Insidie delle fiabe – Francesco A.

Nel paese freddo di Göran e Agnetha la fiaba di Hansel e Gretel era molto conosciuta, e raccontata con piacere ai bimbi prima che andassero a letto la sera. Loro, più che averne paura, di solito ridevano di quella sciocca della strega, così facile da ingannare, e  si meravigliavano e ingolosivano per la casa di dolciumi, e facevano tante domande ai genitori, che ogni volta dovevano inventarsi un’aggiunta o una variazione alla storia per soddisfare le loro curiosità. Così, per quanto amata era la fiaba, capitava ogni anno ad Halloween che alcuni fratellini, un maschio e una femmina, decidessero di vestirsi proprio da Hansel e Gretel , e uscire a fare dolcetto o scherzetto per le vie del proprio paese. Quell’anno Göran e Agnetha avevano scelto di vestirsi anche loro come i due bimbi che nel bosco fatato erano riusciti a ingannare la strega e rubarle il tesoro…ma a loro soprattutto interessava la parte dei dolci! Speravano di prenderne tanti tanti, come ogni anno. Così la mamma finisce di dipingergli sul viso delle belle guanciotte rosse, e salutandoli gli fa le ultime raccomandazioni, prima di lasciarli andare. Li aveva sempre lasciati uscire da soli, in paese si conoscevano tutti e non c’era nulla di cui preoccuparsi, gli raccomandava soltanto di non allontanarsi troppo, di non uscire, di fermarsi prima dei campi e dei boschi…ma del resto a loro interessavano solo i dolci, certo non li vanno a cercare nel bosco!

Così escono nella sera con dei cestini a forma di zucca e cominciano a fare il giro delle case, bussando ed esclamando “dolcetto o scherzetto!”; e per fortuna tutti sceglievano dolcetto. Qualcuno gli dava anche una piccola mancia, raccomandandosi di non dirlo ai genitori! Vanno per le vie, salutano gli amichetti quando li incontrano, il tempo passa, le vie si popolano di scheletrini, zombie, vampiretti, le zucche si riempiono. E, giunti alle ultime case del paese, si accorgono di una caramella lasciata a terra. “Guarda, qualcuno si è perso una caramella! Prendila!”  E poi un’altra un poco più in là, e un’altra ancora. “Ma che fortuna! Qualcuno deve avere un sacchetto bucato!” E raccogliendo le caramelle, camminano in avanti, dove è sempre più scuro,  l’asfalto si muta in terra, e l’erba rende più difficile la ricerca delle caramelle perdute. Ma questo accresce la bellezza del gioco! Per entrambi diventa una sfida, a chi è più bravo a trovare la prossima caramella, una gara sempre più difficile e coinvolgente. Presi da questo strano incanto nemmeno si accorgono di dove sono andati a finire, con la luce dei lampioni sostituita dalla pallida luce della luna – e Göran si sente prendere per un braccio. “Ciao!” Si spaventa a morte. Ma non è un uomo nero ad averlo afferrato, è un bambino come lui! Anzi…è proprio come lui! Vestito nello stesso modo, persino biondo come lui; e dietro di lui c’è una bimba vestita proprio come Agnetha, con le bionde trecce e lo sguardo timido. Lo strano bimbo emerso dai rami del bosco gli chiede “Perché siete vestiti come me e mia sorella?” Anche per Göran questo è molto strano, e il tremore gli cresce dentro per questo incontro così bizzarro, però non sente bisogno di scappare: è solo un bambino, nemmeno più alto di lui, non gli fa paura, anzi, forse quei due possono aiutarli a tornare fuori dal bosco. Così gli spiega che è Halloween, e lui e sua sorella si sono vestiti da Hansel e Gretel, “come quelli della fiaba, hai presente?”

“Ma cosa stai dicendo? Siamo noi Hansel e Gretel! E siamo persone vere, mica personaggi di una fiaba! Mi stai prendendo in giro?”

“Ma no, ti giuro, sono i personaggi di una fiaba che ci raccontavano da piccoli, di due bambini che si perdono nel bosco, poi trovano una casa fatta di dolci, e poi una strega vuole mangiarli, e poi la uccidono e riescono a scappare! Hanno fatto anche un film! E’ da lì che abbiamo copiato i costumi… Cosa vuol dire che siete voi Hansel e Gretel?! Dai, non è divertente, basta scherzare, voglio tornare indietro…”

“No no, te lo assicuro, sto dicendo la verità! Sono io Hansel, abito nella casa in fondo al bosco, ed è fatta di dolci da cima a fondo, volete venire ad assaggiarla?”

“No, c’è la strega! Non ci vengo!”

“Ma dai, le streghe non esistono! Abitiamo con nostra mamma, avrà un po’ di capelli bianchi ma non è una strega, ahah! Senti questo profumo? E’ la torta che sta cucinando per noi, volete venire a prenderne un po’? Andiamo tutti assieme, non ci succederà niente!”

Göran ancora non vuol sentire ragioni, ma Agnetha lo sta già tirando per il braccio: “Andiamo?” Con quel suo sguardo deciso, irresistibile… Era sempre lei la più coraggiosa e curiosa.  “Dai, solo un attimo, poi torniamo indietro, la mamma non saprà niente! Voglio vedere la casa di dolci!” Anche Göran in realtà vuole vedere se davvero quella casa riesce a stare in piedi con le mura di solo cioccolato  e biscotti (era sempre stato scettico!), e così, in quell’attimo di debolezza, viene convinto. Hansel prende a braccetto lui e Gretel fa lo stesso con Agnetha, e tutti e quattro si incamminano tranquillamente dentro il bosco, rischiarato di una luce pallida e profumato di mele; adesso non fa più così paura.

E in fondo al bosco, in una radura fiorita, ecco la grande casa di dolci! E la mamma di Hansel e Gretel che li sta aspettando: “Eccovi! Finalmente, entrate, la torta è pronta! Avete portato degli amici? Venite, cari, c’è un po’ di torta anche per voi!”, e sorride in un  modo dolcissimo, come solo le mamme del bosco sanno fare, tanto che Göran e Agnetha si sentono al sicuro e non hanno più voglia di scappare. Ma soprattutto, ovviamente, sono rapiti dalla casa, e più ammirano le sue finestre di zucchero trasparente e il tetto di focaccia e le mura che grondano cioccolato caldo più si dimenticano ogni altra cosa, annebbiati dalla meraviglia…e dall’appetito! Agnetha senza alcuna esitazione come primissima cosa chiede se possono assaggiare…  (almeno un poco di educazione ci vuole! Prima di mettersi a mangiare le case degli altri è buona norma chiederne il permesso) E la donna sempre sorridendo risponde di sì, ma raccomandandosi di non mangiarla tutta, o viene giù! Göran e Agnetha non ascoltano quasi più, presi dall’avidità di dolci si gettano a leccare la casa, a morderla, a ridere euforici e felici, a perdere la testa. La donna continua a guardarli sorridendo, con grande soddisfazione. Hansel e Gretel se ne stanno in disparte a guardare senza dire niente, non più felici e giocosi ma a disagio; ancora, dopo tutti quegli anni, non ce la facevano ad abituarsi al pensiero del dolore che loro stessi continuavano ad alimentare, senza poter smettere. Gli dispiaceva sempre per quei bimbi ignari ed innocenti che continuavano ad arrivare, ma del resto dovevano, assolutamente, continuare ad arrivare…Era un male necessario. Era per loro l’unica salvezza!

E così, come ogni anno, dopo essersi abbuffati fino a svenire, i bimbi sciocchi vestiti come Hansel e Gretel si svegliavano nella gabbia della strega, dentro la casa, storditi e spaventati, e piangevano sempre, e urlavano, ma tanto nessuno poteva sentirli né venire a cercarli, perché ogni volta il bosco si richiudeva su se stesso e la radura diventava irraggiungibile. Chiedevano aiuto ad Hansel o Gretel, perché li facessero scappare, ma i due bimbi paciocconi con occhi spenti rispondevano sempre “Non possiamo.”, mentre pulivano la casa della strega e preparavano nuovi dolci per rendere sempre più grande e bella la casa, per volere della loro padrona. A Göran e Agnetha davano solo avanzi. E i pianti di quei bimbi gli facevano sempre una gran pena e gli faceva male il cuore, ma si sforzavano di ignorarli. Per fortuna durava poco… La strega li mangiava in genere dopo pochi giorni. Purtroppo per loro non era come la strega della fiaba: ci vedeva benissimo e non poteva essere ingannata facilmente. E al giorno fatidico, venivano accoltellati nel sonno, ripuliti e buttati nel calderone, Hansel e Gretel si occupavano di cucinarli per bene e renderli gustosi per la padrona, che li mangiava con soddisfazione, e le loro ossa venivano utilizzate per rinforzare le fondamenta della casa di dolciumi. Questo, anno dopo anno, immutabile accadeva. In caso contrario, loro due se la sarebbero vista brutta. C’era un patto, con la strega: “E mi raccomando, anche il prossimo anno dovete portarmi due giovani appetitosi fratellini, o nel piatto ci finirete voi”; così gli ripeteva ogni volta che finiva il suo pasto. Loro chinavano la testa obbedienti.

La vita trascorreva nel grigiore della casa della strega, come schiavi, fino all’Halloween seguente, quando sicuramente due sciocchi bambini si sarebbero vestiti da Hansel e Gretel, e avrebbero aperto per incanto un portale attraverso il bosco, da cui loro due sarebbero potuti passare per andarli a lusingare e rapire. Se non ce l’avessero fatta, sapevano a cosa sarebbero andati incontro… Ogni anno dovevano condannare alla morte due bambini per avere salva la loro vita. Maledicevano sempre il giorno in cui un padre di famiglia, raccontando la loro storia al figlio prima della buonanotte, aveva modificato il finale della storia rendendo la strega più abile e furba, impedendo loro di scappare, e facendogli accettare quell’ignobile compromesso. Poi il bimbo si era addormentato e il finale della storia non era mai stato raccontato, condannandoli a una ripetizione senza fine.

 

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