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Era un giorno di frizzante primavera, e lei sorrideva forte mentre accarezzava le foglie degli alberi, vestiti dei loro colori più brillanti.
Si sentiva così intensamente viva…le pulsava con insistenza il petto e anche le tempie. Avvertiva delle piccole ma pungenti scosse pervaderle tutta la spina dorsale.
Si sentiva così tanto viva che anche la morte le sembrava spaventosamente reale. Come quando ci si sente così perdutamente felici con la consapevolezza che prima o poi un fitto dolore prenderà il posto di quell’estasi.
Anche lei lo sapeva, anche lei ne aveva assaggiate tante di lacrime salate.
Immersa nelle sue riflessioni riprese a camminare, mentre il vento, aumentando, la faceva ondeggiare. Proseguì fino all’incontro con un brillante corso d’acqua, che col suo connubio coi raggi solari creava una danza di luci tutta da ammirare. Davanti a quello spettacolo si fermò decisa, e si leccò le labbra. Rimase così in contemplazione, lasciando riposare la mente, che silenziosa dava spazio al turbinio delle sensazioni. Chiuse gli occhi, estasiata da ciò che non poteva vedere, dire o capire, ma soltanto sentire.
Non c’era nessun giudizio o prova da superare, ma solo la percezione di quel che già è: il vento sulla pelle, le urla dei bambini, i clacson, il garbuglio di sentimenti contrastanti che sentiva. Tutto era semplicemente quello che era.
Non la albergava il desiderio di cambiamento, voleva soltanto profondamente sentire. Lei come un tenero arbusto investito dal vento del maestrale. Si lasciava scuotere da tutto quel sentire.
Avvertiva a tratti sensazioni di smarrimento e debolezza, che poi mutavano in speranza e serenità; provava intenso amore e passione divina, e poco dopo delusione e malinconia struggente. Sentiva proprio tutto.
Solo dopo lungo tempo decise di riaprire gli occhi per lasciarsi di nuovo stupire dalla lucentezza del mondo. Diede un ultimo sguardo allo specchio d’acqua, e riprese lentamente a camminare. La sua calma le permetteva di immergersi a cuore aperto nell’universo, tanto che l’universo le regalò una poesia scritta su un foglio appeso sopra ad un albero: sembrava aspettare proprio lei. Diceva:
“E tu, come parli a te stesso?
Ti senti col tuo spirito connesso?
Te le fai mai le carezze?
Ti perdoni per le tue debolezze?
Te lo ricordi quanto sei raro?
Dimenticartene costa assai caro.
Capita d’esser con se stessi così duri
e del proprio valore non sentirsi sicuri
ma in te c’è un un infinito universo
anche la scienza dice che ogni occhio è diverso
e allora troviamo la chiave del nostro tesoro
e come Indiana Jones recuperiamo tutto quell’oro
che sepolto nell’animo aspetta solo d’esser trovato
e luccicare nel mondo con fervore appassionato
la morte al varco ci aspetta impietosa
ma possiamo lasciare dietro di noi una scia luminosa.
La vita ti scorre dentro con calore
con il suo potere creatore
fai un regalo al mondo e a tè stesso
e col tuo splendore sii connesso”.
Lei respirò a fondo ogni parola, sentendosi pervadere dalla gratitudine, per poi riprendere nuovamente a camminare. La sua meta era lontana, ma non aveva fretta; aveva smesso di averne molto tempo fa. Faceva apparire ogni passo tremendamente prezioso. Qualcuno la guardava con curiosità, ma lei continuava sulla sua strada, sempre ondeggiando, sempre godendo della primavera e dei suoi profumi, ma anche consapevole dell’arrivo prossimo del gelido inverno. Perché credeva che quello volesse dire sentirsi pienamente vivi: accogliere e abbracciare tutte le stagioni della vita.
Wow è stupenda! Un racconto pieno di emozioni, mi è piaciuto davvero tanto 🙂 Soprattutto la poesia ❤️❤️❤️
“ma in te c’è un un infinito universo anche la scienza dice che ogni occhio è diverso”
Complimenti… hai espresso emozioni molto belle e profonde. Spero che scriverai altro!
Piú volte ho sentito questa poesia ma solo leggendola ne ho percepito L’ INTENTO E L’EMOZIONE. Mi sento innamorato WOW!!! molto di piú!!! 🙂