I fantasmi non esistono – Bianca

Non ho mai creduto nei fantasmi. Non sono scettico, semplicemente so che non esistono. Le persone che hanno perso un loro caro hanno il disperato bisogno di pensare che qualcosa di loro sia rimasto qui sulla Terra, quindi si illudono di percepire la loro presenza o addirittura di vederli. La cruda verità è che dopo la morte tutto quello che rimane è un ammasso di carne e ossa senza vita; nessun’anima in attesa di redenzione e nessun paradisiaco lieto fine. Il problema non è mai della persona defunta, semplicemente smette di esistere; il vero problema è di tutti quelli che rimangono. Si fanno tante cose per affrontare il dolore di una perdita – il culto dei morti risale all’antichità più remota – e poter simbolicamente salutare chi prima ci stava accanto. A me i funerali sembrano solo una grande sceneggiata dove ognuno deve interpretare un preciso ruolo: i famigliari devono piangere, ma non troppo da sembrare pazzi, perché è quello che tutti i presenti si aspettano, gli invitati devono porgere loro le condoglianze e fingere di essere profondamente afflitti, anche se a volte conoscevano a malapena chi è morto, e il prete parlerà di quanto fantastica e meravigliosa sia stata quella persona in vita come se tutti i peccati da lei commessi fossero stati dimenticati. In realtà, nessuno sa mai cosa dire e cosa fare in queste situazioni perché niente sembra adatto, quindi ci si affida alle solite frasi come “Roberto era un brav’uomo” o “Laura rimarrà sempre nel nostro cuore”. Sempre meglio di quelli che ti chiedono “Stai bene?”. Ma quel giorno il nome che veniva pronunciato da tutti non era quello di un qualche lontano conoscente o bisnonno che non sapevo nemmeno di avere, rinchiuso nella bara davanti a me. Quel giorno il protagonista dei notiziari ero io. Come avrei mai potuto pensare di dover assistere al mio stesso funerale?

Tutto iniziò da una chiamata. Era venerdì e avevo appena finito il mio allenamento di calcio. Mia madre aveva cucinato lasagne per cena e voleva assicurarsi che tornassi in tempo. Come al solito ero già in ritardo, così invece di prendere la stradina che attraversa la campagna, indossai le cuffie e decisi di accorciare camminando lungo il ciglio della strada. Era buio e non feci in tempo a vederlo. Il furgone sbandò e mi colpì in pieno. Tutto quello che sentii fu un dolore atroce e poi più nulla. Faccio fatica a ricordare e soprattutto rivivere quel momento, era tutto così confuso: ricordo il suono della sirena diventare sempre più forte, l’odore di bruciato e il mio corpo completamente ricoperto di sangue. Ero terrorizzato, volevo solo scappare da quel luogo, da quell’immagine macabra che avevo davanti, dalla consapevolezza che piano piano si insinuava nella mia testa di essere morto. Così corsi senza una direzione precisa lasciando il mio cadavere alle spalle, finché non mi trovai completamente solo, inghiottito dall’oscurità della notte.

Al momento dell’incidente sul mio ipod era appena partito “Highway to Hell” degli AC/DC. Ironico adesso che ci penso, dato che quello che mi aspettava era molto peggio dell’inferno.

Credo che tutti siamo curiosi di sapere chi verrà al nostro funerale, a chi mancheremo di più e cosa succederà dopo che ce ne siamo andati, ma vi assicuro che vedere le persone che amate straziate dal dolore è insopportabile. Nella mia percezione delle cose non era cambiato niente, mi sentivo uguale, con l’unica differenza che il mio corpo fisico stava per essere sotterrato per sempre. E che nessuno poteva vedermi, certo. Volevo solo avvicinarmi ai miei e abbracciarli, dire loro che ero ancora lì, rassicurarli che tutto andrà bene. Stupidamente cercai di allungare un braccio che non avevo più. La prima notte fu lunga e angosciante. Per semplice abitudine rimasi sdraiato su quello che era il mio letto – dato che non potevo dormire – ad autocommiserarmi. Non sentivo fame né sonno, solo una costante tristezza. Per quanto sia assurdo, data la situazione, volevo solo morire.

Mia madre si chiuse in se stessa, respingendo tutti, perfino mio padre. Smise di dipingere (la sua grande passione da quando era piccola) e di uscire, cercando sollievo nell’alcol. Mio padre non riusciva a sopportarlo… vederla affogare nel suo stesso pianto e non poter fare nulla…. Ci provò in tutti i modi, ma dalla mia morte il legame che li univa si era rotto irrimediabilmente. A volte i momenti difficili ti avvicinano a una persona, altre succede il contrario. Fu così che tre mesi dopo mio padre le chiese il divorzio dopo una discussione molto accesa. Mia madre era ubriaca e si rifiutava di ascoltarlo, continuava a gridare parole che non avevo mai sentito pronunciare dalla sua bocca e a malapena riusciva a reggersi in piedi. Quando si è arrabbiati con qualcuno e travolti dal desiderio di ferire l’altro si dicono delle cose di cui poi ci si pente, e mio padre si rese immediatamente conto di aver fatto la cosa peggiore che avesse potuto fare: accusarla della morte del figlio. Lei non riuscii a sopportarlo, lo si poteva leggere negli occhi vuoti. Quella stessa sera, rimasta sola in casa, decise di togliersi la vita. La vidi prendere un coltello dalla cucina, riempire la vasca da bagno e togliersi i vestiti. Come poteva fare questo a se stessa?! Volevo fermarla, dovevo farlo, iniziai a piangere e implorarla di fermarsi, ma non riusciva a sentirmi. S’immerse nell’acqua gelida e chiuse gli occhi. Quando la vidi sollevare l’arma urlai più forte che potevo, la mia voce carica di disperazione. Non so se quello che accadde dopo sorprese più me o lei. Il coltello finì scaraventato dall’altra parte della stanza. Lei lo guardava incredula, con gli occhi spalancati, completamente paralizzata. Proprio come me. Cos’era appena successo? Ero stato io?

Spostai lo sguardo su mia madre che era scoppiata a piangere, sussurrando il mio nome tra un singhiozzo e l’altro e chiedendomi perdono. Mi resi conto di quanto ero teso e tirai un sospiro di sollievo. Non riuscivo a crederci. Anche se non era in grado di sentirmi, le dissi che andava tutto bene, che le volevo bene e che mi dispiaceva tanto. Ma mentii, perché mi ero semplicemente illuso. Non andava affatto bene.

 

Rimasi con lei finché non si addormentò sul mio letto, con la mia foto in mano. Continuavo a rimuginare su quello che era successo. Non aveva senso, se ci fosse stato un aldilà perché ero ancora qui? E perché non avevo incontrato altri “fantasmi” (mi spaventava anche solo pensare a quella parola) in tutto questo tempo? Cosa dovrei fare adesso?

“Aspetta un attimo…” Ripensai a quello che mi disse mia madre da piccolo. Lei era molto credente – cosa che le rendeva ancora più difficile avere un figlio adolescente ateo e scettico di natura – e mi leggeva spesso parabole o spiegava gli insegnamenti del cristianesimo a cui normalmente non prestavo attenzione. Ma ricordo che una volta mi parlò del suicidio e di come esso fosse un grave peccato mortale. Lei non sarebbe mai e poi mai arrivata a tanto, non era proprio capace nemmeno di bestemmiare. C’era qualcosa che non quadrava… In quel momento vidi la figura di mia madre voltarsi verso di me e un ghigno malefico comparire sul suo volto. No, quella non era mia madre. La sua risata diabolica mi rimbombava in testa. Indietreggiai terrorizzato mentre quella cosa continuava a fissarmi divertita, come un predatore osserva la propria preda che si è appena resa conto del pericolo incombente. Ora aveva gli occhi iniettati di sangue e inspirava la mia paura, compiaciuta.

“Peccato, avrei voluto sfruttare le mie superbe doti recitative ancora per un po’” sibilò con finto dispiacere. La sua voce era rauca e gutturale. “Benvenuto nel tuo personale inferno, figlio mio”.

 

3 Commenti

  1. Molto carina come storia, mi ha sorpreso il finale, da un lato speravo che continuasse, magari un giorno potresti continuarla!

  2. Lo stile mi ricorda mhmmm…bella storia…

  3. Un finale da brivido! E io pensavo che fosse una storia breve solo con riflessioni, non m’aspettavo così tante emozioni! Ti ho già detto che il finale mette i brividi? Perché ho immaginato la scena e ancora adesso ho paura… bella storia comunque, una scrittura molto fluida e una lettura scorrevole sono sempre i piaceri per me ^^


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