L’Altra Dimensione: Il Caso Non Esiste (Cap. 1)

Questa storia non ha un vero protagonista, ma solo tante persone che vivono e che sono i protagonisti della loro stessa vita. Attraverso l’esempio di coloro che chiamano maestri apprendono come seguire il loro istinto, crescendo oltre le pareti del proprio corpo…

“Dedicato ad Angel Jeanne,

  al suo instancabile lavoro

dedito al prossimo”

 

CAPITOLO 1 – IL CASO NON ESISTE

Molto spesso crediamo che ciò che ci circonda sia tutto, che la realtà che vediamo e che conosciamo tramite i libri di scuola, che vediamo attraverso le immagini della TV e che leggiamo attraverso i social sia tutto quello che esiste e rimaniamo fermi lì, vivendo la nostra vita presi dalle faccende quotidiane senza chiederci se esiste un oltre.

C’è però una categoria di persone che invece decidono di porsi una domanda, e da lì diventa un chiodo fisso, allora iniziano a cercare finché non trovano alcune risposte, ma poi si accontentano di esse senza chiedersi ancora una volta “è tutto? Non c’è altro? Come posso fare a sapere se è vero?”, così restano ferme e ritornano alla loro quotidianità credendo di aver raggiunto grandi livelli di conoscenza. Poi esiste un gruppo molto più ristretto di persone che non si accontenta della prima risposta che legge su un sito a caso su internet, ma va oltre, cerca e soprattutto sperimenta, per comprendere se ciò che gli viene detto è reale o meno. Tra queste persone vi sono alcune che si possono contare sulle dita che sono andate ancora oltre e tra queste c’è chi ha deciso di non lasciare le sue conoscenze solo per sè, ma di diffonderle a chi decide di porsi le giuste domande.

Quante volte nella nostra vita ci viene dato un volantino, vediamo un post su un social o leggiamo i commenti sotto un video, eppure alcune volte questo semplice gesto ripetitivo può cambiare profondamente la nostra vita.

Daiana è semplicemente seduta alla fermata del bus, nello stesso punto dove nelle ultime mattine aveva trovato posto. Come sempre tutto è tremendamente monotono, bloccata in questa realtà così solida e materiale dove puoi fare solo quello che le leggi della fisica ti impongono di fare, pensando che la fantasia è una grande tortura perché ti fa provare e vedere una realtà che non esiste minimamente, né sarebbe mai potuta esistere. Lei è ferma ad aspettare guardando un punto fisso. È ancora molto presto e non c’è nessuno alla fermata. Si sente il rumore delle auto che sfrecciano per la strada; in quel punto il vero silenzio sembra non esistere mai perché si può udire sempre il rombo di un motore, se non è di una macchina allora proviene dal cielo. È lì seduta quasi in uno stato apatico, senza pensare a nulla di preciso, immobile a osservare il vuoto vicino a un palo della luce ancora accesso. Inizia a sentirsi sempre più intorpidita, come quando si è in uno stato di dormiveglia dove realtà e sogno si mescolano e la tua mente inizia a svegliarsi, ma il tuo corpo rimane ancora addormentato. Sentendosi in quello stato le sembra di parlare con qualcuno che in realtà non vede, come se sotto sedativi parlasse rispondendo senza riflettere a quello che le viene chiesto, senza avere la forza di dire di no. Ma è tutto estremamente confuso, sembra pura immaginazione, lo sarà di certo. Solo che lì, nel punto che sta osservando, sotto il palo della luce ormai spento, intravede un’ombra nera: era un uomo dalle fattezze poco chiare, con una lunga giacca nera e un cappello sul capo di ugual colore. Vedere quella figura la fa trasalire e in quel momento compie un respiro profondo, come se si fosse svegliata di colpo. Daiana spalanca gli occhi e si ritrova con la luce del mattino più intensa alla stessa fermata di prima, non più vuota ma piena di gente, tra cui ragazzi che chiacchierano con gli zaini in spalla e un signore anziano seduto accanto a lei, con un bastone e la busta ancora vuota della spesa, che le sorride. Guarda l’ora, saranno passati venti minuti da quando era arrivata alla fermata. Si sarà di certo addormentata, in questi giorni ha spesso più sonno del solito. Dicendosi questo si dimentica completamento dell’accaduto e sale sul bus appena arrivato.

Seduta sul bus osserva i ragazzi che chiacchierano spensierati con fare quasi arrogante verso le persone attorno, con i loro zaini lasciati al caso o tenuti come fossero oggetti preziosi. Per quanto li divide pochi anni, per lei sembra un eternità fa quando ancora andava a scuola e non aveva altri pensieri se non le sue ossessioni mentali. Adesso è tutto diverso: un monotono susseguirsi di giornate fatte di lavoro e studio, tutte con lo stesso cielo quasi grigio di ogni giorno, tutte senza una reale meta, senza il vero piacere di essere vissuto. Pensa che oggi si sarà svegliata con il piede storto, visto che non riesce proprio a riprendersi da questo strano stato apatico. Si alza per scendere; vorrebbe tanto addormentarsi e non svegliarsi più. Il bus fa una brusca frenata, lei si regge forte ad un palo e con l’altra mano trattiene una signora anziana dai corti capelli bianchi che era in piedi vicino a lei e stava per cadere. Si sentono diverse imprecazioni e il clacson suonare. La signora la ringrazia per averla sorretta sorridendole serenamente, un sorriso che la rincuora riempiendola di calma dentro. “Non si preoccupi, ci si aiuta a vicenda quando si può! Non so cosa sia successo” le risponde lei, guardando verso l’autista che inizia un’accanita discussione con un auto dal finestrino. Daiana non sa il perché, ma nonostante lo sguardo di tutti è rivolto verso la zona dell’autista, il suo si volge verso un ragazzo che vede di spalle. Sembra un liceale, riesce a vedere la sua giacca invernale verde imbottita dai quali sbucano dei ciuffi di capelli biondo scuro; è seduto al primo posto singolo e come tutti guarda la scena. Ad un tratto il bus è ripartito e la discussione è finita mandandosi a quel paese l’un l’altro. Lei guarda la signora anziana sorridendole – “sembra che sia tutto finito!” – e arrivata alla fermata l’aiuta a scendere.

La giornata passa in fretta, come se qualcuno avesse premuto sul tasto “accelera” di un video proiettato sullo schermo della vita, i cui gesti non vanno al passo delle scene e si rimane indietro nelle faccende, non riuscendo a terminare ciò che si era proposto. Daiana va di corsa da una stanza all’altra al quanto innervosita perché la stampante non funziona, oggi non funziona nulla, per non parlare dei stupidi errori di distrazione che le fanno aumentare le figuracce. Si ferma un attimo davanti la fotocopiatrice facendo un profondo respiro, cercando di far tacere la vocina nella sua testa che da ore continua a lamentarsi di ogni cosa. Respira in modo controllato e profondo, calmando il suo stato d’animo, quando in quello stesso momento la stampante riparte, facendo uscire di fila le stampe che erano rimaste bloccate. Contenta ridacchia prendendo i documenti da far firmare, forse la giornata iniziava ad avere una giusta piega? Ma senza i giusti strumenti come si può pretendere che le cose vadano nella direzione che si desidera?

Ritornata alla sua postazione si ritrova un’email che la lascia spiazzata: non si era minimamente accorta che un’email che aveva una scadenza legale era stata inviata all’indirizzo errato e adesso le era arrivata la comunicazione che la fornitura era passata ad un altro aggiudicatario. Circa 50.000,00 euro persi; il suo capo ufficio la osserva gelida mentre al telefono cerca di dare spiegazioni dell’accaduto. Daiana resta impietrita, come se il suo corpo fosse diventato un peso morto, non ha più le forze per dire una parola, dove si volge sente le voci dei colleghi che confabulano tra di loro o commentano in modo sgradevole ad alta voce: “Ma dove ha la testa? Doveva accertarsi che fosse stata recapitata l’email, è un’incapace, io non l’avrei mai presa nel nostro ufficio!”

“Che cosa succede oggi? Perché non c’è una cosa che va per il verso giusto? Perché faccio tutti questi errori? Cosa c’è che non va in me? Ho qualche problema mentale, di attenzione, eppure cerco di dare il mio meglio, perché non sono capace come gli altri? Sono davvero una persona inutile, mi sembra di vivere una vita dentro una campana di vetro, dentro una prigione invisibile che non mi fa cambiare, ma che piano piano mi lascia morire.”
Daiana si guarda le mani ormai presa dallo sconforto. “È davvero questo tutto quanto? Forse sono arrivata al mio limite… che schifo di vita… sono stanca!”.

Con questi pensieri esce dalla porta di vetro percorrendo i soliti passi verso casa, verso quella fermata dove si era addormentata proprio quella stessa mattina.

Spesso le esperienze più straordinarie nascono da piccoli gesti e momenti che appaiono normali e semplici, ma che dietro celano l’uscio verso una nuova vita.

Per Daiana prendere il bus per tornare a casa è il gesto di ogni giorno, la routine che a un orario preciso si ripete, una costante, un evento fisso della sua vita. Eppure per quanto si possa credere che qualcosa di comune non può diventare qualcosa di straordinario, la parte più profonda di noi che ha colorato il nostro destino può inserire una piccola variabile, un particolare nuovo, che solo un osservatore attento sa distinguere come qualcosa “al di fuori dagli schemi”.

Un volantino poggiato proprio sull’unico posto libero di tutto il bus, guarda caso proprio sul posto sul quale Daiana si accinge a sedere. I colori sgargianti ben posizionati del logo l’hanno portata a non accartocciare senza cura il foglio di carta, ma a soffermare per pura curiosità lo sguardo sulle parole su di esso scritte.

Desideri apprendere tecniche psichiche?

Essere capace di prevedere il futuro e cambiare la realtà attorno a te?

 Imparare tecniche come la telepatia, telecinesi e guarigione energetica?

“Cosa??” Daiana legge attonita e lentamente quelle parole diventano sempre più chiare nella sua mente, chiusa dai suoi stessi pensieri. “Che razza di volantino è mai questo? Una presa in giro?” pensa tra sè e sè facendo una smorfia stupita. Guardandosi intorno nota che da uno zaino di un ragazzo seduto più avanti sporgono dei fogli di carta con gli stessi colori del volantino tra le sue mani.

Allunga il collo per guardare meglio, ma è di spalle e vede solo un giovane ragazzo con una capigliatura arruffata biondo scuro. L’autobus si ferma e il ragazzo scende, lei sta per vederne il volto quando una voce esclama: ”mi scusi, quel posto è libero?”. Daiana sbatte le palpebre come strappata via da un’altra dimensione, si volta vedendo una signora cicciottona che la guarda un po’ scocciata e senza pensarci le dice che il posto è libero, spostandosi per farla sedere. A causa di quella distrazione non è riuscita a vedere il volto del ragazzo e l’unica cosa che le resta è quel foglio di carta che piega e infila in tasca. Pochi secondi dopo ricade nel flusso dei suoi pensieri e, con la mano stretta alla maniglia del bus, ripensa alla giornata assurda appena passata, come se pochi secondi prima non fosse successo nulla.

 

Lincea A.

 

3 Commenti

  1. Sono contenta di iniziare una nuova storia, mi ha già incuriosito! Chissà se qualche lettore un giorno non trovi veramente quel volantino sull’autobus 😛

  2. Che bella! Mi ha portato per un momento, in un altro mondo..

  3. É un inizio davvero molto interessante, sei riuscita a trasportarmi dentro le persone e a vedere coi loro occhi. Una cosa che non tutti riescono a fare. Non vedo l’ora di leggere il seguito 😊


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