L’Altra Dimensione: Essere Cosciente (Cap. 2)

CAPITOLO 2 – ESSERE COSCIENTE

Seduto su di una panchina ai bordi di una strada, Gabriel osserva le sue mani mentre prende coscienza che la realtà attorno a sè è un illusione. “Non è reale..”, fa un lungo e profondo respiro, muove le mani osservandole “io non sono il mio corpo”, respira sentendo dentro di sè cosa è realmente. Seduto lì immobile su una via contornata da un parco e con davanti un edificio abbandonato, incurante del venticello che gioca con i suoi ciuffi di capelli biondo scuro, osserva attentamente, senza sbattere le palpebre, il muro dell’edificio che ha davanti.

Se si osserva dagli occhi del giovane ragazzo la realtà può apparire differente da quella che un semplice passante potrebbe vedere. Davanti ai suoi occhi si palesa una forte nebbia di luce bianca, in alcuni punti più densa e sgargiante, come frammenti di ghiaccio al sole sospesi in aria. Più respira profondamente, più il suo corpo si rilassa, la mente si acqueta e più la nebbia diventa fitta. La forma del muro cambia, inizia leggermente a vibrare come un’immagine riflessa su di uno specchio d’acqua, poi perde forma, come se un miope osservasse la stessa scena: tutta l’immagine diventa piatta, senza profondità, contornata da strane linee verticali e dalla nebbia che rende tutto più accecante. Il muro da bianco sembra quasi diventare nero, con le ombre più vivide e allo stesso tempo più brillante e luminoso, come se ci fosse continuità tra la nebbia di energia e il muro stesso. Respira profondamente e spinge la sua energia verso quel muro come a voler rompere qualcosa e qualcosa sembra rompersi veramente. Una porta bianca compare dinanzi al ragazzo e delle scaglie bianche ad incastro iniziano a spuntare ai lati del portone, come a voler ricoprire e mangiare la nuova apertura.

Lui non si agita, rilassa il suo corpo, scaccia ogni pensiero e si connette a qualcosa di ancora più profondo. Il rumore simile a un fruscio che sente nella sua testa diventa assordante, coprendo ogni altro suono, e inizia a sentirsi estraneo rispetto alla realtà che lo circonda. Il suo corpo è pervaso da una strana serenità, si alza cosciente di ogni movimento nell’attimo stesso in cui lo compie e si muove cercando di non perdere la concentrazione in ciò che sta facendo. La luce tutt’intorno pare cambiare, ogni cosa diventa più lucida, più intensa, i colori più sgargianti e persino le ombre sembrano più vivide.

Gabriel inizia ad avanzare respirando profondamente e guardando davanti a sè, mentre continua a spingere la sua energia verso il portone bianco e le scaglie iniziano a sbriciolarsi. La distanza sembra accorciarsi, come se essa non esistesse più veramente e bastassero pochi passi per raggiungere quel luogo. Nel momento in cui muove automaticamente un piede in avanti le scaglie iniziano a ricomporsi, ma lui riprende subito coscienza dei suoi passi, del suo corpo che si muove e del luogo dove si trova, restando nel presente e sentendo che è tutto un’illusione. Avanza lentamente mantenendo quello stato mentale ed energetico e infine allunga la mano per afferrare la maniglia. Questo è il punto in cui la maggior parte cede, ritrovandosi a perdere concentrazione e cadere nel programma di difesa che ti riporta nella dimensione di partenza e che in un attimo ti riempie la testa di mille impegni e pensieri, dimenticandoti totalmente cosa stavi facendo e ritrovandoti a camminare velocemente verso il supermercato o a casa, a seconda della tua personale situazione. Ma Gabriel con la mano sospesa, accende la sua mente, tiene ferma la sua energia, prende coscienza del fatto che quel momento potrebbe abbassarlo, resta senza pensieri e ascoltando attimo dopo attimo gira la maniglia ed apre la porta, entrando nell’edificio nascosto.

“Sii cosciente Gabriel, non rilassarti perché ormai sei entrato, alzati e tieni costante il tuo livello” dice una voce che dal buio più profondo arriva alle orecchie del giovane ragazzo. Gli sembra di essere in un luogo senza forma, senza direzione, profondo in ogni verso; la stessa voce di prima non sarebbe mai riuscito a comprendere se provenisse da destra o da sinistra.

Riprende l’esercizio: respira profondamente facendo entrare dentro di sé l’energia bianca e poi ascolta ad occhi chiusi l’energia del luogo dove si trova, tastando con il tocco energetico, come se avesse delle mani allungabili in ogni direzione. In questo modo prende coscienza dello spazio che lo circonda, di come è strutturato e fatto, riprendendosi dallo stordimento iniziale dopo il cambio dimensionale.

Apre gli occhi, ma è inutile perché non c’è un filo di luce in quella stanza: gli occhi umani sono totalmente ciechi, può usare solo quelli energetici. A mano a mano che osserva di fronte a sé iniziano a comparire piccoli contorni bianchi che si espandono in ogni direzione, diventando sempre più colorati. Ogni oggetto possiede quella che viene chiamata aura e attraverso la capacità di vederla si può osservare la realtà anche al buio. Una luce più intensa gli permette di notare il Guardiano del luogo.

Gabriel non ne conosce il nome, l’età, il sesso, nulla. Il Guardiano non pensa, è impenetrabile, una figura misteriosa che ti sa leggere nel profondo; quando esci da lì ti dimentichi completamente della sua esistenza e te ne ricordi quando rientri in quel luogo. Se provi a pensarlo oltre il dovuto ti arriva una bella fitta alla testa come avviso. Il suono della sua voce non ti dà nessun indizio perché è indefinito, non riesci ad associarlo alla voce di una donna o di un uomo. Il Guardiano esiste in quella stanza buia e ti conduce nella giusta direzione, ma pretende che stai alto di coscienza: infatti, se non in casi eccezionali, non ammette persone che non allenano la loro vista energia e in generale le loro capacità psichiche. Rimanendo cosciente mentre cammina, Gabriel segue senza dubbi il Guardiano, evitando i vari oggetti come poltrone e mobili vari che vede attraverso la loro stessa aura. I due si fermano davanti una porta contornata da una luce blu brillante. “Ti sta aspettando, oggi puoi entrare” gli dice il Guardiano e la porta si apre dinanzi al ragazzo che entra in un nuovo luogo.

Quello che l’aspetta è una stanza semplice che all’apparenza può sembrare un normale ufficio, ma pervaso da un’intensa energia blu come un insieme di sfere cristalline e brillanti. La leggera tensione accumulata prima scompare e Gabriel inizia a sentirsi di un bene profondo; quell’energia blu è talmente densa che gli sembra quasi di sentirla fisicamente mentre respira normalmente.

Appesi alle pareti della stanza ci sono alcuni quadri che rappresentano immagini quasi astratte e piene di colori di persone che meditano, avvolti da una luce intensa che si espande arrivata alla sommità della testa in un cono di luce. Oltre ai quadri sono presenti delle specie di attestati, o almeno lo ricordano per la forma e la presenza di un timbro, ma le cui parole e scrittura sono per lui incomprensibili, ognuno dei quali emette una forte energia. La sensazione che si può trapelare è di qualcosa di importante; sicuramente chi li possiede ottiene un forte innalzamento di livello, dato che il programma in essi contenuto è molto potente come certamente lo è chi lo aveva creato. L’unica cosa ben leggibile è una data che corrisponde a circa cento anni fa.

Tutto ciò però è di contorno alla persona che gli sorride seduta da dietro la scrivania. Ha dei lunghi capelli bianchi ma il volto molto giovane, nessuno le avrebbe dato più di 30 anni. Gabriel entra con tranquillità, come se ogni cosa che vede sia normale. Chi non possiede un sesto senso sviluppato potrebbe pensare di essere dentro un semplice ufficio dove una semplice impiegata lavora dietro al suo pc, non notando come la prana blu attorno a lei sia densissima e la sua stessa pelle sia molto brillante, quasi luccica per tutta l’energia che vi è addensata. Eppure Gabriel, per quanto conosca fin da bambino quella donna dai lunghi capelli bianchi e dal volto di una giovane trentenne, non può fare a meno di pensare quanto è fortunato a essere lì, quando il resto del mondo dorme dietro lo schermo che chiamano realtà.

“Gabriel ben arrivato, oggi sei riuscito a vedere l’entrata molto più velocemente, stai facendo progressi!”
Il giovane ragazzo leggermente pompato dal complimento risponde azzardandosi a chiedere:
“Grazie, ne sono molto contento, noto che sto riuscendo a tagliare le connessioni con il controllore di questa dimensione in modo più efficace e questo mi aiuta tanto anche con le altre tecniche…. Solo che… volevo chiedere se potevo apprendere anche altre tecniche per accedere alla sede… non so magari i portali…”
Gli occhi di Gabriel osservavano quella che per lui era la sua maestra, speranzosi di un cenno positivo. La donna lo guarda con lo stesso sorriso di prima senza scomporsi minimamente.
“Non è ancora il momento che io ti insegni questa tecnica”
Deluso a mezza bocca il ragazzo replica: “ma, Ling e Qiang, li ho visti quella volta aprire un portale…”
Gabriel sente un brivido improvviso percorrergli lungo tutta la schiena e il suo corpo diventare rigido e teso senza una vera spiegazione. La donna davanti a lui lo guarda allo stesso modo di prima, il volto non è cambiato minimante di espressione, eppure qualcosa dentro il ragazzo è cambiato, sentendosi di dover tornare al proprio posto.

La sua leggerezza legata ai ricordi di quando era bambino spesso gli fanno dimenticare quale leggenda vivente ha davanti a sé, una donna che ha rivoluzionato interi pianeti e dimensioni grazie alle sue azioni e insegnamenti. Nel suo mondo originario è considerata come una Dea, ma in pochi sanno della sua vera origine e di quei pochi forse nessuno sa tutto di lei. Quello che Gabriel ha potuto scoprire è che lei non è originaria di questa dimensione, ma è in missione qui per aiutare questo mondo in decadenza a rialzarsi e a vivere di nuovo dopo le numerose guerre. Nessuno sa il suo vero nome, molti la chiamano semplicemente Maestra, altri Signora, Gabriel l’ha sempre chiamata Arthea, un sole di speranza che ha illuminato molte vite.

Dal giorno in cui Gabriel ha deciso di voler aiutare a migliorare la situazione del suo mondo, molte cose sono cambiate: ha dovuto lasciare la sua normale vita e crescere e maturare più in fretta rispetto alla sua giovane età. Ha compreso che dev’essere forte, vivere spesso in segretezza, muoversi con coscienza e in non pensiero. Il mondo in cui vive è un mondo dove la mente può essere letta da mezzi tecnologici, dove si è costantemente sotto controllo tramite chip sottocutanei, sensori in ogni luogo e dove il governo e il finto trattato di pace non hanno fatto altro che camuffare una vera e propria dittatura che ha tolto totalmente la libertà alle persone, diventate macchine senza anima.

Arthea ha portato speranza e degli strumenti con cui lottare contro il sistema. Quello stesso luogo ed edificio dove ora si trovavano i due è stato creato attraverso tecniche molto potenti e tecnologia estremamente avanzata e immerso in una dimensione a sé, che fa da ponte verso più dimensioni e mondi, però solo il Guardiano sa per certo dove ogni porta conduce. Arthea è nata e vive in una dimensione differente, ma chissà in quante agisce.

In un secondo Gabriel si è ricordato tutte queste informazioni. Respira profondamente energia dentro di sè e distacca la maschera del sè bambino e infantile, per rimettere quella dello spirituale. Non era lì per giocare, se era stato chiamato era per un motivo importante, pertanto si scusa e chiede:
“Posso esserti utile in qualcosa Arthea?”
La donna lo osserva per un attimo, con uno sguardo senza pensieri capace di vedere oltre il tempo e lo spazio.
“Ho un compito per te, siediti pure che ti spiego i dettagli”
Il ragazzo si siede cercando di frenare la mente che vorrebbe immaginare quale missione potrebbe essergli data.

“Dopodomani dovrai essere alle 07:15, né un minuto prima, né un minuto dopo, alla fermata di via del Tritone e prendere alle 07:40 il bus con il numero che ti ho scritto qui”.
La donna passa un foglio al ragazzo e lo osserva dritto negli occhi.
È essenziale che tu prenda quel bus a quell’ora esatta, per tutto il tempo devi praticare e proteggere quel bus e il luogo della fermata, fin qui tutto chiaro?”

Il ragazzo annuisce con la testa.

“Successivamente potrai tranquillamente andare a scuola come ogni giorno, ma al ritorno lascia dei volantini sul bus e alla fermata, ne hai ancora o ti servono altri?”

Gabriel si sofferma un attimo a riflettere.

“No, ne ho ancora al bar, li vado a prendere oggi.”

La donna aderisce con la schiena allo schienale della sedia dove era seduta.

“Perfetto, in questi giorni non abbassarti troppo, pratica e tieniti alto e cosciente, è importante che tu stia nel luogo che ti ho indicato all’esatto orario che ti ho detto, né più tardi né prima.”

Il ragazzo memorizza bene le parole della maestra.

“Certo, sarò preciso”

La donna si alza per salutarlo.

“Ottimo Gabriel, ora puoi andare, non ci sentiremo per un po’, pertanto Ling e Qiang saranno i tuoi referenti, si metteranno presto in contatto con te, dovrai raccontare a loro ogni cosa e riceverai tramite loro le mie istruzioni.”

Il ragazzo si alza sentendo dentro il cuore salire un senso quasi di tristezza.

“Arthea noi…”, la donna lo abbraccia.

“Non ti preoccupare, ci rivedremo Gabriel, adesso vai…”.

 

Gabriel si rigira tra le coperte e il sonno inizia a svanire. Mentre prende coscienza di sé gli viene un dubbio atroce e si solleva di botto sul letto. “No! Che ore sono??”, guarda l’orologio, erano le 06:45. Si alza di scatto dal letto. “Non è possibile, è tardissimo, cavolo devo sbrigarmi!”. Si veste di fretta sfrecciando dal bagno alla stanza e proprio quando era ormai pronto, aveva chiuso la porta di casa e si dirigeva di corsa verso la fermata del primo bus da prendere, si accorge che non aveva preso i volantini. Sbuffando risale su a riprenderli, perdendo prezioso tempo.

Arrivato finalmente alla fermata del bus erano già le sette. Sente l’agitazione alzarsi, il bus non arriva, doveva essere alla fermata alle 07:15; cavolo, la prima missione che gli veniva data e lui non la svolgeva a dovere. Diamine non può andare così!

Respira profondamente per calmarsi, non serve a nulla agitarsi, fa un altro respiro mentre inizia a rilassarsi. Sa perfettamente che quello che gli è stato chiesto non è una cosa da poco e che doveva farla per bene. Si connette alla cosa più potente che conosceva, Dio. I miracoli esistono, con la Forza poteva ogni cosa e sarebbe arrivato sicuramente in tempo. Sente i toni alle orecchie diventare leggermente più alti e il suo respiro diventare più freddo, l’agitazione si scioglie mentre aumenta dentro di sé la fiducia, la fiducia verso qualcosa che agli occhi di una persona normale poteva essere quasi impossibile, ma lui sapeva che insieme alla Forza tutto era possibile. Con il cuore chiede di poter arrivare in tempo e sente che è così, tanto che voltandosi ecco che vede il bus che deve prendere. Sale su di esso e si mette davanti vicino all’autista, ma preso dalla fretta si ritrova a non essere del tutto cosciente della situazione attorno a sè. Infatti, non nota il signore che lo sta osservando attentamente da qualche metro dalla fermata, in piedi rigido, quasi come se fosse invisibile ai normali passanti. Era vestito con abiti non proprio del tempo, che potrebbero essere datati a circa cinquant’anni fa, con una giacca e una cravatta semplice e colorata, quasi di velluto, un bel capello in testa e una pelle estremamente pallida, più del normale.

Pensando di essere ormai avviato, Gabriel smette di restare connesso con la Forza, lasciando così che i programmi che desiderano rallentarlo abbiano via libera per manipolare la situazione. Inizia quindi a ritrovarsi tutti i semafori rossi, persone anziane che ci mettono tanto a scendere e salire e tante altre perdite di tempo, ma guardando l’orologio vede sempre le sette, pensando di essere in orario, finchè gli viene un dubbio. “Sono la sette da troppo tempo…” Prende il cellulare dalla tasca e guarda l’orario sullo schermo: sono le 07:20. Il cuore gli si ferma per un attimo; aveva perso l’orario dell’incontro e proprio in quel momento il bus girando resta bloccato in una bella fila di macchie ferme per il traffico. “No, no no no, non può finire così, devo arrivare a prendere l’altro bus, devo fare qualcosa!” Si ricorda le parole di Arthea che le aveva raccomandato di praticare tutto il tempo, quindi riprende coscienza di non essere una semplice persona, ma di possedere qualcosa in più che gli era stata insegnata. Richiama molta energia attorno a sé con l’intento che il traffico si dilegui e la sbatte contro la fila di macchine ferme. Ci può anche essere traffico, ma se ognuno compie i giusti movimenti, come una serie di formiche in fila, si può andare insieme veloci e senza fermarsi inutilmente. È questo quello che pensa Gabriel mentre spinge affinchè il traffico si dilegui, e piano piano le macchine iniziano ad andare con velocità più regolare. Lui non si ferma e spinge altra energia ai semafori in modo che quando passa il suo bus restino verdi, e così succede, ritrovandosi una bella onda verde di semafori. Inoltre, spinge perché le persone abbiano fretta di salire, spinge l’autista ad andare più veloce ecc., proprio come un bravo artista dipinge sulla tela della realtà, muovendola e riempiendola dei colori che desidera.

Arriva alle 07:30 alla fermata del bus pattuito: anche se ha perso quello dell’orario stabilito è comunque in tempo per il successivo. Si guarda intorno e respira prana dentro di sé per prendere maggiori coscienza. Osserva attentamente le persone che ha vicino e cerca di sentirle una per una: ci sono studenti con la loro energia frizzante e la loro aura compatta che va a schiacciare quella delle persone più deboli, come gli anziani che spesso vengono presi di mira dai più bulli. Nota in particolare una ragazza che ha un’energia particolarmente negativa rispetto agli altri, seduta vicino a un signore anziano. La sua energia e la sua aura sanno come di qualcuno che ha assunto qualche sostanza, anche se all’apparenza sembra una ragazza normale; era anomala come cosa.

Gabriel la osserva per un attimo: ha lunghi capelli castani leggermente arruffati per l’umidità del mattino, è magra al punto giusto e fisicamente sente che è in salute. Non può perdere tempo ad ascoltare ogni minimo particolare, deve iniziare a praticare sul luogo! Distoglie pertanto l’attenzione dalla ragazza e inizia a richiamare molta energia positiva con l’intento di ripulire la fermata e le persone in essa presenti. Mentre sta appoggiato tranquillamente al muretto come uno semplice studente che deve andare a scuola, con la sua mente richiama energia bianca molto pulita e sente come sempre quella forte sensazione di purezza e di fresco mentre pratica. Vede la luce del luogo aumentare, nonostante il cielo sia una cappa grigia, e in quel momento, proprio attorno alla zona dove Gabriel sta praticando, si formano delle spaccature tra le nuvole che lasciano trapelare i raggi caldi del sole del mattino. Il ragazzo resta connesso con la sensazione positiva che vuole trasmettere; gli sembra di toccare ogni cosa che lo circonda, di sentire il terreno, l’aria, gli alberi, l’asfalto, la mente di ogni persona e cerca di riempire tutto con quell’energia positiva.

Ecco che da lontano vede il numero del bus che gli interessa, osserva l’orologio del cellulare: erano le 07:40. Sente a sensazione dove doveva mettersi sul marciapiede per poter prendere il posto migliore e resta lì, ritrovandosi proprio di fronte alla porta anteriore del bus che si apre e lui entra per primo, sedendosi al primo posto davanti. Non appena si è accomodato lo affligge una strana sensazione, come se qualcosa stesse per accadere. Si guarda le mani, le chiude e le riapre. “Io non sono il mio corpo” ripete dentro di sé e nel mentre sente la parte alta della testa riempirsi di botto di energia che aumenta e si espande. Gabriel viene pervaso dalla sensazione di qualcosa di molto più grande di un semplice umano che lo circonda, sentendosi crescere come se non fosse più la persona di prima, ma qualcosa di più grande. Richiama un boato di energia densa e compatta che con forza espande attorno al bus, la sente allungarsi per alcuni metri in ogni direzione, la fortifica e la riempie come una fortezza impenetrabile che deve costudire il tesoro più importante. Si sente come se fosse immerso nella pietra, solida e dura, mentre richiama la Forza in quel luogo. Una brusca frenata evita un brutto incidente con un furgone che avrebbe preso in pieno il bus di lato; adesso sa il perché di quella strana sensazione. Continua con la tecnica senza lasciarsi distrarre, come invece aveva fatto erroneamente quella mattina, e prosegue fino al capolinea del bus.

La giornata a scuola prosegue tranquillamente, riesce ad evitare le interrogazioni spingendo il professore a chiamare gli altri compagni di classe e facendogli dimenticare della sua presenza. Respira nelle ultime ore molta energia dentro di sé per ricaricarsi, dato che doveva prepararsi al meglio stando attento a non farsi beccare. Dopo scuola si dirige alla fermata e con la sua aura come un radar ascolta le persone attorno, sentendo bene chi si muove anche dietro di lui e che intenzioni ha. Il bus che aveva preso la mattina era vuoto al capolinea e quindi ne approfitta: con estrema accortezza entra da dietro e lascia alcuni volantini sui posti vuoti, cercando di non farsi vedere dall’autista fermo in pausa sul suo sedile anteriore, poi scende tagliando in continuazione le connessioni. Appena è fuori sente da lontano qualcosa arrivare, si volta e vede arrivare un bus, proprio quello che avrebbe dovuto prendere per tornare a casa. Pensa che non farà in tempo ad arrivare alla fermata giusta, ma qualcosa dentro di lui gli urla che deve assolutamente prenderlo; non se lo lascia dire due volte, inizia a correre lungo la strada e bussando sulla porta del bus l’autista gentilmente riapre le porte facendolo salire. Gabriel lo ringrazia e riprendendo fiato lascia che il suo sesto senso lo conduca, prende posto dietro e mette un volantino proprio dove si è seduto. La gente inizia ad accalcarsi sul bus e la sua coscienza inizia a calare, ma non può permetterselo, così fa un profondo respiro riempiendo la sua stessa aura di energia per poi usarla per diventare come invisibile alle persone attorno a lui: mantenendo il non pensiero può tranquillamente guardare chi ha davanti dritto negli occhi senza che questo si agiti, è come se non lo notasse. Mantiene così una maggiore coscienza, sentendo pertanto che deve alzarsi ancor prima di arrivare alla sua stessa fermata e di mettersi avanti. Con lo zaino in spalla resta in piedi e non si guarda indietro per non destare sospetti, visto che il volantino sul posto libero è ora visibile. Appena il bus si ferma scende di corsa e taglia più forte che può le connessioni con le persone dentro il bus per far sì che si dimentichino di lui.

La giornata è passata e Gabriel è un po’ deluso di non aver compiuto la sua missione con precisione, anche se ritrovarsi l’incidente scampato proprio sull’autobus e all’orario indicato da Arthea è stata una bella botta al suo regolatore interno che con i sui stessi pensieri cerca sempre di mettergli dubbi sul cammino che sta seguendo. Ripensando per un attimo alla giornata guarda l’orologio sul suo polso, adesso le lancette si muovono; deve riportarlo a Ling e Qiang. Qualcuno si era messo in mezzo oggi per bloccarlo, qualcuno che sapeva come manipolare gli eventi.

 

Lincea A.

 

 

1 Commento

  1. Che figata questo capitolo, mi è piaciuto moltissimo come si collega al primo! In realtà mi è piaciuto tutto, il Guardiano, l’esistenza di tante dimensioni, la figura di Arthea e come questo racconto fa capire che il caso non esiste. Sei bravissima a sfruttare le tue esperienze per inventare storie, aspetto con ansia il prossimo capitolo!


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