Nel nostro silenzio dimora la nostra verità: GUFO (1 parte)

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Una volta passeggiando incontrai un gufo che mi fermò. Rimasi allibito, richiamava la mia attenzione, lo guardai pieno di devozione e sorrisi. Incominciò a narrarmi una storiella che iniziava così:

“C’era una volta un giovane fanciullo pieno di innocenza sul pianeta terra, che cercava di emanare la sua luce; fin da piccolo sapeva di essere un essere umano straordinario, come lo siamo tutti in verità. Crescendo iniziò a perdersi nell’illusione e così perse la sua innocenza, o meglio, la celò dietro agli strati illusori.

Più cresceva e più si sentiva estraneo, sentendo che c’era qualcosa di più che questo, così iniziò le sue ricerche. Non sapeva nemmeno lui cosa cercare, ma piano piano si accorgeva sempre di più degli eventi, cercò nella psicologia, nei rapporti, nei film, nei libri, la verità e piano piano diventava sempre più consapevole di sé e di ogni cosa che gli stava attorno.

È passato tanto tempo dalla sua prima ricerca e ora si trova meravigliato di quante cose ha scoperto o, come piace dire a lui, ha ricordato.

Stava tornando a se stesso e nel cammino incontrò feroci nemici: la paura, il dubbio, i “se” e i “ma”. Nonostante tutto, non perse la presa e non mollò davanti a niente e ogni giorno toglieva sempre più strati che gli impedivano la vista.

Un giorno, io gufo, gli insegnai l’arte dell’osservare e gli prestai la mia vista. Da quel giorno cambiò tutto, vedeva quanta paura c’è in giro, vedeva ogni sorta di cosa e doveva stare attento a non identificarsi.

Amava la vita così com’è e vedeva splendere i suoi fratelli nella luce, ma non appena faceva spazio alla malinconia, sorgevano di nuovo i vecchi nemici per distrarlo e per farlo cadere di nuovo nell’ennesima delusione. Un giorno uscì di notte per parlare con gli alberi e dialogare con le stelle, era coperto con un mantello di amore di fratelli e sorelle, alberi, fiori e stelle. Era contento di sé e del suo cuore divino.

Non sapeva cosa stesse succedendo, le persone non capivano niente di lui nonostante ci avessero parlato. “C’è qualcosa che questo ragazzo nasconde” dicevano, eppure lui non riusciva a definirsi, non riusciva a darsi un’etichetta.

Sapeva nel cuor suo che tutti un giorno avrebbero sentito ciò che lui sentiva, le cose gli apparivano molto semplici, amava il silenzio perché era l’unica cosa che riusciva a contenerlo, amava la natura perché era la sua casa, amava se stesso perché era il suo tempio. Diceva che un giorno madre terra parlerà come fa una madre con i propri figli, che lui ci aveva parlato, aveva conversato con lei e sentito il suo amore: è un amore mistico.”

 

Sifer

 

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