Beheaded: Madre (Cap. 7)

CAPITOLO 7 – MADRE

<<IDAAAN!!!>>
La strega anziana si stava facendo sempre più vicina e Idan sembrava essere stata immobilizzata dalla paura. Mentre Seen continuava ad implorare di fuggire, lei rimaneva a guardare il pericolo farsi sempre più vicino. La velocità con cui la sconosciuta stava arrivando sulla sua scopa era preoccupante e a un metro da Idan non aveva ancora rallentato. A quel punto la strega inclinò la scopa fino a metterla in verticale e riuscì a fermarsi giusto in tempo per non investire Idan, ritrovandosi con il naso appoggiato su quello dell’obbiettivo. <<IDAN! Ti pare di poter andartene in giro così?! Senza neanche avvisarmi?! Ti rendi conto dello spavento che ho preso quando la signora Sight mi ha detto di averti visto con la testa decapitata?!>>. La donna era furiosa e continuava a tenere la sua faccia incollata a quella di Idan, sembrava quasi che volesse farcela entrare. <<Mamma, avevo i miei buoni motivi. Seen, Raymond, questa è mia madre Melfox>> disse un po’ più tranquilla la figlia.
Seen aveva le palpebre spalancate e la faccia sconvolta per lo spavento e stava lentamente riprendendo un’espressione normale quando fu di nuovo sorpreso da Melfox la quale, dopo essere scesa dalla sua scopa, si prese velocemente la sua testa tra le mani e cominciò ad analizzarla. La girò e rigirò più e più volte come se stesse cercando di memorizzare ogni minimo dettaglio, poi avvicinò anche la sua di faccia ed esclamò: <<Seen Narrow! Non puoi immaginare il piacere che provo nel conoscerti>>. Poi con noncuranza ridò la testa indietro a sua figlia e disse arrabbiata: <<Se succede un’altra volta che scappi di casa per venire decapitata senza dirmelo giuro che ti decapito io>> Dopo averla fissata per un po’ aggiunse: <<Allora… che ne dite di andare a mangiare?>>

Se non ci fosse stata la fame, il precedente spavento e i giramenti di testa nelle mani di Melfox, probabilmente Seen si sarebbe accorto del fatto che quella donna appena conosciuta sapesse già il suo cognome, ma la sua frenesia lasciò sfuggire facilmente quel piccolo dettaglio.

Mentre la combriccola si dirigeva verso la casa della strega, un gatto grigio vestito con una camicia bianca e dei pantaloni marroni camminava in cima sui tetti seguendo il gruppo. La calma che si trovava pochi metri sopra la ressa delle strade era infinita e inoltre, distante dalle persone e con le sembianze di un gatto, si poteva osservare tutto indisturbati. È per questo che vedere il mondo dall’alto dava sempre a Martin una sensazione di potere e sicurezza. In quel momento, a rendere tutto più interessante, c’era qualcosa di particolarmente strano a catturare la sua attenzione. Idan e Moon stavano tenendo in mano due teste ancora vive. Due teste! Chissà quale assurda spiegazione poteva celarsi dietro a quei capi? Quello che era sicuro era che lui voleva saperne di più. Mentre camminava, il tetto del palazzo finì per lasciare spazio ad un’altra via. A quel punto il gatto fece un salto nel vuoto. Coprire quattro metri con un salto sarebbe stato impossibile anche per il più agile dei gatti, si accorse Martin mentre cominciava a cadere dopo un metro. A quel punto le sue zampette cominciarono ad accorciarsi, i peli divennero piume e il gatto divenne un piccolo pettirosso con dei piccoli vestiti che si erano trasformati assieme a lui, adattandosi al suo corpo pennuto. Con pochi battiti d’ali, Martin giunse con agilità sul bordo dell’altro edificio e si trasformò di nuovo in gatto. Le tre streghe avevano tutte un’espressione normale, egli trovava, ma le due teste ne avevano una piuttosto discordante. Il giovane ragazzo col ciuffo e dagli occhi castani sembrava piuttosto felice ma ogni tanto dava delle occhiate spaventate a Melfox, mentre l’uomo baffuto aveva un’aria seria e pensosa. Ora stavano entrando nell’edificio viola a forma di arco, ovvero casa loro. Erano tutti dentro tranne Idan che si chinò per terra. Martin allungò il collo curioso per vedere cosa stesse facendo e subito dopo venne colpito da un sassolino lanciatogli da Idan. “Maledetta…” pensò mentre, planando sotto forma di uccello, arrivò sulla soglia della porta della seconda entrata dell’edificio dove, dopo essere mutato in un ragazzino cicciottello tredicenne dai capelli rossi, la pelle olivastra e occhi verdi, entrò anche lui.

La casa di Melfox e Idan era stupenda. Ovunque si poggiasse lo sguardo si poteva vedere qualche reperto o souvenir affascinante preso durante una delle loro avventure. Il pavimento era in legno e i muri erano di tonalità rosse e viola. La casa aveva 5 piani ed era fatta a forma di arco appiattito in cima. Nella parte destra dell’arco abitavano Idan e Melfox, in quella a sinistra i vicini, mentre il quarto piano veniva condiviso e consisteva in una grande sala con un altrettanto grande tavolo su cui cenare. Il quinto piano, invece, era una terrazza con un giardino pieno di piante esotiche dai colori viola e blu, ricoperto da un prato arancione. Come la città azzurra, anche quella casa sembrava magica.

Mentre madre e figlia preparavano il pranzo, Raymond, Moon e Seen rimasero in soggiorno. Raymond rimase zitto tutto il tempo perché non aveva nulla da dire, Moon lo imitò a causa della sua timidezza e anche Seen fece lo stesso perché era assorto nel guardare dei pesci nell’acquario. Non aveva mai visto creature simili in vita sua. Dentro la boccia vi erano 3 piccole meduse di colore rosso e arancione che parevano emettere luce propria, mentre sul fondo sembravano esserci dei piccoli gatti marroni con una pinna sulla coda, occhi completamente neri e alcuni peli più lunghi rispetto agli altri e molto simili a quelli delle meduse. Aveva il collo appoggiato sullo scaffale con sopra l’acquario e uno di quei piccoli gatti acquatici cominciò ad avvicinarsi verso il suo viso e allungare il collo verso di lui come se volesse annusarlo. Dopodiché fece uno scatto in avanti mostrando dei piccoli denti aguzzi e azzurri e cercò di agguantare la punta del suo naso con gli artigli ma senza riuscirci. Spaventato tenne chiusi gli occhi per difendersi e quando li riaprì si trovò di fianco Melfox.
<<Vedo che hai fatto conoscenza delle nostre meduse e meduse-gatto. I gattini sanno essere piuttosto aggressivi>> disse vedendo l’aria spaventata del ragazzo. << Forza! Venite che è pronto>>

<<Uooovaaa! Peeer vooi! Uh wow-uaaa uovaaa!>> cantò Idan mentre serviva i suoi ospiti con un piatto di uova strapazzate e pane tostato.
<<Mia figlia ha la mania di cantare il cibo che sta mangiare, è fatta così>> disse Melfox, spiegando il buffo atteggiamento della figlia con un’aria imbarazzata e rassegnata. <<Scusate per la semplicità di questo pasto ma stasera ci aspetta una cena con i nostri vicini e quindi compenserà anche il pranzo>>
Seen trovava che le uova avevano un sapore normale, e lo stesso valeva per il pane. Osservando la cucina notò però una cosa che rese quel pranzo indimenticabile. Su uno scaffale infatti c’era un guscio d’uovo particolarmente grande, anche più di un melone. Sorpreso chiese: << Di cosa sono queste uova?>> e Idan rispose: <<Sono di Dodo, sono del nostro dodo domestico. Si chiama Rere.>>
Raymond rimase indifferente anche a questa scoperta. Sapeva che rimanendo lì avrebbe ricevuto ancora molte sorprese e quindi era inutile eccitarsi per delle uova di un pollo gigante. Non poteva fare a meno di notare la bellezza di quella casa, ma soprattutto il valore. Se una strega normale poteva vivere in un posto del genere e permettersi anche tutti quei mobili e oggetti che sembravano costosi, chissà quanto sarebbe stato ricco e potente se, dopo aver fatto fortuna nella città azzurra, fosse tornato a Rendia. Incuriosito si spinse a chiedere informazioni: <<Queste uova sono davvero squisite Signora Melfo->>
<<Oh, mi chiami pure Mel>> lo interruppe.
<<Mel. Non posso fare a meno di notare come la sua casa sia fantastica e piena di oggetti che hanno l’aria di essere inestimabili. È normale da queste parti poter condurre una vita così agiata rispetto a quella dei tre regni?>>
Mel non si stupì della sua domanda, consapevole com’era della sua ricchezza e quindi rispose: <<Affatto. Io non sono certo una donna qualunque. Sono la prima ministra dell’isola di Dilganda quindi sono piuttosto benestante>>
<<Potrebbe dirmi qual è il compito di una prima ministra?>> chiese Raymond interessato.
<<A differenza vostra che avete un re, qui abbiamo il primo ministro che però viene eletto. Il suo, il mio compito è quello di gestire i 9 ministri delle nove regioni in cui è suddivisa quest’isola. I nove ministri a loro volta devono gestire i dieci ministrini delle loro rispettive regioni e anche votare il primo ministro ogni tre anni. I ministrini si interessano di cultura, sanità, legge e altre cose, e se vogliono fare cambiamenti abbastanza importanti nel loro settore devono informare il proprio ministro che, se trova che il fatto riguardi tutto lo stato, ne parlerà nel concilio dei nove gestito da me qui nella città azzurra. Ma non vorrei finire per addormentarvi tutti col mio lavoro>> disse concentrandosi di nuovo sul suo piatto.
<<L’ultima cosa che potrebbe essere lei è noiosa.>> disse lusinghiero Raymond poco prima di aprire la bocca per ricevere una forchettata di uova da Moon. Quell’informazione non poteva che tornargli utile, pensò. Ora sapeva di trovarsi a tavola in compagnia di una delle persone più potenti dell’isola la quale aveva appena scoperto chiamarsi Dilganda. Né ancora sapeva che uso avrebbe fatto di questa informazione, ma non c’era dubbio che Mel sarebbe stata un’importante risorsa per cercare di guadagnare potere in quel posto. Per la prima volta da quando gli era stata tolta la testa, Raymond si concesse un respiro di sollievo. Ora riusciva a sentire che la fortuna stava girando a suo vantaggio e non se la sarebbe lasciata fuggire. Si sentiva felice e potente anche se c’erano ancora molte cose che non riusciva a capire, per esempio dove finisse il cibo che passava per la sua gola tagliata, ma ora sapeva che presto sarebbe riuscito a trovarsi tutte le risposte che voleva da solo. Anche se non aveva un corpo si sentiva un uomo forte e temibile. Fece un piccolo sorriso sotto i baffi e osservando Mel cominciò a chiedersi da dove potesse iniziare a lavorare, ma le sue pianificazioni come i suoi sentimenti di gloria furono drasticamente interrotti quando Moon lo imboccò ancora e si accorse che da uomo indipendente com’era prima era diventato come un misero poppante. Ma presto tutto sarebbe cambiato, disse Raymond Grand tra sé e sé. Molto presto.

 

Thomas Belvedere

 

 

1 Commento

  1. Voglio anche io una medusa-gatto! ahahaha


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