Beheaded: Perdere il corpo (Cap. 2)

CAPITOLO 2 – PERDERE IL CORPO

Era impossibile, non poteva essere ancora vivo dopo che il boia gli aveva tagliato la testa. Sembrava addirittura che non fosse l’unico sopravvissuto. Mentre veniva posato lentamente a terra da quelle mani sconosciute vide le  teste degli altri due condannati seguirlo con lo sguardo. Gli occhi della ragazza accusata di stregoneria risultavano quasi divertiti, mentre quelli del truffatore erano semplicemente confusi quanto i suoi. In una situazione del genere è difficile pensare a delle parole adatte da dire, ma nonostante tutto quelle della strega sembravano essere comunque fuori luogo: <<Salve stronzetti! Non mi sembrate molto felici di essere riusciti a perdere come minimo settanta chili>>.
L’altro decapitato baffuto era riuscito a mantenere abbastanza calma da chiedere: <<Chi è lei? E come facciamo a essere ancora vivi?>>.
Con un sorriso la ragazza rispose: << Allora… Io mi chiamo Idan, sono una strega e per salvarmi il culo ho dovuto applicare una magia sull’ascia del boia. Sfortunatamente c’eravate di mezzo anche voi e, mi dispiace dirvelo, ma temo di avervi salvato la vita, o almeno la testa. Se ve lo state chiedendo, non avrete mai più i vostri bei corpi ma non spaventatevi troppo, conosco un artigiano eccellente che può farvene di nuovi>>.
La testa del truffatore mantenne un’espressione seria e pensierosa mentre Seen pian piano cominciò a spalancare la bocca e gli occhi increduli per ciò che aveva appena sentito.
<<Mi stai dicendo che ora io non potrò più usare il mio corpo?>> chiese sconvolto il ragazzo.
Idan rispose come se fosse già seccata di dover rispondere: <<Esattamente,  puoi tenerti un dito per souvenir se ci tieni ma a parte questo non ti servirà a niente>>.
Seen cominciò a sudare freddo, era felice di essere stato salvato, ma non lo era altrettanto del caro prezzo pagato. Per non parlare del fatto che stava parlando con una strega in carne e ossa!

La situazione era decisamente insolita ma Raymond Grand non si sarebbe lasciato sopraffare dalla paura come quell’altro ragazzo ingenuo. Doveva ricavare tutte le informazioni che gli  servivano e ricominciare tutto da capo. La fortuna non era mai stata dalla sua parte, ma con l’astuzia e la sagacia si può ricavare qualcosa da qualunque situazione. Per prima cosa bisognava farsi degli amici.
<<Chiedo scusa per la mia iniziale scortesia. Ci terrei a presentarmi, il mio nome è Raymond Grand e ci terrei a ringraziarla per avermi salvato la vita. Una seconda possibilità che non si può certo dire venga donata tutti i giorni. Ma, se non le dispiace, potrebbe spiegarmi in che modo questo “artigiano” sarà in grado di  ridarci un nuovo corpo?>>.
Idan lo guardò con aria sorpresa <<Wow, abbiamo un gentiluomo qua! Comunque, dove abito io c’è un artigiano che costruisce un sacco di cose, tra queste anche corpi. Sono di legno purtroppo ma con un po’ di magia funzioneranno come dei corpi normali>>.
Ad una persona normale sarebbero servite ore per riflettere su un cambiamento di vita così drastico e proprio per questo Seen non era ancora riuscito a rassegnarsi all’idea di non avere più il suo corpo, ma Raymond era in grado di mantenere la mante salda in ogni situazione, quindi chiese ancora: <<Mi perdoni se continuo ad inondarla di domande, ma potrebbe dirmi dove abita lei esattamente?>>.
Idan sembrava divertita, non era abituata a parlare con persone così beneducate: <<Be’, questo è un po’ difficile da spiegare. Devi sapere che il mare che bagna queste coste non è davvero infinito. Non troppo distante dalla vostra costa c’è l’isola dove abito io. Il motivo per cui non si vede è perché è protetta da muri dell’invisibilità e se ti stai chiedendo perché nessun esploratore è mai riuscito a riportare la notizia della sua esistenza la risposta è semplicemente: noi lo tenevamo nell’isola o gli cancellavamo la memoria>>.
<<Un’ultima domanda, quanto ci metteremmo a raggiungere questa isola?>>.
<<Dovremmo arrivare alla costa verso sera e poi ci vorrà un’ora per attraversare il mare>>.
<<Chiedo scusa se mi sto facendo un’idea sbagliata, ma mi sembra di capire che lei sarà così gentile da portarci da questo artigiano, mi sbaglio per caso?>>.
<<Esattamente>>.
<<La mia gratitudine sarà sempre infinita nei vostri confronti. Se un giorno sarò in grado di ricambiare in una certa minima parte questo suo immenso favore la prego di non esitare a chiedere. Ma mi sembra che non sia l’unica a cui devo la vita, vedo che un’altra mano ci è stata offerta da questa meravigliosa fanciulla. Sarei lieto di avere un nome da associare al suo bellissimo viso>>.

La ragazza che li aveva aiutati a togliere la testa dal sacco abbassò lo sguardo, imbarazzata per i troppi complimenti. Il suo nome era Moon Hirin e  non era mai stata brava a ricevere apprezzamenti. In momenti del genere si limitava ad arrossire e a sussurrare un grazie così leggero da non essere spesso sentito. Aveva i capelli dello stesso colore della luna, la pelle bianca come la neve e due iridi grigie come delle nubi.

Fin da bambina, Moon era stata presa in giro per la sua timidezza rendendo questa sua caratteristica ancora più forte. Per tutta l’infanzia non passava giorno senza che lei piangesse. Era sola, senza amici e l’unica compagnia le era offerta dai genitori e dal proprio gatto. Nell’adolescenza non era cambiato nulla, la paura di parlare con gli altri la faceva rimanere chiusa dentro se stessa. Fino all’età di 16 anni non si era fatta neanche un’amica, fino a quando non fu notata dalla ragazza più menefreghista e sicura di sé di tutta l’isola, Idan, la quale trovava la timidezza di Moon terribilmente adorabile. Le due si affezionarono subito l’un l’altra e dopo un po’ di mesi l’amicizia divenne fortissima, dopo altri ancora divenne “complicata” e infine divenne amore.

<<Hey, vacci piano con i complimenti che me la ammazzi così. Si chiama Moon.>> disse Idan e poi rivolgendosi alla sua fidanzata <<Che ne dici di riattaccarmi la testa al corpo adesso?>>.
La ragazza minuta raccolse la testa parlante e andò a ricongiungerla con il suo corpo corrispondente, in seguito mise una stretta collana lungo il taglio e pronunciò una formula magica << deha getotreh!>>  e la collana cominciò a stringersi ancora di più, sprofondando dentro la ferita che veniva velocemente rimuginata. Dopo un breve istante il collo della strega era come nuovo e si sentì in dovere di dare delle spiegazioni agli altri decapitati.
<<Questa è una collana di filinixite, serve a riunire parti del corpo amputate e altre cose magiche. Mi dispiace per voi ma ne ho solo una e il tempo che ci vorrebbe per procurarsene un’altra è lo stesso che basta ai vostri corpi per putrefarsi>>. Dopo aver sgranchito un po’ il collo di nuovo intero annunciò <<Direi che sia arrivato il momento di partire per la vostra nuova avventura>>.
Dopodiché, le due ragazze caricarono le teste sul carro e partirono, abbandonando a terra i due corpi e un becchino confuso.

 

Thomas Belvedere

 

4 Commenti

  1. Questo era più che inaspettato!!! Grazue per ogni capitolo!

  2. Woow! Adoro questa storia! Davvero non mi sarei aspettata un colpo di scena simile, grazie Thomas 🙂

  3. Dai che figo, mi piacciono i nuovi personaggi e il fatto che ora i due non abbiano un corpo rende il tutto molto assurdo e interessante 😛

  4. Che colpi di scena!


Aggiungi un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Commento *

Nome
Email