Cronache di Mirko: La Decisione (Cap. 11)

CAPITOLO 11 – LA DECISIONE

A volte è proprio nei momenti meno appropriati che giungo ad interessanti conclusioni per le mie riflessioni. Le mie dita accarezzano la liscia superficie di un uovo, che si spezza riversando il suo contenuto all’interno di una ciotola. Lo zucchero fluisce in una piccola montagna, come se fosse una clessidra.

C’è una stretta correlazione tra micro e macro nel mondo, una similitudine, un qualcosa che si ripete uguale a se stesso… di elementi che ne compongono altri più grandi e che a loro volta sono composti da altri più piccoli. L’elettrone è un piccolo componente dell’atomo. L’atomo a sua volta compone le molecole che a loro volta compongono organelli che compongono cellule. Dalle cellule ai tessuti, agli organi al corpo umano per poi proseguire lungo la catena fino al pianeta stesso che è una cellula del sistema solare, minima parte di una galassia che assieme a tante altre formano ammassi di galassie, e così via fino ad arrivare all’Uno. Dall’elettrone all’universo e viceversa.

Chissà cosa vede l’elettrone nell’atomo, chissà se la cellula vede il nostro corpo come un dio. Chissà se il nostro pianeta vede noi esseri umani come sue cellule. E chissà se questa catena si ripetesse all’infinito fino ad arrivare all’universo intero?

L’essere umano è capace di compiere azioni che la cellula nemmeno può immaginare; similmente il nostro pianeta è in grado di generare eventi su cui noi umani non abbiamo il minimo controllo, ed è in questi momenti che ci rendiamo conto di quanto siamo limitati. E allora l’universo cos’è in grado di compiere? Per noi lui è un dio?

Sarebbe molto limitato pensare che solo noi esseri umani siamo dotati di una coscienza e che solo noi possiamo ragionare solo perché abbiamo il dono della parola. Davvero il pianeta terra è solo un ammasso di roccia e acqua? E l’universo un luogo perlopiù vuoto e senza vita? Siamo davvero certi che ci sia così tanta solitudine? E se il pianeta fosse vivo? Se avesse una sua coscienza, magari non uguale alla nostra ma comunque un modo di ragionare suo e di provare emozioni? Siamo così chiusi in noi stessi da credere che la vita scorra solo nelle nostre vene e non possa esistere in altre forme?

Forse la vita non è solo ciò che intendiamo noi, forse esistono anche altre forme di vita non dotate di un corpo fisico materiale ma fatte di energia e che vivono in altri luoghi dell’universo per noi inospitali, come le stelle.

La biologia chiama essere vivente qualsiasi organismo che sia dotato di almeno una cellula, ma se esistessero delle forme di vita molto simili a noi, in grado di provare sentimenti e di ragionare ma prive di corpo fisico, diremmo forse che non sono vive?

Forse è una classificazione priva di significato, che decreta che un batterio sia vivo mentre un virus no, solo perché non ha una cellula simile alle nostre. Due organismi così piccoli per noi e con lo stesso innato istinto a riprodursi, eppure uno solo dei due è considerato un essere vivente.

Forse certi concetti vanno riguardati…

La frusta elettrica amalgama gli ingredienti mentre seguendo la ricetta aggiungo latte, olio, farina e lievito. L’impasto è morbido e cremoso, dorato per lo zucchero di canna. Metto tutto in forno, imposto un’ora di timer e torno in camera mia. Il libro dalla copertina azzurra è sul mio cuscino, aperto alle prime pagine. L’ho appena iniziato e già mi piace, nelle parole scorre un fiume di energia e sento nel profondo che quelle parole sono vere. Durante la tecnica del lasciarsi andare mi sono aperto all’universo e ho potuto sentire quella forza immensa, potente e amorevole, a cui desidero dare un nome. Credo che lo chiamerò Dio, perché è ciò di più simile a lui che ci possa essere. Non ho molta fiducia in questo nome, le religioni hanno gettato molto fango sulla spiritualità, ma credo che ognuno abbia il proprio percorso personale e per trovare delle risposte è necessario cercare. Mi sento un po’ scettico ma sarà solo attraverso la pratica e l’esperienza che potrò arrivare ad una conclusione.

Molte persone si rendono conto degli inganni che intessono il mondo, ma per pigrizia non si sforzano di cercare delle risposte e si chiudono dietro un forte rifiuto di conoscere, ritenendo che non esiste niente. Ognuno decide a quale tappa fermarsi.

Controllo l’orologio ed è quasi ora di andare, termino le ultime pagine di lettura del capitolo che stavo leggendo e mi preparo per uscire. Poco prima di varcare la porta controllo come procede la cottura del dolce, soddisfatto esco diretto verso la scuola. I miei genitori apprezzeranno sicuramente.

<<Dove credi di andare, Mirko?>>. Mia madre mi raggiunge e pianta i suoi occhi verdi sui miei, dello stesso colore. <<Ultimamente esci di continuo, non dici dove vai e ritorni tardi, voglio una spiegazione>>.

È una donna minuta, mia madre, e molto autoritaria, ha un fisico magro e ossuto, i capelli biondi legati dietro la testa in una coda.

<<Esco con degli amici>>.

<<Chi sono questi amici?>> chiede subito, indagando il mio sguardo.

Mi spazientisco. <<Mamma, lasciami in pace, faccio un giro con una ragazza>>.

Il suo sguardo non muta. <<Piove>> dice semplicemente, <<e stasera dobbiamo essere dai nonni per la cena>>.

Sfido il suo sguardo e passo la porta. <<Non farò tardi>>.

Apro l’ombrello, non vedo l’ora di arrivare e ritrovare Caterina. Per venti minuti non passano autobus e perciò sono costretto ad avviarmi a piedi verso la scuola. Arriverò più tardi del previsto ma non posso farci nulla.

Sembra che il mondo si stia mobilitando contro di me per non farmi arrivare a questa scuola, forse non è destino che io vada, forse devo tornare indietro… o forse c’è qualcosa che vuole impedirmi di crescere e io devo tenere duro…

“Chissà cosa vuole insegnarmi Geno”.

Quando finalmente arrivo davanti alla scuola la trovo deserta, sono in grande ritardo, probabilmente se ne sono andati tutti. A questo punto me ne dovrei andare… però… ormai sono qui. Raggiungo il portone e lo trovo aperto.

Un ragazzo alza lo sguardo dalla poltrona in cui era seduto, ha gli occhi molto chiari e capelli scurissimi, è piccolo di statura eppure emana un forte rispetto.

<<Non ti conosco, chi sei?>> chiede mentre si alza e mi raggiunge.

<<Mi chiamo Mirko, sono un amico di Caterina… Avevo appuntamento qui con lei e Geno ma sono arrivato tardi e…>>

<<Se ne sono già andati, hanno provato a chiamarti ma non hai risposto, sono tornati a casa>> risponde lui.

Cerco nelle tasche il mio cellulare ma non lo trovo, devo averlo dimenticato a casa. Se solo non fossi così sbadato…

Il ragazzo si avvicina e non c’è più traccia di ostilità nel suo viso, in qualche modo deve aver capito che non sono una cattiva persona. Mi sorride e allunga la sua mano per stringere la mia, è piccola ma la sua presa è ferrea.

<<Sono Elia>>.

<<Ah, non hai scelto un nome tutto tuo?>> chiedo.

Elia mi fa l’occhiolino. <<E cosa ti fa pensare che sia il mio vero nome?>>.

Non ha tutti i torti…

<<Non sei ancora iscritto vero?>> mi chiede. Io annuisco.

<<È una bella scuola, questa, gli insegnamenti sono molto variegati, si imparano tantissime cose e ci sono tante brave persone. Avrai modo di accorgertene>>.

In qualche modo che non saprei spiegare ne sono consapevole.

<<Prima di venire qui hai mai praticato qualcosa di spirituale?>>

Scuoto la testa. <<Zero proprio. Ho sentito parlare di molte cose interessanti ma non ho mai fatto nulla. Ho fatto qualche ricerca sulle vite passate e sulle dimensioni, ma nulla di che>>.

Elia lascia vagare lo sguardo nella stanza. <<C’è tanta disinformazione in giro, questo perché tutti parlano per sentito dire e non per esperienza propria, si impara solo la teoria senza metterla in pratica e in questo modo diffondere false notizie è facilissimo e nessuno scoprirà mai la verità. Ma per fortuna non è dappertutto così, questa scuola è un’eccezione>>.

Sono molto stupito, tutti quanti gli studenti con cui ho parlato fino ad ora non solo apprezzano questa scuola ma la amano proprio. Deve essere davvero speciale. Il solo pensare alla sessione di lasciarsi andare e alle meditazioni con Caterina sono già delle prime e schiaccianti conferme. Chissà cos’altro c’è ancora da scoprire e da imparare in questa scuola…

È come se questa scuola mi chiamasse a sé in tanti modi possibili, sento qualcosa di forte dentro come se in questo momento io sia al posto giusto.

<<Voglio iscrivermi!>> esclamo con slancio, <<subito, adesso!>>

Elia sorride e nel suo viso rivedo la stessa espressione di Caterina, Sofia e Geno. Un sorriso che dice “stai facendo la cosa giusta”.

<<Ne sono lieto ma purtroppo al momento non c’è nessuno qui del corpo docenti e fra poco dovremo andarcene. Se vieni un po’ prima domani puoi compilare il modulo d’iscrizione>>.

<<Sì!>> esclamo. Sono felice, sento che sto facendo la cosa giusta, sento che sto imboccando la strada verso la mia realizzazione, per compiere il mio destino! La felicità scorre elettrica dentro di me, qualcosa mi sta riempiendo il cuore. Forse tutta questa reazione è esagerata eppure mi sento così… felice.

<<Ci sono io>> dice una voce e una donna scende le scale, con un largo sorriso sul viso. <<Se vuoi posso farti compilare io il modulo d’iscrizione>>.

È una donna di media statura, sui trent’anni, con lunghi capelli rossi. <<Sono Yara, insegnante di Telepatia e di Linguaggio Universale. Piacere di conoscerti Mirko>>.

Le stringo la mano. Non ricordo di averle detto il mio nome. L’ha forse letto nel mio pensiero?

Compilo il modulo che mi fornisce nel giro di pochi minuti. Le domande sono molto generali, non chiedono i miei dati sensibili, e lo riempio velocemente. La professoressa ritira il modulo e spalanca le braccia con fare un po’ teatrale.

<<Molto bene Mirko Kairos, benvenuto in Accademia. La prossima settimana avranno inizio le lezioni, se torni domani ti forniremo tutto il materiale di cui avrai bisogno, sono certo che Katelyn ti spiegherà tutto. Molto probabilmente sarai assegnato alla classe del professor Palmer>>.

<<Wow, ora sei dei nostri!>> esclama Elia e mi dà una pacca sulla spalla. Nei suoi occhi c’è quel sentimento d’unione e riconoscimento che da sempre unisce le persone sotto una stessa bandiera, uno stesso credo, una stessa famiglia o una stessa squadra. È il riconoscimento nei confronti di qualcuno con cui hai qualcosa in comune. Mi rende molto felice.

<<Ti va di farci insieme una meditazione?>>

<<Certo!>>

 

Davide Dan

 

3 Commenti

  1. Noooo io volevo sapere cosa gli avrebbe insegnato Geno ahahaha è bellissimo come hai descritto il concetto di micro e macro, adoro il tuo racconto!

  2. Sono troppo felice ogni volta che vedo che è uscito un nuovo capitolo di questa storia 😄 la scuola fisica è troppo figa, non vedo l’ora che diventi realtà 😍 e anch’io volevo sapere cosa avrebbe insegnato Geno ahaha sto facendo mie ipotesi ma non ne sono sicura 😂

  3. Bellissimo anche questo capitolo! È davvero emozionante il solo leggere della scuola fisica! 😍 vado subito a leggere il seguito, grazie Davide!!


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