il prossimo anno? ».
I due ragazzi rimasero qualche minuto in silenzio, era una domanda che volevano assolutamente evitare già il primo giorno di scuola.
« Sì Giorgia… ma non iniziamo già dal primo giorno a metterci ansia tra di noi che ho ancora i compiti delle vacanze da recuperare.. » rispose Leo dopo un po’.
Leo Pintelli era un ragazzo con una media di voti davvero bassa, non amava proprio studiare ed era in continuo conflitto con i professori, spesso diceva che la motivazione dei suoi voti bassi era data dagli insegnanti che non riuscivano a comprendere i suoi metodi di ragionamento. Abitava in un paesino a 40 km da Bologna e ogni mattina prendeva il treno per arrivare a scuola. Quella giornata portava una camicia rossa, quasi in tinta con la barba sul mento di colore rossiccio nonostante avesse dei capelli castani, aveva una carnagione molto chiara ma un fisico molto forte, alto e resistente. La sua particolarità erano i quadricipiti davvero muscolosi per via della sua più grande passione, il calcio. Era chiamato “Ruggine” per via del colore della sua barba, mentre Edward “Quattrossa” per la sua esile costituzione fisica.
A differenza di Leo, la signorina Giorgia era molto magra e aveva una media scolastica davvero alta, non la migliore della classe ma la sua pagella era parecchio rispettabile. Indossava un paio di occhiali da vista con una montatura abbastanza grande, aveva i capelli castani e mossi con un effetto bagnato e profumavano sempre, infatti a scuola era chiamata “Pesca” per la scia di profumo che lasciava quando camminava. Aveva un caratterino particolare, era la tipetta che non dava molta confidenza alle persone, preferiva essere cercata piuttosto che cercare e aveva un fare da “so tutto io” e questo infatti la portava spesso a litigare con Leo.
« Guardate che se non decidete subito cosa fare voi due zucche vuote, vi ritroverete a settembre ad elemosinare davanti qualche chiesa » ribatté la ragazza.
« Elemosinare? » risposero Edward e Leo all’unisono, « guarda che ho già preso una decisione ma non mi va di parlarne adesso, ho ancora la stampa del cuscino sulla mia faccia e soprattutto non mi va di dirlo per non essere criticato da una saputella come te! » completò Leo con un tono infastidito.
« Ma chi ti critica! Tu della tua vita fai quello che vuoi! » rispose Giorgia mentre stava iniziando a riscaldarsi anche lei « qui si parla Leo, giusto per scambiare due chiacchiere visto che per le vacanze non ci siamo nemmeno sentiti per gli auguri.. ».
« Dai ragazzi » li interruppe Edward, « non iniziamo come al solito a litigare… settembre è ancora lontano e se volete saperla tutta io non ho ancora deciso nulla, anzi sapete… ho escluso lo studio universitario, se sarò fortunato troverò un lavoretto e poi chissà… ».
« Lavoretto?!! Ed sembra quasi che tu non guardi nemmeno i telegiornali perché ti renderesti conto che il lavoro ai giorni nostri è una leggenda!! » tuonò Giorgia, « è davvero più facile che Leo trovi una ragazza piuttosto che tu un lavoro » continuò sorridendo e guardando il compagno rossiccio.
I due amavano spesso prendersi in giro, era evidente che in fin dei conti si volevano anche bene.
In effetti Leo aveva una cotta per Giorgia ma era molto timido su questo infatti preferiva rimanere nella sua posizione da compagno di classe e far finta che invece non gli importasse nulla di lei.
Tra i tre, Edward era quello più silenzioso ma si divertiva spesso a vedere i due litigare, in fin dei conti erano una distrazione simpatica per quelle stressanti cinque ore scolastiche.
« Eppure sono convinto che fra voi due un giorno sboccerà qualcosa di bello » ghignò Edward appoggiando entrambe le mani sulle spalle dei due ragazzi.
« Ah! Ah! Ma come siamo spiritosini eh? Voglio un uomo al mio fianco non un figlio da accudire! » continuò Giorgia con la sua solita aria da onnisciente.
Ruggine tolse la mano di Edward dalla sua spalla e disse:
« Una cosa è sicura… preferirei stare con Edward piuttosto che con una Pesca saputella! » e andò via imitando le movenze della ragazza in segno di sfottimento     .
« Suvvia ragazzi scherzavo, sarà già tanto che dopo il diploma ci manderemo gli auguri una volta l’anno per i nostri rispettivi compleanni » concluse Edward e dando una leggera pacca amichevole sulla spalla di Pesca, tornò pure lui in classe.
Giorgia ci rimase un po’ male per quelle parole, in fin dei conti era vero visto che i tre non riuscivano ad avere un rapporto di amicizia stabile, un po’ per i caratteri un po’ per la distanza si ritrovavano a dover condividere tra loro solo le ore di studio e qualche chiacchierata durante gli intervalli. Sin dal primo anno le sarebbe piaciuto molto instaurare dei rapporti più profondi con i due ragazzi ma ogni volta che si provava ad organizzare qualcosa, arrivava puntuale l’imprevisto che faceva saltare tutto.

 

Emanuele

 

3 Commenti

  1. Bellissimo inizio! Una scrittura scorrevole ma allo stesso tempo dinamica che racconta una storia a mio parere che deve ancora esplodere di particolari. Mi piace un molto il trio e se mi posso permettere ho pensato subito ad Harry Potter, forse ne hai preso spunto? Se così fosse immagino che ci sarà da divertirsi 😍, complimenti non vedo l’ora di leggere il prossimo capitolo!

  2. Non sono sicuro di aver compreso la trama di questa narrazione. Tuttavia continuerò a seguire questo sito e leggere altri racconti.

  3. davvero interessante l’ho letto tutto d’un fiato!!


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