CAPITOLO 14 – FIGLI
Erien era rinchiusa nella sua stanza da ormai dieci ore. La giovane non era ancora riuscita a chiudere occhio per dormire nonostante la stanchezza perché, ogni volta che ci provava, le tornava alla mente il ricordo del povero ragazzo torturato. L’immagine era ancora vivida dentro di lei: ricordava perfettamente il muscolo rosso e scoperto mentre gli veniva applicato sopra una dura placca di metallo rovente. Ma non era quello a farla stare davvero male, era l’odore, l’odore di sangue e di carne bruciata che si era infiltrata nelle sue narici impregnando anche la sua bocca di quel sapore orribile e che non se ne era ancora andato.
Erien voleva tornarsene immediatamente a Rendia però le era impossibile tentare la fuga in quanto dietro la porta che la richiudeva c’erano diverse guardie degli Engarion. Oltre al fatto che la stessero privando della sua libertà, però, non poteva certo lamentarsi di come la stessero trattando: la camera era grande e lussuosa, con anche un proprio bagno, e se voleva qualcosa le bastava suonare un campanellino e le sarebbe subito stato portato. “Stanno cercando di accontentarmi” pensò Erien “ma ad un canarino non fa differenza se la sua gabbia è fatta d’oro o di legno, perché gabbia rimane”.
Erien voleva arditamente fuggire, ma non aveva alcuna via per farlo se non quella della fantasia. Mentre guardava fuori dall’ alta finestra della sua stanza vide in lontananza una figura umana avvicinarsi. Più si faceva vicina più riusciva a capire quanto questa fosse grande e quando fu poco distante dalla torre riuscì a vedere chiaramente cos’era: un gigante. Era enorme con delle mani possenti in grado di schiacciare una casa come se fosse un uovo. Con un pugno distrusse il muro che la teneva imprigionata e dal buco infilò un braccio per agguantarla e portarla in salvo. Chissà dove l’avrebbe portata adesso quel gigante? Si chiedeva Erien. Ma mentre immaginava tutto questo fu chiamata da una voce molto familiare.
<<Se continui ad immaginare così tanto andrà a finire che rimarrai nel mondo della fantasia>> disse il giovane seduto sul suo letto a baldacchino.
<<Seen!>> urlò Erien vedendo il suo ragazzo <<Mi sei mancato così tanto. Dimmi, come hai fatto a sopravvivere?>>
<<Oh dai, credi davvero che parlare ad un Seen immaginario possa farti stare meglio?>> le chiese, o forse sarebbe più giusto dire “si chiese”.
La principessa si buttò sul letto a fianco al nulla e ripose <<La realtà sta diventando orribile Seen, ho così tanto bisogno di averti a fianco in questo momento>>
<<Sta tranquilla piccola, ci sarò sempre per te>> mentre parlava le poggiò la mano sulla fronte e cominciò ad accarezzarla.
<<Ho visto cose orribili che credo tormenteranno i miei incubi per il resto della mia vita e come se non bastasse devo sposarmi con quello che le ha compiute>>
<<Perché dici che devi sposarlo?>>
<<Per prima cosa, mi sta tenendo prigioniera. Poi mio padre vuole che io mi sposi con lui e, se ci sposeremo, finalmente i tre regni saranno uniti. Lo sanno tutti che se c’è una cosa di cui Rendia ha bisogno adesso, questa, è il denaro degli Engarion>>
<<E te sei proprio sicura di volere che sia Simon a controllare tutte le regioni? Lo stesso che ha torturato quel povero ragazzo? Non faresti meglio a dire tutto a tua padre?>>
<<Non voglio che sia lui a salire al trono, è vero, ma se confessassi tutto a mio padre finirebbe sicuramente per dichiarare guerra agli Engarion e sappiamo tutti che il perdono non è facile per loro. Basta pensare alla guerra con i nani e alla carneficina che hanno fatto. E se devo scegliere tra il regno di Rendia e quel povero ragazzo che ha torturato, spero che non mi troverai crudele se scelgo la prima opzione. È mio dovere come principessa proteggere il mio paese prima di tutto, anche di me stessa>>
<<Ci sarebbe un’altra opzione>> disse il ragazzo << Lo sposi, diventi regina dei tre regni, e poi… e poi rimani misteriosamente vedova>>
Erien lo guardò storto <<Come fai a proporre una cosa del genere? Credi che potrei diventare un’assassina? >>
<<Non sono io ad averlo detto, sei tu ad averlo pensato, vorrei ricordarti che non sono il vero Seen>> ripose il ragazzo immaginario
<<So troppo poco su questa faccenda, devo aspettare che Simon mi spieghi le sue motivazioni. Anche se mi sembra molto difficile, potrebbe anche essere che c’è una spiegazione logica a quello che ho visto>>
<<Quali motivazioni potrebbero esserci per torturare un innocente? Non devi fidarti di lui, non è quello che sembra. Ricordatelo>>
<<È vero, ma sento che c’è qualcosa di più grande dietro tutto questo. Potrebbe anche essere malvagio ma non credo che Simon perderebbe tempo a torturare giovani >>
Erien prese la mano del ragazzo e le diede un piccolo bacio.
<<Il destino dei tre regni è nelle mie mani>> disse guardando il palmo dell’amato <<Quanto mi serviva averti al mio fianco, Seen>>
<<Lo so>> rispose il giovane mentre lentamente chinava la testa e poggiava le sue labbra su quelle soffici di Erien.
La principessa aveva ancora molte cose da dire al cantastorie ma fu interrotta da un bussare alla porta inaspettato.
<<Sono io, Simon. Devo parlarti di ciò che hai visto, ma per farlo dovrai venire con me. Ti fidi ancora spero>> disse il probabile futuro re dall’altra parte della porta. La probabile futura regina si alzò e, una volta raggiunta la porta, si voltò a guardare Seen che mosse la testa in segno di approvo per ciò che stava facendo. << Se devi farti amico qualcuno>> disse l’inesistente <<Fa in modo che sia il tuo peggior nemico>>
<<Crederai che sono un mostro dopo quello che hai visto>> disse Simon mentre scendevano le scale a chiocciola che portavano nei sotterranei. <<Ma devi capirmi: quello che sto facendo, lo faccio per il bene dell’impero, e se non l’ho detto ancora a nessuno è solo perché voglio poter sfruttare l’effetto a sorpresa coi nemici>>
“Quali nemici?” pensò Erien, “E cosa sta facendo esattamente?”.
Dopo un po’ raggiunsero una grande porta di legno con davanti 6 guardie armate a difenderla.
<<Preparati, è probabile che tu non sia pronta a vedere ciò che sto per mostrarti. Potrebbe scioccarti un po’>>
Simon aveva completamente ragione, ciò che si trovò davanti la ragazza avrebbe colto alla sprovvista chiunque. Dentro la sala c’erano cinquanta ragazzi, o almeno così si poteva chiamarli una volta. Parti del loro corpo erano rimpiazzate con parti metalliche, alcune per protezione, altre per attacco. Alcuni erano talmente grandi che non sarebbero riusciti ad attraversare la porta senza chinare la schiena. C’erano principalmente tre tipi di modifiche che erano state apportate ai ragazzi nella grande stanza dove Erien si era ritrovata.
La prima la giovane l’aveva già vista e consisteva nell’avere parti della propria pelle rimpiazzata da parti metalliche. L’operazione era stata applicata sui pettorali, sugli addominali, sulle gambe, sulle braccia e, per alcuni, anche sullo scalpo.
La seconda “modifica” che avevano subìto altri ragazzi era quella di aver perso le braccia per averle rimpiazzate con due lunghe spade. All’inizio del loro avambraccio, dove finiva la pelle, iniziava un palo di metallo che finiva con una lama affilatissima. La protesi era lunga circa un metro, quindi i ragazzi che la avevano erano molto muscolosi in quanto erano abituati a muovere un grande peso molto agilmente.
Tutti i combattenti risultavano però come formiche in confronto ai 14 ragazzi che più che umani, sembravano essere giganti. Erano alti almeno due metri e rimanevano con una postura un po’ curva a causa del peso dei muscoli che avevano sulle braccia che portavano leggermente in avanti come dei gorilla. Le loro mani erano così possenti che avrebbero potuto afferrare ciascuna un’anguria con molta facilità. Le braccia erano così grosse da ricordare tronchi ma sembrava che per loro non fossero muscolose abbastanza in quanto continuavano a sollevare come pesi massi così pesanti che se messi sul petto di un uomo avrebbe gli fratturato la gabbia toracica.
Tutti i ragazzi stavano allenandosi: quelli con l’armatura incorporata nella loro cute facevano mosse di lotta così veloci da essere difficili da seguire con lo sguardo, quelli con le braccia-spada si allenavano tra di loro con così tanto furore che a momenti sembrava si stessero per infilzare a vicenda, mentre i ragazzi extra muscolosi continuavano a muovere le enormi masse.
I loro sguardi erano tutti duri e impassibili, si riusciva chiaramente a vedere come tutti loro stessero impegnandosi fino all’estremo pur di essere i migliori nonostante chiunque avrebbe detto con certezza che lo fossero già.
La sala spoglia puzzava di sudore e si sentivano solo i respiri affannosi dei combattenti e il rumore metallico delle spade che si scontravano. In giro si vedevano dottori vestiti con un mantello blu con un cerchio bianco sul ventre che si assicuravano che tutto stesse andando bene e che nessuno si danneggiasse troppo.
<<È orribile!>> disse Seen esprimendo ciò che pensava Erien.
<<Non sono magnifici i miei figli? Li ho addottati quando avevano perso tutto dando loro un tetto, cibo, insegnamenti e affetto. Li voglio così bene, a tutti quanti, non ad uno di più, non ad uno di meno>> disse invece Simon.
<<E allora perché li tratti così?>> chiese Erien senza peli sulla lingua. La principessa voleva piangere, ma sentiva che l’orrore e la paura stavano vincendo la tristezza e la pena.
<<Ma come? Non lo vedi? Loro non sono semplici umani adesso. Sono molto meglio: sono più forti, più agili, più tenaci, più… leali. Sono io che gli ho donato questo potere. Ho creato un esercito di super uomini in grado di far indietreggiare anche gli elfi. Pensa quanto forti saremo quando sarò imperatore dei tre regni e potremo avere ancora più ragazzi!>>
Erien non riusciva a capire. Perché Simon stava facendo tutto questo? Perché non riusciva a vedere che stavano soffrendo? Non riusciva a vedere il vuoto nei loro occhi? Non li aveva innalzati a super umani, ma ridotti ad armi letali senza anima.
Seen guardava il tutto a bocca aperta e disse <<Non… non dovrebbero essere di più?>>
La principessa si voltò a guardare colui che una volta le sembrava magnifico <<Avevo sentito dire che tu avevi adottato più di 100 bambini. Che fine hanno fatto?>>
<<167. Ho adottato 167 bambini. E li amerò sempre tutti. Questi non sono gli unici che ho. Qua ce ne sono 47. 14 forzuti, 15 con le lame, 18 con l’armatura incorporata. Gli altri 66 sono ad allenarsi altrove e con questi fanno un totale di 113>>
<<E gli altri?>>
Simon guardò in basso con un’espressione triste in volto, impiegò dei secondi prima di rispondere. << Gli altri non ce l’hanno fatta, ma sono morti da eroi, e io non li dimenticherò mai per ciò che hanno fatto per la nostra nazione>>
Erien si lasciò prendere dal panico e cominciò a respirare velocemente. Voleva fuggire il più lontano possibile, voleva rivedere Seen, voleva rivedere suo padre ma soprattutto non voleva più vedere Simon.
<<Tranquillizzati Erien>> disse il suo ragazzo immaginario <<Non puoi scappare da qui quindi per ora non c’è molto che puoi fare. Ora devi far pensare a Simon che tu sei d’accordo con lui. Forse riuscirai a guadagnarti la sua fiducia e almeno così potrai rimanere al sicuro>>
La ragazza sorrise, prese la mano di Simon e la strinse forte <<Sei un padre magnifico>> mentì <<Ciò che stai facendo a loro, per loro, e per il nostro paese, è semplicemente eroico e geniale. Potrei parlare con uno di loro?>>
Il ragazzo la guardò non troppo sorpreso ma molto compiaciuto.<<Certo che puoi. Andate a chiamare Ciferro>>
Dopo qualche secondo arrivarono i due dottori incappucciati con il ragazzo che aveva visto la notte prima.
<<Ciao Ciferro>> disse il padre <<Questa è tua madre, Erien>>
Ciferro lo guardò con degli occhi luminosi. <<Mamma!>> disse con un sorriso stampato sulle labbra e la abbracciò con il suo corpo sudato.
Tra le sue braccia riusciva a sentire la durezza delle sue placche metalliche.
<<Come… come stai Ciferro?>> chiese la principessa trattenendosi dal divincolarsi dall’abbraccio.
<<Benissimo mamma>> rispose Ciferro staccandosi dalla sposa del padre <<Ora che ho questa armatura sento che nulla potrà fermarmi. Da una strana sensazione al corpo, ma almeno grazie al succo che mi hanno dato i dottori, non provo più dolore. Inoltre non mi è più uscito sangue da qualche ora ormai>>
<<Quanti anni hai Ciferro?>>
<<Quattordici e mezzo>>
Seen era scioccato <<Sono solo dei bambini!>>.
<<Ciferro, sei stato bravissimo, sono fiero di te>> lo gratificò Simon <<Ora dì ciao a tua madre e torna ad allenarti. La guerra è domani>>
<<La guerra è domani>> ripeté il figlio <<arrivederci mamma!>>.
“Mamma”, Erien non si ricordava neanche più l’aspetto della sua di madre e ora si ritrovava ad essere chiamata allo stesso modo da qualcuno che aveva appena conosciuto. Quella parola le stava facendo provare un peso orribile e cominciava a farla sentire in colpa per gli orfani adottati come se fossero stati davvero i suoi figli. Erien sentiva dentro di sé che doveva fare qualcosa per loro ma non riusciva a capire cosa. Provava un nodo alla gola strettissimo e in quel momento voleva solo nascondersi e piangere, ma sentiva che non poteva mostrarsi debole davanti a Simon.
<<Come hai fatto a farli diventare così?>> si ritrovò Erien a chiedere cercando di continuare la sua farsa.
<<Bella domanda>> disse il principe con una voce orgogliosa <<Come puoi vedere, gran parte delle operazioni consistono nel applicare pezzi di metallo. Per alcuni sono spade e per altri sono placche protettive. Questo metallo è tra i più leggeri e resistenti che esistano al mondo, per procurarmeli ho dovuto fondere alcune armi dei nani che avevamo in possesso. Si chiama Forerme. Hai già visto cosa abbiamo fatto a Ciferro per renderlo più forte, quelli con le lame invece hanno perso metà avambracci durante l’operazione, e in seguito si sono allenati per anni per riuscire a muovere le braccia come prima. Quelli muscolosi invece si sono esercitati duramente per anni e anni. Vedi quelle cose che hanno sulle braccia?>> Erien notò che sulle braccia, gambe, e anche sul corpo avevano dei pezzi simili a delle cinture che tenevano stretti dei parallelepipedi neri. <<Quelli sono dei pesi. Fin da bambini devono indossarli e man mano che invecchiano il peso che devono sopportare è sempre maggiore. Ora i kili totali devono essere intorno ai 50. Oltre ad usare quei pesi devono anche fare molta ginnastica in modo da essere ancora più forti e destreggianti. Dovresti vedere la loro agilità quando gli togliamo i pesi, sono molto più agili di tutti gli altri>>
<<Come hai fatto ad allenarli per così tanti anni? Non sei abbastanza vecchio>>
<< Questo progetto fu iniziato inizialmente da mio padre allenando dei ragazzini e rendendoli guerrieri agili e potenti. Il suo primo tentativo di modificare anche il loro corpo è stato con quei ragazzi forzuti. Cominciò ad allenarli quando avevano solo qualche anno mettendo loro i pesi. Uno li ha indossati sin da quando aveva un mese. Il suo lavoro è stato importantissimo, ma solo grazie a me siamo riusciti a portare i nostri soldati così avanti>>
La principessa non riusciva a capire il motivo di tutto questo. Non avevano bisogno di un esercito così potente. I tre regni erano circondati da montagne e dal mare. Gli elfi non avevano più intenzione di espandere i propri territori, i nani si erano segregati nelle montagne e se anche avessero deciso di attaccare era risaputo che erano più forti nella difesa che nell’attacco, i fauni oltre le montagne erano una popolazione pacifica e con Badirir avevano un ottimo rapporto di scambi commerciali. Cosa se ne doveva fare di un esercito di superuomini?
Seen aveva il viso sconvolto <<Simon è impazzito>> disse <<Non può avere davvero intenzione di portarci in guerra. È pazzo!>>
<<Perché stai facendo questo? Da chi ci dobbiamo proteggere?>> domandò allora Erien
Simon mostrò il suo bellissimo sorriso bianco e le poggiò una mano sulla spalla <<Mia cara, noi non dobbiamo proteggerci da nulla, saranno i nani a doversi proteggere quando andremo a riconquistarci le nostre montagne>>
Il principe si spostò davanti ad Erien e prese la sua testa tra le mani e ci appoggiò sopra la sua toccandole la fronte e guardandola dritta negli occhi, le sue iridi con una circonferenza verde e con dentro una blu dritte di fronte a quelle sue azzurre come il ghiaccio.
<<Mia dolce Erien Millow, come dico sempre ai miei figli, dobbiamo prepararci, la guerra è domani!>> Disse Simon prima di dare un lungo bacio al capo bruno che teneva stretto e intrappolato tra le sue mani.
Thomas Belvedere